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Un nuovo (e attesissimo) decreto è finalmente in vigore: diventa obbligatorio distinguere, con apposita etichetta, il pane fresco da quello conservato, congelato o precotto.
Da qualche giorno è diventato finalmente operativo il decreto 1° ottobre 2018 n. 13, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 novembre, relativo alla produzione del pane.
Il pane, uno degli alimenti più cari agli italiani e alla base della dieta mediterranea, avrà finalmente un’etichetta che ne certificherà la freschezza. Dopo i recenti obblighi entrati in vigore per la certificazione dell’origine delle materie prime della salsa di pomodoro e della pasta, il Ministero aiuta il consumatore a distinguere il pane fresco da quello congelato con un apposito sistema di etichettatura.
Come funziona la nuova etichetta?
Secondo il “Regolamento recante disciplina della denominazione di «panificio», di «pane fresco» e dell’adozione della dicitura «pane conservato»”, il consumatore potrà acquistare pane realmente fresco e non semplicemente “caldo” spacciato per appena fatto.
Infatti, il pane che ha subito processi di surgelazione e congelamento o che contiene additivi chimici e conservanti non potrà essere più venduto per fresco e dovrà obbligatoriamente avere un’etichetta con la scritta conservato, o “a durabilità prolungata”.
Il pane precotto la cui cottura viene completata nel punto vendita (caso assai diffuso) dovrà ora essere posizionato in scomparti appositamente riservati e avere la dicitura aggiuntiva che ne evidenzi il metodo di conservazione e di consumo utilizzato.
Il pane può essere definito “fresco” quando non è mai stato congelato e scongelato e quando non contiene alcun conservante o additivo. Inoltre - ha precisato la Coldiretti - purché il pane sia fresco, è necessario che tra l’inizio della preparazione e la messa in vendita non vi sia un tempo più lungo di 72 ore.
Un nuovo passo verso l’aumento della consapevolezza dei consumatori? Senza dubbio, considerando che, secondo i dati raccolti da alcune inchieste televisive, l’importazione di pane precotto e congelato proveniente soprattutto dall’est Europa è aumentata con un fatturato passato da quattro a otto milioni di euro l’anno. Con l’etichetta viene fornito sicuramente uno strumento in più al consumatore per conoscere ciò che mangia, ma viene anche valorizzato il prodotto fresco che, da anni, è alla base della dieta italiana.
Tuttavia, per essere davvero trasparenti con il consumatore si dovrebbe, secondo Coldiretti, “prevedere anche per il pane l’etichettatura obbligatoria dell’origine delle farine utilizzate”.
Il riconoscimento dell’eccellenza italiana
Il pane, che ai tempi dell’Unità d’Italia costituiva la base dell’alimentazione italiana, è sempre meno presente sulle tavole degli italiani. Per Coldiretti, la quantità di pane consumata oggi è ai minimi storici.
Dare una spinta propulsiva ai prodotti della tradizione, rilanciando l’eccellenza gastronomica italiana, è un passo importante per ripopolare le tavole. Infatti, il nuovo Decreto in vigore vede il riconoscimento da parte dell’Unione Europea di sei pani della tradizione nostrana: la coppia ferrarese, la pagnotta del Dittaino, il pane casareccio di Genzano, il pane di Altamura, il pane toscano e il pane di Matera.
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