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È entrata in vigore la nuova legge sulla mobilità ciclistica, che rende obbligatori i finanziamenti per le ciclovie nazionali e la mobilità urbana ciclabile. Stanziati 14,8 milioni di euro alle Regioni per 70 itinerari e piste ciclabili.
Pari dignità alle biciclette rispetto ai veicoli a motori. Questo sembra essere il succo (e la promessa) della nuova legge sulla mobilità ciclabile in Italia, approvata dal Parlamento lo scorso 11 gennaio e recante “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”.
Recita l'articolo 1: “La presente legge persegue l'obbiettivo di promuovere l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto sia per le esigenze quotidiane sia per le attività turistiche e ricreative”. Da un lato c'è, dunque, la bicicletta come mezzo abituale in risposta alla crisi ambientale in atto; dall'altro le potenzialità di un settore ciclo-turistico ancora tutto da sfruttare.
“È entrata in vigore la legge sulla mobilità ciclistica, che rende obbligatori i finanziamenti per le ciclovie nazionali e gli itinerari urbani” ha dichiarato l'on. Silvia Velo, sottosegretario del Ministero dell'ambiente. “Il ricorso massiccio all'auto privata per gli spostamenti è fallimentare e soprattutto non più sostenibile. E grazie anche a questa nuova norma abbiamo cercato di procedere sulla strada della mobilità sostenibile con i fatti e non con semplici dichiarazioni d'intenti". Nello specifico, sono stati stanziati 14,8 milioni di euro alle Regioni per 70 percorsi e piste ciclabili. Entro sei mesi, il Ministero delle infrastrutture dovrà elaborare il piano generale per lo sviluppo della mobilità ciclistica, che le Regioni e i Comuni dovranno poi adottare.
La norma prevede, dunque, l’implementazione di una rete complessa della mobilità ciclabile su diverse scale: urbana e metropolitana, regionale, nazionale ed europea. Fondamentale sarà il raccordo fra le varie reti, tra cui la ciclabile transeuropea EuroVelo, la rete nazionale Bicitalia e le reti regionali ed urbane. In particolare, la rete Bicitalia sarà lunga almeno 20mila chilometri, interconnessa con le reti infrastrutturali e integrata con il sistema cicloturistico EuroVelo.
Le prime ciclovie nazionali individuate per il progetto sono: VenTo, da Venezia a Torino lungo il Po; la Ciclopista del Sole da Verona a Firenze; il Grab, Grande raccordo anulare delle biciclette di Roma; la ciclovia dell'Acquedotto pugliese; la ciclovia del Garda; la Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia; la ciclovia Adriatica, da Venezia al Gargano; la ciclovia della Magna Grecia, da Potenza a Pachino, in Sicilia; l'anello della Sardegna, da Santa Teresa di Gallura a Cagliari, Alghero e Sassari; la Tirrenica da Ventimiglia a Fiumicino.
Si tratta di un provvedimento atteso da molti. Anche perché, se messo in pratica adeguatamente, potrebbe colmare un ritardo politico, infrastrutturale e culturale di decenni nei confronti di altri Paesi europei, per cui gli spostamenti in bicicletta sono una realtà consolidata, possibile grazie a servizi dedicati puntuali ed efficienti.
In particolare la FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus, si è battuta a lungo per la legge e ha gioito ufficialmente per la sua approvazione. La legge, esulta la stessa FIAB, "fissa il principio generale che il Codice della strada che non deve più garantire solo la fluidità del traffico, ma da oggi in poi dovrà anche garantire la mobilità sostenibile e la circolazione dei velocipedi. Scusate se è poco”.
Non è poco. Ci sarà tuttavia da lavorare e fare in modo che i differenti livelli interessati dalla norma siano da un lato ben implementati, dall'altro collegati adeguatamente tra loro. Solo così, infatti, sarà possibile ottenere il massimo da questi buoni presupposti.
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