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La sostenibilità sappiamo essere ormai un termine molto spesso abusato. Lo ritroviamo nei contesti più disparati e a volte ci domandiamo cosa effettivamente sia e se possa trovare reale applicazione nel quotidiano. Innegabile però è d’altro canto lo sforzo che viene fatto dalle Istituzioni europee per rendere la sostenibilità un criterio di valutazione, effettivo e non intangibile, soprattutto tra e per le imprese.
La proposta della Commissione europea
La Commissione europea il 23 febbraio ha adottato una proposta di direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità. Scopo del documento: fare in modo che le aziende adottino un comportamento responsabile e sostenibile soprattutto nei confronti dei propri lavoratori. Già il Parlamento europeo si era mosso in tal senso. Il 21 marzo scorsogli europarlamentari hanno difatti approvato con 504 voti favorevoli, 79 contrari e 112 astensioni la risoluzione per il dovere di diligenza e responsabilità delle imprese (Il Parlamento europeo approva la risoluzione per il dovere di diligenza e la responsabilità delle imprese ). Gli europarlamentari richiedevano a gran voce che la Commissione adottasse una direttiva che andasse a disciplinare la responsabilità delle imprese in materia di danni lesivi sia all’ambiente che ai diritti umani. Evento che si è dunque verificato la settimana scorsa.
Chi sono i destinatari della proposta?
Le norme si applicheranno alle imprese, alle loro controllate e alle loro catene del valore (rapporti commerciali diretti e indiretti consolidati). In particolare, a:
- società europee a responsabilità limitata con oltre 500 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale che supera i 150 milioni di euro (c.d. gruppo 1) ;
- altre società a responsabilità limitata che operano in determinati settori e non raggiungono entrambe le soglie del gruppo 1, ma che hanno più di 250 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale pari o superiore a 40 milioni di euro (c.d. gruppo 2) Per queste società, le norme inizieranno ad applicarsi due anni dopo rispetto al gruppo 1;
- imprese di paesi terzi attive nell’Unione europea ma con una soglia del fatturato generato in linea con quella dei gruppi 1 e 2.
Si precisa che le PMI (piccole e medie imprese) non rientrano nel campo di applicazione della proposta.
Cosa dovranno fare le imprese per adattarsi alla nuova direttiva?
Al fine di rispettare l'obbligo di dovuta diligenza, le imprese dovranno:
- integrare il dovere di diligenza nelle politiche aziendali;
- individuare gli effetti negativi reali o potenziali sui diritti umani e sull'ambiente;
- porre fine o ridurre al minimo gli effetti reali;
- istituire e mantenere una procedura di denuncia;
- monitorare l'efficacia delle politiche e delle misure di dovuta diligenza;
- dar conto pubblicamente del dovere di diligenza.
Le imprese del gruppo 1 dovranno inoltre predisporre un piano per garantire che la loro strategia commerciale sia compatibile con quanto stabilito dall’Accordo di Parigi.
La proposta di direttiva prevede inoltre delle misure di accompagnamento a sostegno di tutte le imprese, PMI incluse, destinatarie del provvedimento. Tra le misure previste vi rientrano lo sviluppo di siti web, piattaforme o portali dedicati e un potenziale sostegno finanziario alle PMI.
Prossimi step
La proposta di direttiva sarà presentata al Parlamento europeo e al Consiglio per sottoporla al vaglio finale. Una volta adottata, gli Stati membri avranno a disposizione due anni per recepirla e fare in modo che rientri dunque nel diritto nazionale.
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