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Nel quarto anniversario del disastro di Fukushima, il Giappone si interroga sul futuro della propria strategia energetica. Ma il governo di Shinzō Abe è stato chiaro: il nucleare è imprescindibile per il Paese.
Oltre 18 mila morti. Intere città e villaggi distrutti. Il disastro di Fukushima è il più grave che abbia colpito il Giappone dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Dopo quattro anni, nonostante i 26 mila miliardi di yen (oltre 200 miliardi di euro) destinati alla ricostruzione, i problemi irrisolti sono ancora molti. E con il governo Shinzō Abe si è riacceso il dibattito sul futuro della strategia energetica del Paese.
L'opinione pubblica e la politica giapponese devono infatti decidere quale debba essere il futuro del nucleare, tra i timori per la sicurezza e le opposizioni alla riattivazione delle centrali da un lato e, dall'altro, l'affidamento fatto su quella fonte di energia per quarant'anni, in un Paese quasi del tutto privo di risorse energetiche alternative.
A meno di due mesi dal disastro, l'allora primo ministro Naoto Kan dichiarò che, in tema di energia, il Giappone doveva "ricominciare da zero": abbandonare il piano di ottenere metà del proprio fabbisogno energetico dal nucleare e investire, invece, nelle rinnovabili, un settore in cui il Paese era rimasto indietro rispetto a Stati Uniti ed Europa.
Da allora, confidando nel sostegno del governo, grandi progetti sono stati avviati nel settore delle rinnovabili in diverse zone del paese: la pista dell'aeroporto nella città di Makurazaki è stata interamente coperta di pannelli solari e nel 2013 ha aperto l'impianto di Nanatsushima, il più grande del Paese.
Secondo quanto riportato dal New York Times, oggi la produzione di energia solare in Giappone è pari a circa 3,4 Gigawatt. Tuttavia, per rendere la crescita delle rinnovabili solida e , soprattutto, duratura, si rende necessario un adeguamento delle infrastrutture e il sostegno politico che negli ultimi mesi sembra incrinarsi.
Con l'arrivo del governo di Shinzō Abe, a fine 2012, infatti, si ritorna a parlare della riapertura di alcune centrali nucleari. Le prime addirittura già a giugno di quest'anno.
L'Autorità di regolazione del nucleare giapponese ha avviato un processo di revisione degli standard di sicurezza in base alle nuove, e più strette, norme del dopo-Fukushima, concedendo le approvazioni preliminari per quattro reattori.
Le proteste però non hanno tardato ad arrivare. La difficile e mal riuscita gestione del disastro di Fukushima e le notizie che continuano ad emergere sulle conseguenze dell'incidente non avvicinano l'opinione pubblica all'idea di un'imminente riapertura di alcune centrali nucleari nel Paese: vari sondaggi danno i contrari oltre il 60 per cento della popolazione giapponese.
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26 Giugno 2020Iscriviti alla nostra Newsletter!
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