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Con il dossier Nevediversa, Legambiente ci racconta alcune delle realtà che fanno delle nostre montagne una meta da vivere nel rispetto della sostenibilità.
Sono ben 41 le buone pratiche di successo raccontate nel dossier Legambiente: tutte legate -soprattutto- al turismo invernale (come indica già il nome del progetto stesso) e sparse in diverse regioni.
Le vette italiane e le vallate che le circondano sono una delle prime cartine tornasole del clima che cambia e dell’impatto dell’uomo sulla natura: approcciare questi ecosistemi senza aggravare una situazione già critica è la prima missione di chi ha voluto scommettere su un nuovo tipo di turismo trovando, in un numero sempre crescente di italiani, degli estimatori fedeli.
Per adattarsi agli ecosistemi montani è stato essenziale offrire proposte turistiche che non andassero contro natura: per questo oggi, nei casi in cui -per esempio- non ci sia abbastanza neve, si ricorre a discipline più resilienti: come il nordic walking o le ciaspole.
Ci si può così imbattere nell’Unione Montana Valle Maira e il Consorzio Turistico Valle Maira (Cuneo) che promuovono iniziative di turismo dolce e sostenibile; o nel Parco Naturale Regionale del Beigua che, da diversi anni, ha aperto i sentieri dell’Alta Via alle ciaspolate.
Molto interessante, soprattutto considerando il contesto storico e sociale recente, l’attività dell’Associazione “Con in faccia un po’ di sole” che, nelle Marche colpite dal sisma, rialza la testa in una zona in forte crisi -anche- economica grazie ad escursioni, sia invernali che estive, improntate su percorsi enogastronomici, culturali e fotografici.
Come detto, le nostre montagne sono particolarmente esposte ai cambiamenti climatici che, in questi particolari ecosistemi fragili, avanzano in maniera preoccupante: il dossier quindi non si occupa di mero turismo ma anche di tutte le prassi strategiche per l’adattamento al climate change attraverso strumenti di pianificazione e prevenzione.
“Con questo dossier –spiega Vanda Bonardo, Responsabile nazionale Alpi Legambiente– vogliamo dimostrare che un turismo a impatto zero e di qualità è possibile e lo si può praticare nel pieno rispetto dell'ambiente, senza artificializzare la montagna”.
Le fa eco Sebastiano Venneri, Responsabile Turismo di Legambiente, conscio del fatto che se non si può cambiare il destino della Natura montana, si può dare ancora più credito a quel turismo che “sta cambiando a ritmi vertiginosi. In questi anni si sta registrando un vero e proprio boom per i turismi ambientali. È fondamentale che l’offerta nel nostro Paese si adegui velocemente”.
E così si aggiungono altre storie come quella della Cooperativa Donne di Montagna (Ornica, Bergamo) che, con la realizzazione del primo albergo diffuso della Lombardia e la costituzione di una cooperativa di comunità ad hoc, ha salvato un intero paese dall’abbandono.
Ultime ma non certo per importanza anche le attività che non si sviluppano direttamente sul territorio ma nelle zone limitrofe, come succede a Bologna: nel capoluogo dell’Emilia Romagna, il Servizio Attività produttive e Turismo e Tper, con la collaborazione del CAI locale propongono, da ben da 26 anni, escursioni estive e invernali sull'Appennino bolognese.
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