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Tra produzione di rifiuti e corretta separazione, i più recenti dati Ispra mostrano come il generale calo nelle quantità di scarti pro capite ancora non si leghi ad una strategia efficace a livello nazionale, in grado di garantire risultati di recupero omogenei.
Nonostante la produzione di rifiuti in Italia sia in calo negli ultimi anni, c'è ancora molta strada da fare prima di poterci considerare un Paese virtuoso. Questo vale su più fronti: sia dal punto di vista della quantità degli scarti prodotti, sia dal punto di vista della loro gestione. Lo si può intuire già da un primo confronto tra i dati relativi alla produzione pro capite italiana raccolti dal Catasto dei Rifiuti dell'Ispra e i dati degli altri Paesi europei: con i nostri 486,9 kg pro capite, ci attestiamo al di sopra della media.
Più precisamente, siamo il sesto Paese per produzione di rifiuti, dopo Islanda, Danimarca, Lettonia, Paesi Bassi, Cipro e Norvegia. Ma se è vero che tra questi vi sono alcuni esempi particolarmente virtuosi per quanto riguarda la gestione, non possiamo affermare di vantare lo stesso titolo.
Come si evince dai dati recentemente riportati da Il Sole 24 Ore, eventuali strategie nazionali per il miglioramento non sono semplici da individuare e mettere in atto, a causa delle profonde differenze territoriali. Un esempio su tutti? Mentre in Emilia Romagna vengono prodotti ogni anno 625,3 kg di rifiuti pro capite, in Basilicata soltanto 358,7 kg.
Il primato negativo dell'Emilia Romagna dal punto di vista della produzione non è compensato dal primato della percentuale di riciclo, che si attesta al 53%: il miglior risultato è invece appannaggio del Veneto, dove viene differenziato il 64,7% dei rifiuti prodotti. Segue il Trentino Alto Adige, con il 64,6%, e il Friuli Venezia Giulia, con il 59%. I dati confermano un trend difficile da radicare nel nostro Paese, con una maggiore efficienza della raccolta differenziata al Nord rispetto al Sud Italia.
In fondo alla classifica troviamo, infatti, la Sicilia (13, 4%) e la Calabria (14,7%). Anche il dato positivo della Basilicata, minor produttrice di rifiuti pro capite, non evita il controbilanciamento dato dalle basse percentuali di riciclo, ferme alla soglia del 25%.
Se questi dati non stupiscono, risulta interessante analizzare anche quali sono i tipi di rifiuti maggiormente riciclati: nonostante le differenze locali, è possibile individuare alcuni trend nazionali. Le difficoltà minori si riscontrano nel recupero della frazione organica, la quale da sola costituisce in media il 42% dei rifiuti recuperati. Occorre fare un buon salto per arrivare al secondo materiale maggiormente raccolto, ovvero la carta, che costituisce in media il 24,4% dei rifiuti differenziati.
I rifiuti riciclati in minore quantità? Sono i rifiuti tessili e i RAEE, ovvero i rifiuti elettronici: non stupisce che si tratti dei materiali per i quali non vi sono cassonetti ad hoc e che non rientrano nei piani di gestione porta a porta. Simile destino anche per i rifiuti metallici e per quelli lignei, con un paio di eccezioni virtuose, ovvero la Valle d'Aosta (19,5%) e la Liguria (10,7%).
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