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Domanda di elettricità in diminuzione del 20% per via delle misure di blocco anti- Coronavirus. Cresce la quota verde.
Tutti a casa in seguito alle misure di lockdown. Una delle innumerevoli conseguenze dell'assetto anti-Coronavirus è che il rallentamento delle attività produttive in Italia ha tagliato drasticamente i consumi elettrici. Secondo un recente studio di Althesys, dalla metà di marzo la domanda elettrica nazionale si è ridotta di oltre il 20%. Se le attuali previsioni di ripresa fossero confermate, tale dato potrebbe tradursi a fine anno in 302 miliardi di kWh in meno nel fabbisogno italiano.
Nell'ambito del crollo generalizzato di domanda, grazie alla priorità di dispacciamento la “quota verde” cresce del 2% rispetto al periodo pre-pandemico: nelle ultime settimane, le energie da fonti rinnovabili sono riuscite a soddisfare il 42% del fabbisogno nazionale, a fronte di una potenza lorda installata di circa 54 GW. La percezione positiva muta estendendo l'analisi fino a includere previsioni per l'intero 2020. Si stima infatti che, nell'anno in corso, la produzione netta da fonti rinnovabili dovrebbe scendere a 111 miliardi di kWh, con una conseguente contrazione del 3% rispetto al 2019. I principali responsabili? Una minore produzione di energia eolica (-8%) e idroelettrica (-5%).
Secondo Althesys, tuttavia, la tenuta degli investimenti nel settore non è attualmente a rischio: le stime riportano che la perdita di 5 miliardi di euro nel 2020 -pari al 31% del valore complessivo- si riferisce a operazioni con orizzonte solitamente di lungo termine, oltre il presumibile effetto del COVID-19.
“L’analisi degli investimenti e delle M&A nelle rinnovabili dell’IREX Annual Report 2020 […] lascia ben sperare”, ha commentato l'amministratore delegato di Althesys, Alessandro Marangoni. “I numeri delle imprese italiane sono in crescita, sia in Italia che all’estero, e numerosi sono i progetti in itinere e che potranno svilupparsi nei prossimi mesi, una volta terminato il lockdown. Di riflesso, anche il sistema elettrico, al di là della temporanea riduzione della domanda, potrebbe uscirne senza dover perdere asset strategici e con la prospettiva di una pronta ripresa”.
Stando a quanto riferito, dunque, a rischiare maggiormente è il comparto fossile, così come la riattivazione di impianti termoelettrici attualmente fermi.
Nel suo primo Global Renewables Outlook, l’Agenzia internazionale IRENA dichiara peraltro che, una volta superata la fase emergenziale, per ripartire sarà necessario investire seriamente sulle fonti rinnovabili. Nel dettaglio, secondo il rapporto la trasformazione del sistema energetico potrebbe aumentare i guadagni complessivi del PIL globale rispetto alle normali attività di 98mila miliardi di dollari tra oggi e il 2050, con la garanzia di circa 42 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore energetico. Ha dichiarato Francesco La Camera, direttore generale di IRENA: “Accelerando le energie rinnovabili e rendendo la transizione energetica parte integrante della più ampia ripresa, i governi possono raggiungere molteplici obiettivi economici e sociali nella ricerca di un futuro resiliente che non lasci indietro nessuno”.
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