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Immagine: Josh Appel, Unsplash
Consiglio e Parlamento europeo si accordano sulla finanza sostenibile: le obbligazioni EuGB dovranno essere allineate alla tassonomia comunitaria, divulgare informazioni atte a verificarne l’adesione ai principi ESG ed essere sottoposte alla vigilanza.
L’Unione Europea compie un nuovo passo verso la regolamentazione dei green bond nell’ambito del suo piano di transizione verso un’economia neutra dal punto di vista climatico. L’accordo provvisorio raggiunto a fine febbraio dai negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo cerca di mettere ordine di fatto nella definizione delle obbligazioni verdi europee (EuGB), di modo da fornire al mercato delle emittenti e degli investitori prescrizioni più uniformi sulla materia.
I green bond sono d’altronde uno dei principali strumenti con cui l’Europa intende finanziare gli investimenti nelle tecnologie verdi, per l'efficienza energetica e delle risorse, per le infrastrutture di trasporto sostenibili e di ricerca. Tanto che il Vecchio Continente è ad oggi di gran lunga il principale detentore di fondi green nel mondo.
Secondo l’intesa raggiunta, i bond ecosostenibili dovranno innanzitutto essere allineati alla tanto discussa tassonomia dell'Unione europea e finanziare, dunque, le attività economiche da essa contemplate.
Per quei comparti che ancora non rientrano nella definizione di tassonomia e per alcune attività specifiche è, invece, prevista una sacca di flessibilità del 15%, al fine di garantire l’utilizzabilità dello standard europeo per i green bond fin dall’inizio della sua esistenza. Gli emittenti di EuGB dovranno pertanto garantire che almeno l’85% dei fondi raccolti dall’obbligazione sia destinato ad attività economiche in linea con il regolamento sulla tassonomia. L’uso e la necessità della franchigia del 15% sarà via via nel tempo riesaminata con l’obiettivo finale della sua rimozione, dinnanzi al progresso della transizione dell'Europa verso la neutralità climatica e sulla base del numero sempre crescente di opportunità di investimento verdi, che saranno messi a disposizione del mercato nei prossimi anni.
Chi sceglie di utilizzare lo standard EuGB per la commercializzazione dei suoi green bond sarà quindi tenuto a divulgare diverse informazioni su come saranno utilizzati i proventi dell’obbligazione e su come questi investimenti saranno inseriti nei piani di transizione verde dell’azienda, considerati nel loro complesso.
L’accordo prevede anche l’istituzione di un sistema di registrazione e un quadro di vigilanza per i revisori esterni di obbligazioni verdi europee. Ai revisori spetterà il compito di valutare i green bond nel dettaglio e in diversi momenti del ciclo di vita dell’obbligazione, in modo da poter fornire agli investitori una conferma delle loro credenziali ambientali. La vigilanza del rispetto degli obblighi previsti dal nuovo standard spetterà alle autorità nazionali competenti dello Stato membro d’origine designato.
Vengono, infine, indicate anche alcune prescrizioni in materia di informativa volontaria per altre obbligazioni ambientalmente sostenibili e legate alla sostenibilità emesse nell’Unione, che non utilizzano lo standard EuGB. Anche in questo caso, l’obiettivo è diffondere il più possibile nel mercato l’adozione di modello standardizzato, al fine di limitare il più possibile il rischio di greenwashing. L'accordo raggiunto lo scorso febbraio sarà definitivo solo una volta ottenuta l’approvazione del Consiglio e del Parlamento europeo, ed essere stato dunque adottato dalle due istituzioni comunitarie. A quel punto bisognerà attendere dodici mesi per l'entrata in vigore.
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