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Nell’anno internazionale del turismo sostenibile, cresce il desiderio degli italiani per una maggiore sostenibilità, anche se non sempre l’informazione è adeguata. E, nel mondo, alcune strutture virtuose iniziano a raccogliere la sfida.
A pochi giorni dalla giornata mondiale del turismo sostenibile (celebrata il 27 settembre) e in quello dichiarato dall’Onu come anno internazionale del turismo sostenibile, possiamo festeggiare dati positivi.
La Borsa Italiana del Turismo ha evidenziato una crescita del 9% della domanda di ecoturismo rispetto allo scorso anno, mentre il VI rapporto di Univerde “Italiani, turismo sostenibile e ecoturismo” rivela che il 16% degli italiani dichiara di viaggiare solo tramite forme di turismo sostenibile.
Il desiderio di ridurre il proprio impatto negativo sul territorio si traduce, secondo lo studio, in queste priorità per il viaggiatore: il ricorso a guide locali per l’esplorazione di aree protette e borghi storici (57% degli intervistati), l’uso di prodotti a Km zero (54% degli intervistati), possibilità di lasciare l’auto a casa 55%).
Va ricordato tuttavia che il turismo sostenibile è qualcosa di più complesso, soprattutto quando riguarda aree la cui cultura o il cui ambiente sono a rischio: la vera sfida, per il turismo, è quella di rendere ogni viaggio una ricchezza sia per il viaggiatore sia per il territorio ospitante, senza che si debba pagare una controparte a caro prezzo per l’equilibrio ambientale, sociale e culturale locale.
Come ogni anno, l’associazione PURE Life Experiences, composta da esperti di turismo con focus sulla conservazione e sul viaggio esperienziale, premia dieci strutture o individui particolarmente virtuosi. Quest’anno, il premio per la migliore iniziativa di conservazione e sostenibilità è stato assegnato al Singita Kruger National Park: la struttura, fondata nel 1993, offre da allora lodge dagli elevati standard con attenzione alla sostenibilità e al supporto delle comunità locali.
Il premio è stato assegnato al Singita per l’installazione di un impianto solare in grado di abbattere del 70% i consumi dei generatori che alimentano la struttura, con un taglio annuale delle emissioni pari a 1.000 tonnellate.
Dal punto di vista dell’impatto culturale, è stato invece Oceania Expeditions ad emergere, grazie alla possibilità di sperimentare la vita all’interno di comunità locali a Karawara, in Papua Nuova Guinea. Ogni giorno, i locali guidano i turisti alla sperimentazione del loro stile di vita, grazie a una collaborazione che garantisce loro un reddito e che riaccende l’orgoglio nella prosecuzione delle tradizioni locali, generazione dopo generazione.
È importante ricordare, ad ogni modo, che il turismo sostenibile deve potersi dire tale sotto ogni aspetto: non è il singolo atto virtuoso a rendere un’esperienza sostenibile, ma l’intero viaggio, inteso come continuo contatto e scambio tra il visitatore e il territorio ospitante. Ogni scelta ha un peso e un costo, in modo diretto e indiretto: maggiore è la consapevolezza, maggiore è anche la possibilità di ricoprire il prezioso ruolo di risorsa positiva, anziché quello di costo sociale e ambientale da compensare.
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