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Alla COP27 di Sharm El Sheikh, il Nobel per la Pace Al Gore ha presentato il primo rapporto del progetto Climate Trace. In Italia Space Economy è il programma finalizzato alla stessa missione: quantificare e localizzare le emissioni.
La presentazione del primo rapporto del progetto Climate Trace durante i lavori della COP27 di Sharm El Sheikh (Egitto) ha ottenuto ampi consensi e dato la sensazione di apertura di un nuovo capitolo nella lotta al cambiamento climatico.
Attraverso le attività dei 300 satelliti e più di 11.100 sensori lanciati in orbita e nell’atmosfera, impegnati a ottenere informazioni indipendenti sulle emissioni di gas inquinanti, il risultato del lavoro di Climate Trace è un approccio estremamente scientifico, trasparente e tempestivo di monitoraggio dell’inquinamento nel globo.
Climate Trace, origini e storia
Climate Trace nasce nel 2019 dall’iniziativa di tre organizzazioni no profit finanziate da Google.org, il piccolo gruppo diventa una coalizione nel 2020 e a dicembre dello stesso anno co-ospita il Remote Sensing Technology Forum con UN Race to Zero, aggiungendo nuovi partner e collaboratori. Il progetto acquisisce credibilità internazionale fino a ottenere placet di scienziati ed esperti esterni, oltre che un talk TEDX ad ottobre 2021.
A marzo del 2022, Climate Trace e The Climate Group lanciano il progetto "States and Regions Remote Sensing" (Starrs) per fornire inventari delle emissioni per i governi subnazionali. Oltre mille organizzazioni sono collaboratrici del progetto, insieme al Nobel per la Pace ed ex presidente degli Stati Uniti Al Gore, che alla COP27 d’Egitto ha presentato il primo rapporto della coalizione.
Climate Trace sfrutta le immagini satellitari, forme nuove di telerilevamento e l’intelligenza artificiale per monitorare le emissioni di gas serra causate dall'uomo con dettagli e velocità senza precedenti e si sta attrezzando per fornire riscontri non più calcolati annualmente, ma mensili e settimanali.
Climate Trace e l’Italia
Climate Trace è naturalmente attivo anche In Italia. Scopriamo così che il traffico di Roma produce più emissioni dell’aeroporto di Fiumicino, mentre in Lombardia la raffineria di Trecate produce più emissioni dell’aeroporto di Malpensa e le risaie di Pavia poco meno della raffineria di Sannazzaro. A Sud il traffico di Napoli produce più emissioni di quello romano, mentre le Acciaierie ArcelorMittal (ex Ilva) inquinano quanto il traffico della città di Tampa (Florida). In Sicilia le raffinerie di Milazzo e Priolo (Eni e Lukoil) sono le principali fonti di emissioni, mentre il cementificio dell’Isola delle Femmine (Palermo) emette la stessa CO2 del cementificio cinese di Baoji.
Anche in Italia è in fase di studio un’iniziativa simile a Climate Trace, supportata da Ispra e finanziata già dal Ministero dello Sviluppo Economico (oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy).
Il programma Italian Space Economy, e nello specifico il programma Copernicus, lavorerà su dati open source che verranno sottoposti e utilizzati durante i tavoli nazionali di climatologia, geologia e idrologia operativa, nonché nei tavoli di consultazione del Copernicus User Forum. Space Economy parte dall’obiettivo di sviluppo della ricerca e le infrastrutture spaziali italiane supportato da un finanziamento da 4,7 miliardi di cui il 50 per cento coperto da risorse pubbliche.
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