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Oltre 120 milioni di poveri in più, principalmente del Sud del mondo, a causa del riscaldamento globale. Questo il monito di Philip Aston, portavoce di un gruppo di esperti indipendenti delle Nazioni Unite, che denuncia l'iniquità degli effetti della crisi climatica, criticando la miopia dei Governi.
Il surriscaldamento globale “minaccia di annullare gli ultimi 50 anni di progressi”, danneggiando in particolare chi “ha contribuito in parte minore alle emissioni”. Il monito di Philip Aston, portavoce di un gruppo di esperti indipendenti delle Nazioni Unite, si fa sentire forte e chiaro attraverso un rapporto al Consiglio dei diritti Umani dell'ONU: il mondo rischia un apartheid climatico in cui soltanto i ricchi avranno i mezzi per fuggire alla fame e sopravvivere.
Il report, reso pubblico lo scorso 24 giugno, si basa su recenti dati scientifici, secondo i quali i poveri del pianeta rischiano di essere colpiti senza scampo dall’aumento delle temperature, dalla conseguente scarsità di cibo e dai conflitti che inevitabilmente ne scaturiranno. Nello specifico, è stato stimato che le nazioni in via di sviluppo soffriranno almeno il 75% dei costi dei cambiamenti climatici.
Ne consegue che l'emergenza climatica potrebbe condurre oltre 120 milioni di persone in più in povertà entro il 2030. Un risultato sconcertante e decisamente iniquo, soprattutto alla luce del fatto che i succitati Paesi generano solamente il 10% delle emissioni di CO2.
Nel commentare il rapporto, Aston non ha risparmiato feroci critiche alle misure adottate dagli organismi delle Nazioni Unite, tacciate come "palesemente inadeguate" e incapaci di evitare alla Terra il disastro imminente.
“Ancora oggi” ha dichiarato “troppi Paesi stanno facendo passi miopi nella direzione sbagliata”. In particolare, sotto accusa sono le decisioni del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, colpevole secondo l'esperto di aver indebolito le legislazioni a tutela delle foreste amazzoniche, e le prese di posizione negazioniste di Donald Trump. Parole dure anche per il Consiglio ONU per i Diritti Umani, che, secondo Aston, “non può più permettersi di limitarsi a organizzare panel di esperti e di “far scrivere report che non portano a nulla”.
Ne deriva una ricetta molto più concreta: le misure per contrastare la minaccia devono essere pratiche, praticabili e condivise. Frutto di una strategia a tuttotondo che tenga conto dei complessi fattori in gioco. Solo così gli studi e le analisi degli esperti avranno una qualche utilità, e si potrà sperare di invertire una tendenza che ha ormai assunto i contorni di un suicidio di massa.
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13 Aprile 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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