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Guardano all’implementazione del tessile con l’agroalimentare e all’economia circolare i materiali next-gen destinati a cambiare il mondo della moda, seguendo upcycling e processi sostenibili.
Fondono il tessile con l’agroalimentare le pelli vegane e cruelty-free e cambiano gradualmente il mondo della moda con processi sostenibili. Il mondo della moda è da sempre abituato a sfruttare le risorse animali (spesso anche senza scrupoli), ma le questioni ambientali, inevitabilmente, impongono delle urgenze. È per questo che in una necessaria apertura a nuove frontiere dell’industria tessile, fanno capolino le pelli vegane e cruelty-free.
Il no alle pelli animali è sempre sostenibile?
Il tema è molto vasto e in continua evoluzione. È opportuno fare subito una considerazione, tanto di facile intuizione quanto trascurata. Non tutti i materiali alternativi sono effettivamente sostenibili. E ciò significa che tra le pelli non animali ci sono quelle di origine naturale, ottenute da un processo consapevole ed ecologico, così come materiali artificiali e sintetici dalla bassa sostenibilità. Tuttavia, negli ultimi tempi il focus si sta fisiologicamente spostando sui processi virtuosi ,che interessano le produzioni etiche su più fronti. L’associazione Vesti la natura si occupa di raccogliere e individuare alcuni materiali di particolare interesse e aziende che hanno fatto proprio il concetto di minimal approach.
Dalla natura i materiali next-gen
Ci sono le pelli ricavate da scarti di lavorazione vegetali, come la buccia delle mele e del cactus dei fichi d’India, di foglie di ananas così come di funghi parassiti tropicali, dai quali si ottiene un materiale simile alla pelle di camoscio. Sebbene spesso si tratti di processi con ampio margine di perfettibilità, si apre un mondo estremamente affascinante e la moda sembra interessata a coglierne le possibilità. Il futuro è dei materiali next-gen, capaci non solo di risparmiare sofferenza agli animali, ma che contribuiscono attivamente, con il loro ciclo di produzione, a un’economia circolare. Non solo: si tratta di materiali non tossici e sicuri per la salute dell’uomo, oltre che dai molti riverberi commerciali e di stile.
Le formule cruelty-free dei brand
Wineleather, ad esempio, è un marchio registrato che ha individuato una formula per recuperare gli scarti di lavorazione del vino. Il prodotto finale è un materiale che ricalca le caratteristiche e le sensazioni tipicamente associate alla pelle animale.
Lo dimostrano le collezioni di Miomojo, casa di accessori che si concentra sulla ricerca e il perfezionamento di materiali riciclati o inseriti in un circuito di upcycling. Inoltre, si tratta di prodotti di origine organica, provenienti da un sistema produttivo sostenibile, che non coinvolge né animali, né combustibili fossili. Dello stesso avviso è il brand Noah, che raccoglie un circuito di calzaturifici vegan e bio con sede in Italia. L’obiettivo è quello di creare un consorzio, composto da aziende accomunate dagli stessi principi etici e dalla ricerca estetica di uno stile minimalista e senza tempo. Queste sono solo alcune imprese che hanno deciso di esplorare, con risultati estremamente soddisfacenti, una nicchia del mercato tessile e della moda. Un microsettore in espansione, che potrebbe crescere esponenzialmente e aprire a prospettive di economia circolare. Basti pensare alla vocazione agricola dell’economia italiana e, di conseguenza, a quanto un prodotto potrebbe contribuire a individuare un commercio verticale, abbattendo gli sprechi.
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