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Le associazioni ambientaliste denunciano l’incompletezza della Strategia Energetica Nazionale e sottolineano la necessità di uno sguardo più ad ampio raggio verso l’economia circolare. Da Legambiente proposte per linee guida per il Piano Energetico Nazionale del 2018.
L’abbandono da parte dell’Italia dell’uso di centrali a carbone, capaci di soddisfare appena il 16% del fabbisogno energetico emettendo il 40% delle emissioni dell’intero sistema energetico nazionale, è un punto cruciale del Piano Energetico Nazionale recentemente approvato. Una misura della quale essere felici, ma che a quanto pare non è sufficiente a far accogliere a braccia aperte il piano strategico da parte delle associazioni ambientaliste. Secondo Amici della Terra, la Strategia Energetica Nazionale è troppo focalizzata sulle fonti rinnovabili elettriche e non tiene sufficientemente conto dell’importanza di promuovere l’efficienza energetica, in particolar modo per quanto riguarda trasporto e consumi termici.
L’associazione ha lanciato la campagna #primalefficienza proprio per sottolineare le necessità più impellenti, che, secondo Amici della Terra, non hanno ricevuto sufficiente attenzione all’interno del documento: tra queste l’aggiornamento entro il 2015 dei certificati bianchi alla luce degli obiettivi 2030 per l’efficienza energetica; lo smart metering; il sostegno alla mobilità sostenibile tramite combustibili alternativi come elettricità e gas; la valorizzazione del recupero energetico in chiave di economia circolare e la corretta gestione del ciclo dei rifiuti.
La Strategia Energetica Nazionale, dunque, contiene molte lacune e così come è attualmente strutturata non è in grado di garantire il raggiungimento degli obiettivi al 2030 richiesto dal Piano nazionale clima-energia, che il nostro Paese dovrà presentare entro il 2018, al pari degli altri Stati membri dell’UE. Di questo parere è anche Legambiente, che nel corso della prima giornata del forum QualEnergia ha presentato la Roadmap di decarbonizzazione al 2030 e oltre - Scenari e proposte di policy per il Piano clima-energia italiano, elaborata dalla società di consulenza indipendente Elemens.
Gli scenari presentati all’interno della ricerca pongono le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica al centro di un ripensamento globale dei settori dell’edilizia, dei trasporti, dell’industria e dell’agricoltura, per fare in modo che i vantaggi ambientali crescano di pari passo con quelli economici.
Ogni anno, l’Italia importa circa 49 Mtep di combustibili fossili, per una spesa pari a 5,5 miliardi. A questa somma risparmiata si aggiungerebbero gli 11,5 miliardi di euro annui spesi in sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili (dati aggiornati al 2016). Gli investimenti andrebbero invece rivolti nel settore energetico, il quale beneficerebbe di 233 miliardi di euro al 2030 e di 2,7 milioni di posti di lavoro temporanei e permanenti.
Quello di Legambiente è un piano articolato, che mette in luce come incentivare l’uso di fonti rinnovabili sia solo un tassello del più generale quadro dell’efficienza energetica, raggiungibile soltanto tramite la costruzione di una globale economia circolare.
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