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Dalla Commissione Europea in arrivo fondi e iniziative per trasformare i piccoli Comuni in Smart Villages, luoghi innovativi e sostenibili in cui invertire la tendenza allo spopolamento.
Smart city: un tema che ha visto crescere esponenzialmente la propria popolarità negli ultimi anni, incarnando l’ideale città del futuro. L’Europa e l’Italia in particolare, però, non sono fatte soltanto di grandi e medi centri urbani: i borghi e i piccoli paesi che costellano il territorio rappresentano una sfida forse ancora più grande dal punto di vista della gestione sostenibile e della qualità della vita.
Sono le aree a maggiore rischio di abbandono; anche qui è necessaria una profonda trasformazione. Da questa esigenza sono nate le prime esperienze di “smart villages”, sperimentando modelli di sviluppo sostenibili e “intelligenti” applicati alle aree rurali.
La Commissione Europea si schiera a sostegno di queste iniziative: l’11 aprile a Bruxelles è stato presentato il piano europeo per gli “Smart villages”, con una strategia articolata in 16 iniziative tra seminari, conferenze e progetti pilota. L’obiettivo è quello di migliorare l’attuazione delle politiche Ue per lo sviluppo socioeconomico delle aree rurali.
È proprio in queste zone, forse ancor più che nei grandi centri urbani, che la tecnologia può giocare un ruolo determinante, cambiando il futuro dei piccoli borghi e aiutando a combattere le principali cause dello spopolamento, come l’assenza di servizi e la disoccupazione.
Esperimenti e progetti pilota si stanno sviluppando in tutto il mondo: l’lndia Trade Promotion Organisation (ITPO) ha istituito un premio nazionale che è stato quest’anno conferito al Govardhan Eco Village, creato dalla International Society for Krishna Consciousness. Lo smart village si trova a 100 km a nord di Mumbai abitato da una comunità agricola.
Fondato nel 2009, l’eco villaggio ha fatto progressi nel campo della coltivazione biologica, del benessere animale, dell’educazione e dello sviluppo rurale, dell’uso di energia alternativa, nella sostenibilità degli stili di vita e delle abitazioni.
La composizione prettamente agricola degli abitanti degli smart villages è un tratto comune in tutto il mondo e rende evidente la necessità di modelli diversi da quelli sperimentati con le smart city. In Italia, ha recentemente guadagnato fama nazionale un “villaggio intelligente” molisano, Castel del Giudice (provincia di Isernia) grazie a un recente servizio televisivo su rete nazionale.
Tra le innovazioni messe in atto dal borgo troviamo i lampioni intelligenti che permettono la riduzione del consumo elettrico e anche idrico, la realizzazione di un albergo diffuso sfruttando 50 stalle inutilizzate e la coltivazione di un meleto biologico che ha consentito il recupero di terreni in disuso.
Si potrebbe pensare che il fenomeno sia di piccole dimensioni, se si considera la scarsa diffusione della definizione “smart villages”. In realtà, gli esempi di iniziative volte alla valorizzazione dei centri abitati di piccole dimensioni in Italia sono tanti e in continua crescita. Tantissimi esempi si possono ritrovare all’interno dell’associazione Comuni Virtuosi, che ogni anno premia le iniziative di sostenibilità e innovazione che permettono di migliorare la qualità di vita nei centri abitati.
Tra questi citiamo il comune di Mogoro, in provincia di Oristano, con meno di 5000 abitanti. Qui l’illuminazione pubblica è alimentata con lampadine a vapore di sodio e nelle mense si utilizza acqua pubblica filtrata, riducendo così i rifiuti in plastica.
In Italia il 69,69% dei Comuni, 5.560, ha meno di 5000 abitanti. Per sperimentare innovazione e diversi modelli di vita, di certo lo spazio non manca.
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