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È disponibile il 5° report Sentieri - studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, finanziato dal Ministero della Salute, che analizza i dati di mortalità in particolari aree nazionali.
Sono 45 le zone del territorio italiano ad alto tasso di inquinamento che secondo i dati pubblicati nel nuovo report Sentieri dovrebbero entrare a far parte di un programma di bonifica che purtroppo ancora non accenna a partire. Si tratta a tutti gli effetti di siti che dovrebbero costituire un’emergenza sanitaria e ambientale ma per i quali, nonostante nel frattempo alla guida del Paese si siano alternati diversi governi, ancora nulla è stato fatto.
Il dato risultante dal report Sentieri - studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, finanziato dal Ministero della Salute, è sconcertante e acquisisce una portata ancora più drammatica se si considera la succitata situazione di stallo che coinvolge le operazioni di risanamento. In tutto si parla di 12mila decessi oltre alle aspettative nelle 45 aree, in buona parte causati da tumori maligni.
Tra le aree che destano maggiori preoccupazioni sono segnalate l’area di Casale Monferrato per la vicenda amianto-Ethernit, Terni per le acciaierie, Augusta per il petrolchimico fino al caso più eclatante che negli ultimi anni continua a essere sotto i riflettori della stampa: Taranto. Proprio Taranto ha destato preoccupazione con la notizia della nascita, negli ultimi 14 anni, di 600 bambini con gravi malformazioni.
Sono circa 6 milioni gli italiani potenzialmente esposti al rischio di sviluppare mesotelioma maligno, tumori del polmone, del colon, dello stomaco oltre ad altre patologie respiratorie. Un numero impressionante di persone spalmato su 319 comuni distribuiti nelle 45 aree critiche.
Il compito di Sentieri si ferma allo studio delle casistiche e alla diffusione dei dati, le soluzioni al problema devono però arrivare dai vertici del Paese. Quello che si rende necessario ora è dare un carattere di urgenza alle operazioni di bonifica dei territori finiti sotto la lente di Sentieri, per ripristinare una situazione sana per la salute dei propri abitanti.
Tra coloro che hanno deciso di esporsi e di rendere pubblica la propria opinione a riguardo spiccano Filippo Anelli, presidente della Fnomceo - Federazione nazionale dei chirurghi e degli odontoiatri - per quanto riguarda il versante strettamente medico, mentre sul fronte socio-politico è Confindustria a dire la sua. Entrambi puntano il dito contro la classe politica dirigente del paese, secondo loro ancora troppo poco sensibile al problema.
Secondo Confindustria per portare a termine i processi di bonifica occorrerebbe un investimento di 10 miliardi di euro, una cifra lontana per eccesso da quelli che sono i fondi messi a disposizione dallo Stato finora. Secondo l’organizzazione un investimento di tale entità consentirebbe agilmente di portare a termine i lavori dando vita, oltretutto, a 200mila nuovi posti di lavoro. Inoltre, sempre secondo Confindustria, l’insieme di imposte che andrebbero a gravare su questi posti di lavoro farebbero rientrare nelle tasche dello Stato una cifra pari circa alla metà dell’investimento totale.
Da parte sua invece il presidente Fnomceo Anelli ha dichiarato che “i dati che emergono dall’ultimo Rapporto Sentieri, in particolare quelli relativi all’area di Taranto, sono drammatici e non possono essere ignorati. Non possiamo, come medici, come cittadini, rimanere indifferenti: va data una risposta, subito. Il diritto fondamentale alla salute, del quale, come Ordine dei Medici, siamo garanti, non può essere compresso da nessuna istanza sociale, e neppure da quella, pur nobilissima, del diritto al lavoro”.
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26 Giugno 2020Iscriviti alla nostra Newsletter!
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