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In occasione del vertice a New York del 23 settembre scorso, l'Onu lancia l'allarme con un rapporto sul clima: i cicloni saranno sempre più potenti e l'innalzamento dei mari minaccerà le città costiere. Per contrastare la crisi climatica, c'è bisogno di un'azione politica reale e convincente.
23 settembre, vertice sul clima di New York. Una nuova possibilità per fare il punto sull'emergenza climatica globale. Vista la situazione attuale e la contestuale assenza di strategia condivisa a livello mondiale, non stupisce che l'appuntamento sia diventato l'occasione da parte delle Nazioni Unite per lanciare un nuovo allarme, preceduto peraltro dal recente report dell'IPCC.
Il monito riguarda in particolare gli eventi meteorologici estremi, con cicloni, uragani e tifoni più potenti e un'innalzamento dei mari più rapido del previsto, che esporrà le megalopoli costiere e oltre un miliardo di persone a catastrofi più frequenti. Secondo i dati esposti, le grandi inondazioni che finora hanno colpito alcune città costiere e le isole una volta ogni 100 anni, potrebbero diventare eventi annuali entro il 2050. Inoltre, se le emissioni continuassero ad aumentare, i livelli globali del mare potrebbero crescere di oltre un metro entro la fine di questo secolo. Si tratterebbe di circa il 12% in più rispetto a quanto stimato nel 2013.
"La scienza ci offre un quadro al contempo agghiacciante e convincente: gli impatti che le emissioni di carbonio prodotte dall'uomo hanno sui nostri oceani si stanno sviluppando su larga scala e a un ritmo molto più sostenuto rispetto a quanto ci aspettassimo” ha commentato in proposito Greenpeace Italia. “C'è bisogno quindi di un'azione politica senza precedenti per evitare che il nostro Pianeta subisca conseguenze umane, ambientali ed economiche devastanti".
A chiedere un intervento compatto e immediato sono in molti: oltre alle associazioni ambientaliste, c'è in primis Greta Thunberg, volto del movimento globale Fridays For Future e bersaglio delle critiche di scettici e refrattari al cambiamento. Al vertice Onu-diventato peraltro occasione per una marcia globale sul clima (il terzo Global Strike for Future) dall'enorme successo - non ha fatto mancare la sua accorata accusa ai decisori mondiali, colpevoli di sostanziale immobilità nei confronti di una tematica che compromette il futuro dell'umanità.
C'è poi Papa Francesco, che in un videomessaggio sottolinea la necessità di provvedimenti concreti, a quattro anni dagli impegni presi al vertice di Parigi. “Si osserva come gli impegni assunti dagli Stati sono ancora molto 'fluidi' e lontani dal raggiungere gli obiettivi fissati. Accanto a tante iniziative, non solo da parte dei governi ma dell’intera società civile, è necessario chiedersi se vi sia una reale volontà politica di destinare maggiori risorse umane, finanziarie e tecnologiche per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico e aiutare le popolazioni più povere e vulnerabili, che sono quelle che ne soffrono maggiormente".
Intanto, al termine del summit di New York, 77 Paesi hanno aderito all'obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050. Queste Nazioni si aggiungono a 10 regioni, 102 città e 93 imprese che si sono impegnate a raggiungere l'obiettivo "zero emissioni" entro la metà del secolo, secondo il target fissato dagli scienziati per contenere il surriscaldamento della Terra nei limiti fissati a Parigi.
"L'emergenza climatica è una gara che stiamo perdendo, ma possiamo vincerla" ha affermato il segretario generale Onu Antonio Guterres in chiusura del vertice. "Il mondo si sta svegliando. La pressione sta aumentando, e azione per azione, la corrente sta cambiando". Essere fiduciosi nella possibilità di un cambiamento è un diritto e un dovere, anche se ostacoli di grosso calibro (leggasi, ad esempio, Paesi come Stati Uniti, Brasile, India) non mancano di rendere la strada ancora più ardua.
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13 Aprile 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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