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Spreco alimentare e povertà sono facce di una stessa medaglia che i dati Waste Watcher traducono in numeri. La ricerca “Il contrasto dello spreco alimentare tra economia sociale ed economia circolare” cerca una soluzione facendo incontrare a Napoli domanda e offerta di cibo a rischio di spreco.
Spreco alimentare, l'altra faccia della fame nel mondo. Secondo Waste Watcher, il primo Osservatorio nazionale sugli sprechi attivo grazie a Last Minute Market, il solo spreco domestico costa alle famiglie italiane all'incirca 1 euro al giorno. Un totale di 360 euro l'anno, corrispondenti a 145 kg di cibo gettato ogni anno. D'altro canto, le stime segnalano che 1,5 milioni di persone sono costrette a vivere con 1 dollaro al giorno.
A fronte di ciò, il binomio spreco/povertà sembra indissolubile. Si tratta di una sfida di proporzioni epiche, una delle maggiori che i nostri tempi si trovano a dover affrontare. Errato pensare, tuttavia, che non si possa fare nulla: lato spreco, i comportamenti efficaci per prevenirlo e ridurlo sono molti, e alla portata di tutti.
Per questo, che fra i cittadini cresca l'interesse e la consapevolezza attorno al tema è fondamentale. Secondo dati dello stesso Osservatorio Waste Watcher, 4 italiani su 5 auspicano di poter fare uso di una family bag al ristorante, 9 italiani su 10 considerano grave e allarmante la questione spreco legata al cibo, l’81% si dichiara consapevole che il cambiamento parte da stessi e dalla propria famiglia, nel quotidiano.
E mentre l'Unione Europea adotta nuove linee guida e incentivi a tutela della donazione alimentare, da più parti fioccano indagini e iniziative per contrastare spreco e povertà alimentare. Un esempio su tutti riguarda una ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Federico II di Napoli in collaborazione con la onlus Qui Foundation e ANCI in merito allo spreco alimentare nel centro storico di Napoli. “Il contrasto dello spreco alimentare tra economia sociale ed economia circolare” ha calcolato che qui lo spreco alimentare generi 745 tonnellate di rifiuti l’anno.
L’indagine è stata effettuata su un campione di 984 attività di ristorazione tra cui ristoranti, mense, bar, pasticcerie e gelaterie. I dati raccolti mostrano che il 70% del cibo sprecato è rappresentato da prodotti invenduti che potenzialmente possono essere ancora consumati. A partire da tale assunto, sono dunque state individuate le onlus presenti sul territorio più adatte e vicine per effettuare la raccolta e distribuzione del cibo.
“Il progetto realizzato nel centro storico di Napoli vuole essere un reale aiuto per tutte le persone e le famiglie del territorio che vivono in condizioni di povertà alimentare. La ricerca mostra che il cibo invenduto, ma ancora utilizzabile per l’alimentazione umana, nel solo centro storico di Napoli ammonta a 2,5 milioni di pasti, una cifra che consentirebbe di sfamare 3.000 individui l’anno. Oggi più che mai, quindi, è necessario fare squadra per creare un modello vincente di contrasto allo spreco.”
Gregorio Fogliani, presidente QUI Foundation
Anche in questo caso, dunque, un modello circolare che faccia incontrare la domanda con l'offerta, la fame con l'esubero, il bisogno con il sovrappiù può essere una risposta convincente, capace di ridurre l'impatto economico, sociale ed ambientale di un paradosso chiamato spreco.
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