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Il settore della moda è il secondo più inquinante al mondo dopo quello dell'industria petrolifera ma qualcosa sta cambiando anche all'interno di questo settore che sta acquisendo sempre più consapevolezza dell'impatto che ha sull'ecosistema e sull'uomo.
La notizia positiva è che qualcosa sta cambiando grazie anche alla campagna denominata Detox lanciata da Greenpace già nel 2011.
Secondo ricerche effettuate da Greenpace in alcune industrie tessili in Cina, è venuto alla luce un fattore allarmante: la maggior parte delle industrie tessili rilasciano nelle acque dei principali fiumi cinesi sostanze altamente dannose non solo per l'uomo ma anche per l'ambiente. La pericolosità di questi composti chimici sta nel fatto che possono alterare sia il sistema ormonale umano che quello riproduttivo oltre a gravare pesantemente sull'ambiente poiché non degradandosi con facilità si accumulano negli organismi viventi fino a giungere a quello umano.
Dopo anni di ricerche e di strenue battaglie da parte di ecologisti, ricercatori e scienziati di tutto il mondo, qualcosa sta cambiando anche nel settore moda, che sta acquisendo sempre più consapevolezza del giro di boa che bisogna compiere per dare una mano al nostro Pianeta ormai piegato alla negativa influenza dell'uomo che lo sta distruggendo.
Tra i grandi marchi non si possono non citare i noti Stella McCartney che, sin dalla fondazione nel 2001, è stata una pioniera della moda etica bandendo l'uso della pelliccia animale a favore di quella sintetica. Tra gli altri grandi marchi ricordiamo: Valentino, Vivianne Westwood, Burberry e il Gruppo Miroglio, ma anche brand del fast fashion come Zara ed H&M che hanno lanciato sul grande mercato le rispettive collezioni Zara’s Join Life e la H&M’s Conscious Collection.
Non si parla solo di moda etica intesa come quella che rispetta l'ambiente durante tutta la filiera di produzione, ma si può parlare anche di moda che si pone al servizio di quello strato sociale che si trova a dover affrontare un momento di difficoltà economica o con un passato di fragilità grazie al riutilizzo di capi di seconda mano per donare una seconda opportunità oltre che alle persone all'indumento.
Nasce proprio da questo intento Progetto Quid, un nuovo marchio di moda veronese partner sponsor di Sustanable fashion awards 2018, per promuovere da un lato responsabilità ambientale recuperando tessuti di qualità inutilizzati che altrimenti andrebbero cestinati e dall'altro per valorizzare e aiutare donne in difficoltà nel reinserimento del mondo lavorativo.
“A 19 anni ho avuto una relazione davvero dura e per tre anni mi sono sentita come se fossi prigioniera e sono stata capace di liberarmi da questa relazione grazie all'aiuto di persone che ho incontrato – a parlare è Anna Fiscale, Foundere & President Progetto Quid - Ho deciso così di dedicare il mio tempo per aiutare altre donne ad uscire da situazioni difficili e mi sono detta perché non farlo con la moda? Dando così sia una seconda opportunità ai materiali tessili di rimanenza sia alle donne in stato di svantaggio”.
In questo caso i tessuti di qualità vengono recuperati localmente dall'associazione grazie a una rete di brand partner rigorosamente selezionata e locale.
“Abbiamo intenzione di implementare piani per la riduzione del carbon footprint, pianificando un sistema di spostamenti con veicoli a basso impatto ambientale” spiega Giulia Houston, responsabile Relazioni Istituzionali di Progetto Quid.
Un progetto sustanable al 100% che può essere d'esempio a molte altre realtà nella moda perché non è bello solo ciò che piace ma bisogna incominciare a pensare prima di tutto a prodotti che rispettano l'ambiente e tutta la filiera produttiva.
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