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Secondo i dati diffusi da WaterAid, circa 850 milioni di persone vivono una condizione di assoluta emergenza: conflitti, inquinamento e aumento delle temperature inibiscono l’accesso alle risorse idriche.
L’accesso all’acqua potabile nel mondo è, per circa 850 milioni di persone, pura utopia: ciò che per noi risulta (quasi) scontato, per molti è un diritto per il quale si lotta, ogni giorno.
Le stime sono state rese note da WaterAid, l'organizzazione internazionale senza scopo di lucro che opera in 34 Paesi per l’accesso idrico e la fruizione di servizi igienici dignitosi.
Durante l’High level political forum a New York, terminato il 18 luglio, i delegati di WaterAid hanno ribadito la lontananza delle Nazioni Unite dall’auspicato Obiettivo 6, ossia la garanzia di acqua pulita e servizi igienico sanitari a tutti entro il 2030.
I numeri di WaterAid ci dicono che, ad esempio, la Namibia dovrà aspettare il 2246 per garantire l’accesso all’acqua pulita a tutti i suoi abitanti. L’Eritrea il 2507, il Nicaragua il 2180. I rumeni dovranno attendere altri 500 anni prima di avere accesso universale ai servizi igienici-sanitari.
La carenza di acqua, così come l’assunzione di acqua contaminata, provocano conseguenze molto gravi, sia per la salute, sia per la sfera sociale. Basti pensare che l’assunzione di acqua contaminata può trasmettere malattie come la diarrea, il colera, la dissenteria, il tifo, la polio ed è responsabile, secondo le stime OMS, di almeno 502mila morti per diarrea ogni anno.
Non solo: la mancanza di infrastrutture legate ai servizi idrici di base può avere conseguenze sull’apprendimento dei bambini, ma anche sulla possibilità di condurre una vita sana e di superare le diseguaglianze di genere; per via dell’assenza di servizi igienici, infatti, le ragazze non possono frequentare le scuole nei giorni in cui hanno il flusso mestruale.
“Per troppo tempo fornire acqua pulita, servizi igienici e igiene decenti sono stati visti quasi come un problema a sé stante”, ha dichiarato Tim Wainwright, Chief Executive di WaterAid UK. “Ad alcuni Paesi - ha continuato Wainwright - serviranno centinaia di anni prima di poter garantire acqua e servizi igienici per tutti, siamo fuori strada”.
WaterAid ha utilizzato i dati delle Nazioni Unite per prevedere quando ciascun Paese completerà l'accesso universale delle forniture di base: questi dati mostrano che un numero significativo di persone in 80 Paesi continuerà a bere acqua pericolosa nel 2030 e in 107 Paesi non ci sarà accesso ai servizi igienici.
Non è attualmente possibile calcolare quando molti Paesi raggiungeranno l’Obiettivo 6: questo richiede una volontà politica e un finanziamento elevato.
"Ci sono risorse pubbliche non assegnate che potrebbero contribuire a migliorare la situazione”, ha dichiarato Savio Carvalho, direttore generale di WaterAid. L’invito dell’associazione alle Nazioni Unite è proprio quello di agire con tempestività, per consentire l’accesso ad un bene come l’acqua e all’utilizzo di servizi igienico-sanitari dignitosi, per tutti.
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