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Il CIC presenta in Europa l’eccellenza italiana della gestione dei rifiuti, mentre le politiche energetiche e industriali basate sul biometano stentano ancora a decollare per via di lacune normative.
Quando si tratta di gestire i rifiuti organici, l’Italia in Europa è considerata un’eccellenza. A ribadirlo è il Consorzio Italiano Compostatori (CIC), che il 24 febbraio è atterrato a Bruxelles – dove si discuteva di economia circolare – presentando i dati italiani del Rapporto rifiuti 2015 di Ispra. All’interno, tra gli altri, si sottolineano le quasi 6 milioni di tonnellate di rifiuti raccolti e una crescita del 9,5% della raccolta dell’umido, frazione fondamentale per contenere le emissioni inquinanti.
A corredo, di fronte all’UE, il CIC ha evidenziato il caso virtuoso di Milano: il capoluogo lombardo è la più grande città mondiale ad aver ampliato la raccolta differenziata dell’umido a tutti gli abitanti, protagonisti attivi di un modello efficiente capace di perfezionare la gestione e la raccolta dei rifiuti organici con soluzioni tecniche su misura.
Inoltre, le scorie non vengono sprecate, ma, attraverso impianti tecnologicamente avanzati, diventano oggetto della digestione anaerobica, processo biologico per mezzo di cui, in assenza di ossigeno, le sostanze vengono trasformate in biogas. Quindi, tramite un meccanismo di raffinazione, la CO2 viene rimossa e si ottiene biometano, ossia un gas con almeno il 95% di metano, percentuale che lo rende simile al gas naturale.
“Il biometano è un elemento strategico sia sotto il profilo delle politiche energetiche che sotto quello ambientale” – commenta Piero Gattoni, Presidente del Consorzio Italiano Biogas (CIB), a margine degli Stati generali del Biogas tenutisi a Roma il 25 e il 26 febbraio – “può essere alla base di un modello di economia circolare in grado di rilanciare l’intero sistema economico e industriale italiano”.
Lo Stato ne aveva già disciplinato gli utilizzi tramite un decreto ministeriale risalente a fine 2013, fornendo incentivi variabili a seconda che venisse usato per impianti di cogenerazione, come carburante per i trasporti o che fosse immesso nella rete di distribuzione del gas naturale. Ma, a due anni di distanza, il decreto non è ancora operativo perché, secondo il Direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), Massimo Centemero, “nonostante impianti e investimenti siano pronti, mancano ancora delle norme tecniche per la produzione e l’utilizzo del biometano, nonché standard che definiscano la qualità necessaria affinché possa essere immesso in rete”.
Nel momento in cui tali norme dovessero entrare in vigore, “le aziende italiane sarebbero pronte a produrre e commercializzare il biometano” – conclude Centemero – “e, grazie al suo uso come combustibile, l’Italia potrebbe primeggiare per la decarbonizzazione dei trasporti”. Uno dei tanti modi per rivalorizzare i rifiuti organici e re-inserirli nel ciclo produttivo, a conferma di una Italia in prima linea nel rispettare gli obiettivi UE sul riciclo e fornire alternative economiche sostenibili. A patto che le regolamentazioni giungano alla svelta.
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