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Informatica e telecomunicazioni hanno un forte peso sulla salute del Pianeta. In Italia Aruba ha dimostrato che abbattere i consumi e ridurre l'impatto ambientale del mondo tecnologico è possibile.
Capita di riflettere sull'impatto ambientale di alcune azioni che compiamo e di oggetti che acquistiamo. Siamo pronti a mettere sotto accusa le cose più scontate: i motori diesel, i RAEE, i rifiuti mal differenziati piuttosto che gli oceani deturpati dalla plastica. Tuttavia, spesso ci dimentichiamo di considerare anche altri aspetti del nostro quotidiano, oggetti e prodotti che ci accompagnano ogni giorno.
Gli esempi più evidenti a tal proposito sono rintracciabili all'interno di tutto quello che è il mondo informatico: computer accesi la mattina e spenti la sera, o lasciati costantemente in funzione e connessi al web, il volume di email che mandiamo nell'arco di una giornata, le conversazioni via social che continuano incessanti 24 ore su 24, l'upload e download di dati dalla rete e dai cloud, il commercio online. Sono tutte operazioni che richiedono un funzionamento costante di computer e serverdi proporzioni ciclopiche, strumenti che per operare necessitano di grandi quantità di energia.
È la legge del mercato: più richiesta, più offerte, più consumo e ovviamente più impatto, semplice.
È sulla base di queste considerazioni che il mondo dell'informatica e dell'IT ha cominciato a ragionare su come muoversi per riuscire a ridurre gli effetti del proprio operato sul nostro pianeta.
Un esempio di come queste riflessioni si possano concretizzare nella pratica è Aruba che, già nel 2017, ha inaugurato il suo Global Cloud Data Center, ovvero un complesso operativo estremamente efficiente, innalzato alle porte di Milano, che sta impartendo lezioni al resto del mondo informatico su come si possa lavorare in questo settore abbattendo i consumi e di conseguenza la quantità di CO2 emessa in atmosfera.
La società leader nel campo dei servizi di cloud e hosting ha dato vita a un centro alimentato esclusivamente da fonti di energia rinnovabili e dove si lavora in modo tale da annullare definitivamente gli sprechi inutili. Il Global Cloud Data Center di Aruba è un vero e proprio polo tecnologico che sorge a Ponte San Pietro, una posizione scelta accuratamente e altamente strategica per la vicinanza del fiume Brembo e di una centrale idroelettrica.
Questa è responsabile della fornitura di gran parte del fabbisogno energetico per l'attività dei server ma, essendo il complesso inoltre rivestito di pannelli fotovoltaici, oltre che dall'acqua, l'alimentazione dell'impianto giunge anche dall'energia solare. La restante fetta del fabbisogno energetico viene coperta dalla rete elettrica nazionale ma si tratta di energia elettrica di origine esclusivamente rinnovabile certificata Go (Garanzia d'Origine).
Oltre a muoversi attivamente con il taglio dei consumi, Aruba si è fatta anche promotrice di una politica energetica green votata al risparmio, all'abbattimento degli sprechi e alla sponsorizzazione delle fonti rinnovabili, realizzando -in collaborazione con National Geographic- uno spot tv per sensibilizzare tutti gli attori coinvolti nella moderna rivoluzione digitale a muoversi sulla stessa strada.
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