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Immagine: Merve Sehirli Nasir, Unsplash
Dalla Francia all'Italia si moltiplicano le realtà che mirano a radicare sul territorio l'idea di moda circolare. Al Piccolo festival del riuso dei tessuti di Modena - da poco concluso - la moda, le tematiche ambientali e le nuove generazioni trovano spazio in laboratori e incubatori di idee.
La moda circolare è ormai un elemento che caratterizza la nostra quotidianità. Le buone pratiche di upcycling sono il fil rouge che lega ambiente, consapevolezza e industria tessile. Lo dimostrano le fashion week di tutto il mondo, che progressivamente accendono i riflettori su realtà creative e sostenibili. Tra i nomi di stilisti e designer più noti riconducibili a questa idea di moda, ci sono Simon Cracker e Marine Serre, pionieri di una nuova accezione del lusso.
Uno sguardo Oltralpe per il riuso tessile
Prima di arrivare all’attenzione della front row, la tematica ambientale era già stata abbondantemente intercettata. Il mondo dell’associazionismo ha, già da diverso tempo, compreso l’urgenza, declinandola in laboratori, workshop, iniziative.
In Francia, ad esempio, tra le realtà virtuose svetta Upcycling Festival, che aggrega e valorizza gli sforzi di singoli stilisti ed enti attraverso la preziosa strategia del networking. Per realizzare in modo strutturato e rendere visibile un circuito il cui obiettivo è fare di più, insieme, e con meno. Meno risorse e un più basso regime produttivo, ad esempio. Più tutele per i lavoratori e una maggiore salvaguardia dell’ambiente. Con l'intento di mostrare come l’utile e il bello non debbano implicare uno sfruttamento esasperato delle materie prime.
L’ambiente e le nuove generazioni
Certo, il riuso non è un processo esclusivamente ascrivibile al settore fashion, ma può avere nella moda una significativa prospettiva di sviluppo. Guardando all’Italia, sono sempre più attive e numerose le realtà che si dedicano a valorizzare questi concetti. Tutta la penisola si arricchisce a ritmo pressoché quotidiano di associazioni attive sui territori che mirano a radicare un’idea di moda circolare.
L’ambiente non è certo un argomento a tenuta stagna: l’upcycling si presta, perciò, a veicolare anche altri valori, parlando di diritti femminili, ad esempio. O, come accade in provincia di Modena, dialogando con le nuove generazioni. È il caso del Piccolo festival del riuso dei tessuti, che parte da un progetto con le scuole per evolversi in oltre un mese di incontri. Tra Cavezzo, Concordia, San Possidonio e San Prospero, quattro paesini dell’area nord della provincia, è emersa forte la necessità di confrontarsi con i più giovani.
Modena, consapevolezza e dialogo tra generazioni
Dal 15 febbraio, un calendario denso di attività - didattiche e non - ha saputo coinvolgere i più piccoli, capaci di aderire con grande facilità a pratiche virtuose, se opportunamente educati. Ma anche i loro genitori, spesso ignari di quanto le azioni quotidiane possano pesare sul mondo che si lascia in eredità.
«L’obiettivo - spiega a Nonsoloambiente Sonja Marchesi del Ceas Tutti per la terra - è quello di sensibilizzare e stimolare una dialettica tra generazioni, se è vero che ci sono bambini che le scarpe le portano, e altri che le realizzano». Tutti per la Terra è il Centro di educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità che organizza il festival, durante il quale si è parlato di fast fashion e di riuso smart. Ma anche di come valorizzare con creatività e zero sprechi gli indumenti usati. E di quanto la cura per ciò che si indossa e, più in generale, la moda circolare, possano portare dei benefici collaterali come la solidarietà.
Il feedback entusiastico è servito anche agli organizzatori per capire, tra le altre cose, quanto peso abbia la conoscenza di una filiera di produzione e distribuzione e, di contro, quanto sia determinante la sua “invisibilità” per i consumatori, portati a considerarla un concetto astratto senza comprenderne l’impatto ambientale.
Il coinvolgimento diretto delle istituzioni, l’orientamento ai più piccoli e la gratuità delle iniziative sono solo alcuni, preziosi, elementi che caratterizzano il festival, conclusosi il 28 marzo. «Tutti i laboratori e gli eventi - sottolinea Marchesi - hanno avuto un ottimo riscontro, al punto da pensare già alla prossima edizione». Appuntamenti che mirano «al coinvolgimento diretto della cittadinanza, e che saranno incentrati sull’esperienza diretta» tanto di associazioni di volontariato, quanto dei singoli.
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