Grazie a “Filiera Italia”, da più di un anno, il nostro settore agricolo ha stretto un’innovativa collaborazione con l’industria alimentare, prefiggendosi diversi obiettivi tra cui la difesa delle nostre eccellenze alimentari e della sostenibilità ambientale.
In un mondo di ogm, coltivazioni intensive e prodotti importati con mezzi che impattano negativamente sull’ambiente, Filiera Italia costituisce un plus non solo commerciale ed economico ma soprattutto sociale: per il comparto produttivo e soprattutto per i semplici consumatori sarà un vantaggio avere a proprio fianco una realtà che promuove coltivazioni biologiche e produzioni a km zero.
La missione prefissata punta alla tutela dei valori dell’identità territoriale e nazionale, alla diffusione delle pratiche di consumo consapevole ed al diffondersi di pratiche alimentari salubri ed ecologiche.
Filiera Italia, è la nuova forma di rappresentanza di Coldiretti che, senza rinunciare alla tecnologia, punta alla coesione stretta tra agricoltura e industria, fornendoci così l’ennesima prova provata che è possibile coltivare la terra senza abusarne, sfruttare l’innovazione scientifica senza corrompere i cicli naturali, produrre profitto senza creare diseguaglianza sociale.
Si parte dalle certezze: come ha sottolineato Fondazione Barilla Center for Food Nutrition (in un comunicato che si basa sui dati forniti dal Food Sustainbility Index), l'Italia occupa il 7° posto nella classifica di 25 Paesi analizzati per "agricoltura sostenibile", registrando un ottimo punteggio in termini di impatto ambientale della sua produzione agricola.
Una base dalla quale partire che però non getta un ponte sufficientemente solido verso il futuro. C’è molto da lavorare per rafforzare un settore che soffre di diverse criticità: tassi di partecipazione femminile e giovanile drammaticamente bassi ed un’età media degli agricoltori -come è facile immaginare- sempre più alta.
Mentre negli altri Paesi, l’interesse dei giovani per un ‘ritorno alla terra’, pensato con nuovi strumenti e mezzi, è ampiamente supportato, in Italia manca soprattutto una base legislativa solida.
Da circa un anno, infatti, langue in attesa dell’esame del Senato la legge riguardante le “disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell'acquacoltura effettuate con metodo biologico”.
Una proposta di legge intelligente e necessaria, visto il contesto, che si prefigge di creare il background necessario “affinché -si legge nel testo stesso- l’agricoltura biologica possa essere valorizzata, nell’interesse dei consumatori e dei produttori, in modo adeguato alla crescente rilevanza che assume per l’economia rurale italiana e per lo sviluppo di produzioni di qualità, rispettose dell’ambiente e delle risorse naturali”.
In attesa del realizzarsi di questo passo fondamentale per una filiera davvero sostenibile, rimane -e non è poca cosa- l’innovativo progetto di Coldiretti.
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