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Il mercato dell’olio extravergine d’oliva pugliese è in ginocchio. Non sono bastate le gelate del 2018 o il disastro della Xylella, ad aggravare la situazione ci pensa l’olio straniero che invade i magazzini pugliesi.
I dati che emergono sulla situazione del mercato oleario da un’indagine di Coldiretti, basata sui dati forniti dal Ministero delle Politiche Agricole, sono preoccupanti: gli oli stranieri, in particolar modo spagnoli, si stanno guadagnando sempre più spazio nei magazzini pugliesi. Si stima che nella regione 9 milioni di chili di olio extravergine d’oliva sono importati, dato che fa quindi registrare un +10% rispetto al dicembre del 2018.
Ad allarmare sono i prezzi degli oli pugliesi in continua discesa, un crollo che sta mettendo a durissima prova la salute di un mercato, quello della produzione olearia pugliese, già in profonda crisi in seguito alle perdite, in alcuni casi anche dell’85%, causate dalle gelate del 2018 e dagli attacchi del batterio Xylella Fastidiosa.
La denuncia del presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, è grave. Stando alle sue parole “dall’anello più debole della catena fino alla trasformazione, tutta la filiera dell’olio è strozzata da pratiche commerciali che hanno fatto crollare del 40% il prezzo dell’olio. L’invasione di olio d’oliva spagnolo con le importazioni che nel 2019 crescono in quantità del 48% non fanno che aggravare la situazione con gravi ripercussioni sul mercato e sull’Uliveto Italia”.
Rivolgendosi in parte anche ai consumatori, Muraglia ha poi proseguito dicendo che “Le speculazioni in campagna vanno stanate sui banchi di vendita al consumo. In una bottiglia di olio venduta sugli scaffali della grande distribuzione a 2 o 3 euro è impossibile sia contenuto olio extravergine di oliva perché non coprono neanche i costi di produzione. L’olio extravergine di oliva made in Italy non può essere venduto a meno di 7-8 euro al litro allo scaffale. Bisogna guardare con più attenzione le etichette, acquistare oli sulla cui etichetta è esplicitamente indicato che siano stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente da aziende olivicole e frantoiani che fanno della tracciabilità il fiore all’occhiello aziendale”.
Ma i frantoiani salentini non vogliono cedere e soprattutto non vogliono piegarsi alla politica delle importazioni, preferendo acquistare le olive dalla vicina provincia barese. Per questi produttori la trasparenza nei confronti dei consumatori è fondamentale. Secondo Coldiretti sono due gli interventi necessari per tutelare la filiera olivicola pugliese: condizioni contrattuali più eque lungo tutta la catena produttiva e di distribuzione e maggior trasparenza.
La mancanza di trasparenza e di controllo sono ciò che favorisce l’arrivo di olio dall’estero. La legge parla chiaro: secondo quanto imposto dal Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009 ogni etichetta dovrebbe riportare chiaramente l’origine della materia prima da cui si è ricavato il prodotto, ma di fatto così non è. Sempre più spesso ci si ritrova tra le mani bottiglie d’olio con nomi e loghi che richiamano l’italianità, ma la dichiarazione di provenienza reale è riportata sul retro in caratteri microscopici e difficilmente leggibili.
Secondo Coldiretti i problemi non sono soltanto sugli scaffali della grande produzione ma anche nei ristoranti, dove si stima che il 22% dei contenitori di olio non rispetti la Legge 30 Ottobre 2014, n. 161, che prevede l’obbligo del tappo antirabbocco, pena sanzioni e confisca dei prodotti.
Per opporsi a questo sistema distruttivo per l’economia nazionale, per i produttori e, non ultimo, per le tradizioni nostrane, ciascuno dovrebbe soffermarsi a riflettere, acquistare più consapevolmente e rendersi anche conto che, stando alle politiche contrattuali attuali, in una bottiglia venduta dalla grande distribuzione per 3€/litro non può esserci dell’olio extravergine di oliva italiano, per quanto possa sembrare dall’etichetta.
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