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Il surriscaldamento marino, diretta conseguenza del cambiamento climatico, ha a sua volta effetti devastanti sull'ambiente: scioglimento dei ghiacci, sbiancamento dei coralli, ecosistemi a rischio e fenomeni meteorologi marini estremi sono solo alcuni esempi.
Ci è stato detto, comunicato e documentato: il 2018 è il quarto anno più caldo di sempre. Il riscaldamento globale continua a fare danni a livello ambientale e non solo, fomentato dalla dispersione di gas a effetto serra capaci di causare un aumento delle temperature. Gli effetti collaterali sono moltissimi, e gravi. Malori, incendi, fenomeni meteorologici estremi e, non ultimo, il surriscaldamento dei mari.
In merito a quest'ultimo fenomeno, i ricercatori della Chinese Academy of Sciences hanno scoperto che il 2017 è stato l’anno più caldo mai registrato per gli oceani. Gli scienziati hanno esaminato i dati sulle temperature marine, raccolti da ricercatori di vari istituti in tutto il mondo, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso.
Le conclusioni? Dagli anni Novanta in poi, le temperature degli oceani hanno subito un'impennata, mostrando una “tendenza al riscaldamento a lungo termine, legata alle attività umane”. I gradi del 2017 hanno persino superato quelli del 2015, che deteneva il precedente record di anno più caldo. L'analisi ha misurato le temperature in aumento degli oceani nel complesso, mostrando che l’oceano Atlantico e l’oceano Antartico sono tuttavia quelli che hanno subito gli aumenti più importanti.
Clicca qui per approfondire!Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature avverte, inoltre, che le "ondate di calore marino" stanno diventando più frequenti (34%) e durano più a lungo (18%).
Tali primati possiedono un carico di ulteriori conseguenze- indoviniamo un po'- estremamente negative per la salute del Pianeta. Tanto lo sbiancamento dei coralli quanto lo scioglimento dei ghiacci, ad esempio, sono da considerarsi effetti dell’aumento delle temperature marine.
Lo sbiancamento dei coralli si verifica quando i coralli, stressati dal calore, dalla luce o dall’inquinamento, espellono le alghe simbionti che li mantengono in salute. Senza di esse, sono destinati a soccombere. Ebbene, negli ultimi trent’anni la metà dei coralli del pianeta è morta: una situazione tanto drammatica e urgente da spingere l’International Coral Reef Initiative, insieme a Nazioni Unite e WWF, a proclamare il 2018 Anno Internazionale delle Barriere Coralline.
Hans-Martin Füssel, esperto di cambiamenti climatici dell'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA), ha dichiarato che, a breve, “corriamo ilgrande rischio di perdere la maggior parte delle barriere coralline del mondo”.
Allo stesso modo, anche il calo dell’ossigeno oceanico, l’aumento del livello del mare, habitat marini instabili e uragani sempre più intensi sono possibili effetti dell’aumento delle temperature degli oceani.
Il surriscaldamento delle acque, spesso inavvertito dall'uomo, è infatti determinante per la vita delle creature marine, che migrano alla ricerca dell'habitat ideale. E così, non è raro scoprire la presenza di specie aliene all'interno di particolari ecosistemi, messi inevitabilmente fuori asse e a rischio dalla loro presenza.
Cosa ci riserva, in conclusione, questo futuro bollente? Le previsioni sono tutt'altro che confortanti. Come accade per molte questioni ambientali attuali e pressanti, serve tempestività e una strategia condivisa da parte della politica internazionale.
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13 Aprile 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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