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Dal 10 al 12 settembre 2014 si è tenuta la 69° edizione del Congresso ATI (Associazione Termotecnica Italiana) 2014 una tre giorni con la partecipazione di numerose personalità scientifiche di alto rilievo nazionale e internazionale, che si sono confrontate sulle principali novità tecniche e sulle prospettive di sviluppo del settore.
Nonsoloambiente ha assistito alle plenarie di giovedì 11 settembre e ha avuto modo di approfondire la tematica della politica energetica e delle fonti rinnovabili con Arturo Lorenzoni, Associate professor of Energy Economics del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Padova.
Quali sono gli obiettivi della politica energetica? E come si comportano le fonti rinnovabili rispetto a questi obiettivi?
Tutti i documenti di politica energetica hanno 3 obiettivi fondamentali: ambiente, sicurezza approvvigionamenti, efficienza.
La loro priorità cambia nel tempo, ma sono di fatto questi 3 gli obiettivi comuni ad ogni documento.
Le fonti rinnovabili rispondono molto bene sul piano della sostenibilità ambientale e della sicurezza, non avendo dipendenza da combustibili o tecnologia di importazione. Sul piano dell'efficienza la valutazione è molto più complessa, dovendo valutare su un orizzonte temporale lungo per poter apprezzare i vantaggi di idroelettrico, solare ed eolico.
Come sta cambiando il mercato dell'energia da fonti rinnovabili? L'utilizzo delle FR può essere la soluzione alle crisi energetiche?
Le fonti rinnovabili, da ambito di investimento di nicchia in mercati incentivati, sono state nel 2013 l'area di maggiore investimento per la produzione di energia elettrica nel mondo. Un risultato inatteso solo pochi anni fa, quando il loro costo era decisamente maggiore e la maturità tecnologica minore.
Oggi sono una realtà industriale importante, sia per i paesi europei, che per i paesi in corso di industrializzazione, dove stanno installando grandi potenze eoliche e solari (Cina in testa).
Per quanto riguarda le crisi energetiche, certamente le fonti rinnovabili possono dare un contributo positivo, anche se non risolutivo ad oggi. Se si guarda però al lungo periodo, quando le reti saranno in grado di gestire meglio la produzione intermittente e la potenza termoelettrica sarà progressivamente sostituita da nuovi impianti rinnovabili, certamente la criticità geopolitica del settore dell'energia sarà minore.
Qual è la situazione in Italia? Può farci una panoramica?
L'Italia è partita un po' in sordina al termine degli anni '90 con la trasformazione del settore elettrico, ma negli ultimi 5 anni ha accelerato moltissimo con la produzione rinnovabile, superando il 35% della produzione nel 2013. Un risultato di rilievo, che indica un consolidamento del settore dopo i forti investimenti del 2010 - 2012.
La sfida ora è quella di adeguare i criteri di gestione delle reti e le regole del mercato, pensato per un sistema diverso, basato sui grandi impianti termoelettrici. Un'azione difficile perché risponde a nuovi problemi, ma decisamente interessante, soprattutto sul piano della ricerca, dove si possono proporre soluzioni molto innovative, utilizzando le tecnologie digitali ancora poco adottate nel settore energetico.
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