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Si chiama"Clicking Clean: How Companies are Creating the Green Internet” ed è il nuovo report di Greenpeace, che mette a confronto 19 aziende leader del settore di internet, per valutarne comportamenti e passi avanti nella direzione di un web sempre più green.
Diciannove grandi aziende, trecento data center, un'unica classifica con una sola capolista, distintasi a colpi di click “puliti”. Secondo il rapporto “Clicking Clean: How Companies are Creating the Green Internet”, redatto da Greenpeace, la mela più tecnologica al mondo anche la più verde: è infatti la Apple a raggiungere la media più alta nei giudizi attribuiti dall'associazione ambientalista, aggiudicandosi l'appellativo di “Green Internet Innovator”.
I metodi di valutazione sono immediati e familiari, una scala di voti che scende dalla A alla F, ma quali sono esattamente i criteri di giudizio? Innanzi tutto, la trasparenza di informazioni in materia energetica, fondamentale per garantire ai clienti l'accesso ai dati necessari alla valutazione dell'impronta ecologica dei loro fornitori. In secondo luogo, i progressi nel raggiungimento dell'impegno a lungo termine del 100% di energie rinnovabili impiegate. Poi l’efficienza energetica, ovvero la diminuzione dei consumi delle infrastrutture informatiche che rendono funzionante il web, i sistemi cloud, e tutto ciò che richiede un'ingente mole di elettricità per funzionare. E infine, la messa in pratica di azioni di lobby per diffondere attivamente buone prassi e comportamenti virtuosi.
Gary Cook, autore del rapporto, afferma che Apple, raggiungendo per prima l'obiettivo del 100% di energie da fonti rinnovabili per alimentare iCloud e sfruttando, nei data center del North Carolina, il più grande impianto fotovoltaico ad uso privato degli Stati Uniti, “ha contribuito a stabilire un nuovo standard per il settore”.
Ottimo piazzamento anche per Facebook, meritevole di aver fatto notevoli passi avanti nelle politiche di trasparenza, insieme a Google ed eBay, esortate tuttavia a fare di più sul fronte dell'energia sostenibile.
“In the Middle of the Road”, cioè a metà strada, ci sono Yahoo, IBM, Microsoft, HP e quelle aziende che, citando il report, “fanno progressi verso un internet più verde, ma non ne sono apripista e promotrici”: tutti quei soggetti, insomma, che devono mantenere il loro impegno costante per evitare di essere rimandati a settembre.
Twitter, invece, al momento risulta essere bocciata senza possibilità di appello. Secondo Greenpeace, infatti, per ora il celebre uccellino tace sotto il profilo ambientale, non mostrando alcuna politica verso la costruzione di una rete internet più green-oriented. Per questo motivo, la punisce severamente con una media in bilico tra la E e la F, nell'attesa che estenda all'ambito della sostenibilità quella capacità di coinvolgimento cui ci ha abituato nel settore della comunicazione social.
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26 Giugno 2020Iscriviti alla nostra Newsletter!
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