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All'Expo Gate di Milano, lo 22 ottobre, si è tenuto un interessante incontro durante il quale si è parlato della sostenibilità ambientale ed economica delle carni, senza tralasciare gli aspetti nutrizionali di questo alimento.
Si intitola La sostenibilità delle carni in Italia il report realizzato da Assica, Assocarni, e Unaitalia e riportato sul sito www.carnisostenibili.it, che è stato presentato a Milano nel corso di una conferenza stampa moderata da Alessandro Cecchi Paone.
Con questo studio viene presentata per la prima volta la clessidra ambientale, che rappresenta il giusto equilibrio tra nutrizione, tutela ambientale e sostenibilità economica.
Dopo aver approfondito gli aspetti nutrizionali e salutistici della carne, grazie agli interventi della prof.ssa Evelina Flachi, Specialista in Scienza dell'Alimentazione, e di Stefano Zurrida, Professore Associato di Chirurgia Generale presso l'Università degli Studi di Milano, approfondiamo l'aspetto legato alla tutela ambientale: in che modo la carne può dirsi sostenibile e rispettosa dell'ambiente?
Sino ad oggi si sono valutate le emissioni di CO2 per kg di carne, ma il nuovo rapporto propone di prendere in considerazione la clessidra ambientale, che rappresenta il carbon footprint settimanale di una persona che si alimenta seguendo le indicazioni del modello della dieta mediterranea.
Guardando attentamente la clessidra si nota subito come il carbon footprint settimanale delle proteine (di cui andrebbero consumate circa 14 porzioni alla settimana) sia pari a 7,5 kg di CO2 equivalente, un valore in linea con quello di frutta e ortaggi (il cui numero di porzioni settimanali si aggira intorno a 35), che arriva a 6,7 kg CO2 equivalente.
"La Clessidra Ambientale moltiplica l'impatto ambientale degli alimenti per le quantità settimanali suggerite dalle linee guida nutrizionali INRAN (oggi CRA - NUT) più recenti e disponibili, che prendono a modello la dieta mediterranea, e mostra come mangiare carne in giusta quantità non comporti un aumento significativo dell'impatto ambientale. Se si segue il giusto modello alimentare, infatti, l'impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di altri alimenti, per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori" – ha dichiarato Massimo Marino, Socio fondatore di Life Cycle Engineering e responsabile tecnico del progetto.
Dunque, ciò che è emerso dai recenti studi è che non solo la dieta mediterranea è equilibrata anche dal punto di vista degli impatti ambientali, ma che il settore delle carni spreca meno di altri settori, e che per ridurre gli impatti ambientali, ci sono molte azioni legate alla mobilità delle persone che risultano molto più importanti delle scelte alimentari.
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