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Concentrazioni di pesticidi e sostanze chimiche contaminano le acque italiane. Il nuovo annuario dei dati ambientali dell'ISPRA rivela, infatti, che un fiume su 4 e oltre la metà dei laghi del Paese non raggiungono l'obiettivo di qualità per lo stato chimico.
Il mondo ha da poco celebrato, in data 22 marzo, la Giornata dell'Acqua. Un modo per riflettere e rendersi conto di come tutelare questa risorsa primaria -fonte di vita imprescindibile- sia necessario e doveroso. Eppure, il quadro globale di salute delle acque non è confortante, e men che meno lo è quello nazionale. Il nuovo annuario dei dati ambientali ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, rivela, infatti, che un fiume su 4 e oltre la metà dei laghi italiani non raggiungono l'obiettivo di qualità per lo stato chimico.
Troppi pesticidi, che contaminano le acque in superficie e in sotterranea. “Inquinati 370 punti di monitoraggio (23,8% del totale) di acque superficiali, con concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali; nelle acque sotterranee, 276 punti (8,6% del totale) registrano tale superamento. Permangono, tuttavia, sensibili differenze tra le regioni, dovute a un monitoraggio degli inquinanti ancora disomogeneo sul territorio nazionale” denuncia l'Annuario, recentemente pubblicato insieme al primo Rapporto ambiente.
Mentre il picco di acque pulite spetta di diritto alla Sardegna, il numero maggiore di punti in cui gli standard di qualità vengono disattesi si registrano nelle aree della pianura padano-veneta. “Tale stato è legato ovviamente alle caratteristiche idrologiche del territorio in questione e al suo intenso utilizzo agricolo ma dipende anche dal fatto che le indagini sono più complete e rappresentative nelle regioni del Nord” puntualizza l'analisi. “D’altra parte, l’aumentata copertura territoriale e la migliore efficacia del monitoraggio sta portando alla luce una contaminazione significativa anche al Centro-Sud”.
Un triste posto d'onore spetta al glifosato, un erbicida che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato come “probabilmente cancerogena per gli esseri umani” e che, in seguito a una votazione dell'Unione Europea nel 2017, è autorizzato ad essere utilizzato in Europa almeno fino al 2022. Di questa sostanza, l'Arpa Toscana ha rilevato una presenza superiore allo standard di qualità ambientale nelle acque regionali, in particolare in cinque fra fiumi e invasi: Invaso Penna, fiume Arno Valdarno Inferiore, fiume Greve Valle, fosso Reale Torrente Rimaggio e fosso Serpenna. Anche la provincia di Pistoia, a forte vocazione vivaistica, “vanta” concentrazioni medie annue ben superiori allo standard di qualità ambientale.
In conclusione? Solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi esaminati sul territorio italiano raggiungono l’obiettivo di qualità per stato ecologico che denota un ecosistema in salute. Troppo pochi per non destare preoccupazione.
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