L’Europa al bivio: quali scenari in vista delle elezioni?
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L’Europa al bivio: quali scenari in vista delle elezioni?

Green Deal, strategia, partecipazione giovanile in vista delle prossime elezioni europee. La conferenza al Salone del Libro di Torino.

9 maggio, Festa dell’Europa. Non stupisce che, in tale data, il Vecchio Continente e l’Unione europea siano state protagoniste e oggetto di dibattito al Salone Internazionale del Libro di Torino, kermesse culturale e occasione di confronto su molti livelli. “L’Europa al bivio: quali scenari in vista delle elezioni? Verso un'Europa più sostenibile. Il ruolo cruciale degli SDGs” è il titolo della conferenza, organizzata da ASviS nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Obiettivo dell’incontro, approfondire il ruolo chiave giocato dall’Unione europea rispetto alle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile in vista delle prossime elezioni. 

Corazza: serve strategia di politica industriale

Ha dichiarato Carlo Corazza, capo dell’Ufficio Italia del Parlamento europeo: “Siamo a un mese dal voto. Il dibattito sul Green deal- che è stato sicuramente l'attività più importante ha portato avanti nella legislatura 2019-2024- è anche un dibattito sulla nostra autonomia strategica, ossia sulla capacità dell'Europa di essere attrice e fare fronte alla competizione globale e di non dipendere, ad esempio, da materie prime controllate dalla Cina, come le batterie elettriche. Io credo che il Parlamento europeo sia sicuramente il legislatore all'avanguardia: non c’è settore che sia stato profondamente toccato dal suo quadro normativo. Una cosa, però, penso sia evidente a tutti: il quadro normativo non basta. Alcuni target che abbiamo imposto sono molto ambiziosi, ma forse a livello di investimenti qualcosa è mancato”.
 

C’è un piano americano da 3000 miliardi per attirare investimenti green negli Stati Uniti e, come sappiamo, la Cina da molti anni promuove in tutti i modi possibili l'auto elettrica riuscendo, tramite investimenti in Africa e in America Latina a controllare la filiera del cobalto, del litio, di alcune terre rare” ha proseguito Corazza. “Oggi quello che manca all'Europa è una strategia di politica industriale che la renda indipendente dalle materie prime e competitiva nelle tecnologie, con una sua linea strategica. Quindi forse il prossimo Parlamento e il prossimo Consiglio dei Ministri dovranno puntare di più sul rafforzamento di questa autonomia strategica europea, anche per la nostra stessa sicurezza”.  

Quali, dunque, i prossimi passi? “Il Green deal resterà fondamentale, ma resterà altrettanto fondamentale il reshoring e avere una base industriale più forte, essenziale anche per un buon successo del Green Deal. Sarà fondamentale, quindi, avere una sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale. Il che vuol dire avere ancora più sostegno politico per raggiungere i target climatici”. Per questo e altri motivi, si tratta davvero di un'Europa al bivio. “Una volta esaurito il debito straordinario di Next Generation da 750 miliardi” ha concluso Corazza, “ci troveremo con il solito bilancio all'un percento. A detta di molti- cito per tutti Mario Draghi, ha avuto un mandato dalla Commissione di fare un rapporto sulla competitività europea, ed Enrico Letta, che ha avuto un analogo mandato dal Consiglio europeo per realizzare un rapporto sul mercato interno- l’1% non è sufficiente per realizzare quegli obiettivi fondamentali che in questo momento l'Europa si è prefissa. Sarà dunque molto importante che nel dibattito in vista dell'Europa si parli di un tesoro europeo permanente”.



 

Di Marco: Agenda 2030 un faro che genera consenso

Ha affermato Luigi Di Marco, segreteria generale ASviS e curatore della Rubrica Europa e Agenda 2030 dell’Alleanza. “L’Assemblea dell’ONU ha concordato su un’accelerazione verso gli obiettivi dell’Agenza 2030. Si tratta di un punto di riferimento comune che non è mai stato messo in discussione nel corso degli anni. Noi crediamo che il riferimento all’Agenda 2030 sia un faro che genera consenso, unione tra gli Stati membri. Anzi, dobbiamo portare anche un rialzo dopo la COP28 di Dubai.  Si tratta di posizioni che vanno nella direzione della bioscienza condivisa, che servono perché l’Europa faccia la propria parte dal punto di vista ambientale, economico, sociale di oggi e delle future generazioni. Lo abbiamo messo in evidenza nell’ultimo quaderno pubblicato: dobbiamo immaginare l’Europa come si definirà all’interno di un contesto mondiale. Importante il ruolo di coordinamento che continuerà ad avere l’Europa nel portare avanti gli obiettivi. Sono posizioni condivise anche dal nostro Governo di destra, non sono messi in discussione. Il piano di accelerazione dovrebbe diventare lo strumento programmatico dell’Unione Europea del prossimo quinquennio”.
  

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Pace, partecipazione giovanile e sviluppo sostenibile

Tra i molti temi affrontati durante il dibattito, particolare rilievo hanno assunto quelli della pace, dell’unione e della partecipazione giovanile, ritenuta necessaria per garantire l’opportuno sguardo al futuro sostenibile dell’Europa.
 

L’Unione Europea fa fatica a guardare al proprio futuro perché i giovani partecipano sempre meno alla vita politica. Durante la conferenza, sono stati citati dati secondo i quali nel 2022 il 42% dei giovani tra i 18 e i 34 anni non ha votato alle elezioni politiche, con un picco del 50% per quelli che vivono in condizioni di marginalità socioeconomica. Come affrontare questa discrepanza e le sfide alle porte?

Ha affermato Anna Colombo, esperta ASviSI programmi elettorali la dicono lunga sulle diversità degli attuali gruppi politici, anche escludendo le posizioni più estremiste. Si tratta di posizioni che divergono profondamente e che, pur non mettendo in dubbio gli obiettivi, discordano molto su come ci si arriva”. La mancanza di chiarezza in Italia e in altre parti di Europa è identificata come una delle cause della scarsa partecipazione giovanile. “Nel rapporto del gruppo Goal 16 c'è un dato secondo me molto significativo: aumenta l'impegno dei giovani nella partecipazione civile- anche dei giovanissimi dai 15 ai 19 anni- ma diminuisce proporzionalmente quella alla partecipazione politica elettorale” ha proseguito Colombo. “Quindi vuol dire che non è vero che i giovani non vogliono impegnarsi. Vuole semplicemente dire che a questi giovani va data una scelta di concretezza, di certezza e di speranza […]. In altri Paesi lo si sta facendo, abbiamo un mese di tempo per provare a farlo anche in Italia. Penso che dare la parola anche ai giovani possa essere un contributo per andare in questa direzione”.
 

Secondo Filippo Salone, coordinatore del gruppo di lavoro Obiettivo 16 ASviS: “Non c’è sviluppo sostenibile senza pace non c’è pace senza sviluppo sostenibile. L’audacia deve andare di pari passo con la saggezza. Come sostenuto dal nostro gruppo di lavoro nel policy brief sulla partecipazione giovanile, abbiamo una soglia di elettorato alta, 25 anni per essere eletti in Europa. Dobbiamo abbassarla per avvicinare i giovani, che sono nativi europei e refrattari ai confini”. E ha concluso: “Nemmeno la più bieca forza centrifuga può mettere in discussione l’Europa. Se questa si trova a un bivio, dobbiamo sforzarci di dare un’indicazione segnaletica a tale bivio. Quale può essere? La consapevolezza che l’Europa non è un’opportunità, ma una necessità”.

   


Immagine di copertina: Valentina Tibaldi, Nonsoloambiente.it

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