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Si sa ormai da anni che il settore tessile, della moda, è il secondo più inquinante al mondo dopo quello petrolifero. Qualcosa si sta iniziando a muovere anche in questo campo grazie ad alcuni grandi marchi non solo di alta moda ma anche della moda low cost.Anche la moda sta allargando i propri orizzonti ed esplorando il campo dell’economia circolare anche se forse in maniera ancora un po’ timida: pezzetti di jeans tagliati, magliette colorate tritate, lunghissimi fili di nuovo materiale che si srotola e velocissimo si intreccia per diventare un nuovo capo da indossare. “Facciamo a pezzi i tuoi jeans per produrne nuovi e raccogliamo anche gli ultimi pelucchi e li trasformiamo in cartone” recita la pubblicità della linea H&M Conscious, che incita a portare presso i suoi negozi i propri vestiti vecchi, rotti, sgualciti, deformati o che semplicemente non si usano più per donare una seconda vita ai materiali e creare nuovi capi.
Un altro grande colosso della moda che si affianca ad H&M è Zara che, come il suo concorrente, ha avviato una campagna di sensibilizzazione per la raccolta degli indumenti usati #Joinlife, collaborando inoltre con associazioni senza scopro di lucro come la Caritas, Croce rossa, Casa dell’Amicizia e molte altre.
Anche la settimana della moda a Milano è stato un momento molto importante per rilanciare il fondamentale concetto di economia circolare, negli anni è stata occasione per presentare: le sneaker di plastica riciclata pescata negli oceani da parte della Reebook, fibre di cotone recuperate e ritessute proposte da H&M, jeans presi in affitto (Mud) e splendide scarpe con la tomaia ricavata dalle manichette antincendio, riciclate e disaccoppiate secondo un’idea di Venethica.
Un altro esempio ancora poco conosciuto in Italia è quello di Flamingos’Life una marca spagnola che non perde occasione di inventarsi linee totalmente green e di devolvere le scarpe stagionali che non hanno venduto ad un associazione che si prende cura del reinserimento delle persone escluse dalla società e dei bambini con problemi famigliari. Una linea fantastica di sneaker è quella che produce scarpe interamente ricavate dalle bottigliette di plastica, lasciandoti come aneddoto “per ogni paio di sneaker della collezione Oslo recycled stai aiutando a riciclare due bottigliette di pelstica”. Inolte per ogni scarpa che acquisti, Flamingos pianta due alberi nelle zone maggiormente soggette alla deforestazione grazie al progetto Eden (ONG californiana che collabora con le popolazioni delle aree maggiormente toccate da questa drammatica situazione).
“È ora che venga adottata una normativa sulla responsabilità delle aziende che preveda il ritiro obbligatorio dei prodotti a fine vita, per evitare che finiscano in discarica o all'inceneritore, e che premi chi si impegna sul fronte della riduzione dell'impatto ambientale del prodotto” dichiara Greenpeace. In questa giungla in cui lanciare mode sempre nuove, anche non stagionali, in cui i grandi brand si arricchiscono, ci sono alcuni brand che stanno investendo in materiali innovativi come scorze di agrumi (Ferragamo e H&M), scarti di produzione di vino per la pelle vegetale, reti da pesca (Adidas), e olio di ricino.
Non bisogna pensare di vestire sempre alla moda, certo anche l’occhio vuole la sua parte, ma dovremmo cominciare a guardare oltre l’abbigliamento e capire come vengono prodotti i vestiti, con quali materiali e incentivare il riciclo e il riuso dei materiali in disuso.
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