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In Italia, la mobilità condivisa e sostenibile è in costante crescita. Un breve viaggio tra i numeri del nostro Paese, il trend europeo e le sfide del futuro.
Il secondo Rapporto Nazionale del settore parla chiaramente: con un aumento medio del 17% nel triennio 2015-2017, i settori relativi al carsharing, al carpooling e soprattutto al bike sharing, non hanno conosciuto flessione. Il nostro Paese è primo in Europa per maggiore diffusione di servizi bike sharing attivi e, nell’ultimo anno, l’utilizzo ‘condiviso’ delle biciclette nelle nostre città, ha toccato il picco del 147%. Questi risultati hanno ulteriormente consolidato un business importante ed evidenziano la vicinanza degli italiani non solo ad una pratica di sostenibilità ma anche ad uno stile di vita più sano.
Anche nel resto d’Europa, la rivoluzione delle mobilità condivisa è particolarmente sentita. Secondo Violeta Bulc, Commissario per i Trasporti UE, "le soluzioni di mobilità condivisa, collaborativa e multimodale rappresentano il futuro". Con la collaborazione di governi e municipalità, il futuro vedrà un trasporto pubblico non sostituito ma semplicemente più moderno e meno impattante.
Certo, il quadro è complesso: per alcuni analisti, come T&E e University of California, le prassi di ride sharing, cioè le attività di condivisione di passaggi (svolte anche a scopo di lucro), aumentano il traffico e riducono l’uso dei mezzi pubblici.
Serviranno quindi piani ad hoc da città a città: dovremo passare attraverso aumenti dei costi per la auto private e per i parcheggi e adattarci alle soluzioni pensate per redistribuire i flussi degli autoveicoli.
Inoltre, non bisogna dimenticare che gli interessi economici in gioco sono enormi e i soggetti che rischiano di perdere la propria posizione di vantaggio, oppongono resistenza invece che adattarsi.
Il caso più noto ha riguardato Uber, il cui contenzioso con i vecchi modelli di mobilità (tassisti in testa) è arrivato fino alla Corte di Giustizia Europea. La sentenza ha aperto prevedibili scenari di necessario adattamento: per la UE, ogni stato potrà intervenire in maniera autonoma per regolamentare nuovi e vecchi servizi e bilanciare un mercato in piena e veloce evoluzione.
La realtà dei fatti ci dice che tutto ciò che ruota attorno alla mobilità sostenibile crea utili e posti di lavoro, oltre a garantirci gli spostamenti quando questi sono difficoltosi. Un esempio su tutti: durante il “martedì nero” (il maxi sciopero indetto dai dipendenti dell’azienda pubblica di trasporti ferroviari francese) Blablacar ha registrato il triplicarsi della propria attività; contestualmente anche Uber France e il suo diretto concorrente Chauffer Privè hanno guadagnato un gran numero di passeggeri.
Quali che siano le soluzioni che adotteremo, non dobbiamo dimenticare che ci sono rivoluzioni impossibili da fermare; fasi di transizione che ci vengono richieste direttamente dal nostro stesso stile di vita che, divenuto sempre più impattante, si rivela anche più bisognoso di soluzioni sostenibili.
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