Secondo i dati riportati nel Med & Italian Energy Report del centro studi Srm il peso delle fonti rinnovabili in Ue è passato dal 15% al 41% e si prevede un aumento.
L’Europa si muove in modo più rapido verso la sostenibilità. Secondo il nuovo rapporto "Med & Italian Energy Report", realizzato dal centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, l'Europa ha il miglior rapporto tra consumo di energia e Pil rispetto a Cina e Stati Uniti. Il rapporto, collegato al gruppo Intesa Sanpaolo e sostenuto dalla fondazione Compagnia di San Paolo, in collaborazione con l'Energy Center del Politecnico di Torino si concentra, appunto, sulla transizione energetica e sul ruolo di rilievo che l'idrogeno può rivestire in termini di sostenibilità ambientale e di equità per lo sviluppo e la cooperazione tra l'Europa e l'area del Mediterraneo. Il rapporto evidenzia come Cina, Usa, Unione europea e India siano ancora i maggiori consumatori di energia mondiale, con una percentuale pari al 56%, con quote per Cina e Usa, rispettivamente, del 23% e del 15%, Unione europea 11% e India 6%. In Europa, negli ultimi vent'anni, la riduzione di uso del carbone è scesa dal 32% al 13%; inoltre, l'utilizzo del gas naturale è cresciuto in maniera significativa passando dal 16% al 22%, mentre quello di energie rinnovabili è passato dal 15% al 41%.
Il Rapporto, giunto alla sua terza edizione, compie un’analisi ad ampio raggio sul tema dell’idrogeno, una delle nuove frontiere del futuro sistema energetico. Oggi, infatti, è necessario porre l’attenzione su fonti energetiche e tecnologie che possano consentire il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità al centro dell’agenda europea e italiana. Il rapporto ha evidenziato, inoltre, che le strategie dell'Unione europea prevedono un importante aumento del peso delle rinnovabili, che dovrebbero arrivare a coprire il 61% del mix elettrico entro il 2030, l'84% entro il 2040 e l'88% entro il 2050. Ma c'è ancora una forte dipendenza dell'Ue dalle importazioni di energia da altri Paesi (58%); dipendenza che nel nostro Paese è ancora molto alta (77%) e che lo rende vulnerabile sul tema della sicurezza energetica, la cui garanzia è fondamentale per far funzionare al meglio le attività sociali ed economiche.
In questo contesto, la regione del Mediterraneo può assumere un ruolo cruciale in termini di sviluppo di nuove fonti rinnovabili e tecnologie orientate alla riduzione delle emissioni e all’efficientamento di tutta la filiera energetica. I Paesi del sud del Mediterraneo risultano ancora fortemente dipendenti dalle fonti fossili: in quest'area, infatti, l'87,5% dell'elettricità deriva da gas e petrolio, mentre le rinnovabili al momento impattano per meno del 6%. I Paesi mediterranei appartenenti alle sponde nord, est e sud presentano caratteristiche energetiche differenti: l'intensità energetica, ossia “la misura della quantità di energia necessaria per produrre un'unità di pil, va da 5,7 megajoule/dollaro al nord a 11,4 megajoule/dollaro al sud – dove il valore più basso indica una maggior efficienza del sistema”. Differenze che si riflettono anche con riferimento ai tre principali driver energetici: equità energetica, sostenibilità ambientale e sicurezza energetica. “Il PNRR rappresenta la base per iniziare un nuovo processo nel nostro Paese fondato sull’economia Green ed anche sulla sinergia che può instaurarsi con l’economia Blue” ha dichiarato Massimo Deandreis, Direttore Generale, SRM. “Abbiamo voluto tracciare un quadro dei nuovi orizzonti e delle nuove sfide che lo scenario competitivo ci chiama ad affrontare: investimenti in infrastrutture, miglioramento della sicurezza energetica, rinnovabili ed efficienza, più sostenibilità e attenzione a ciò che va sviluppandosi sul tema dell’idrogeno. L’Italia deve essere pronta a giocare e vincere “The new game of Hydrogen”, è questa la nuova capacità da mettere in campo”.
Per Ettore Bompard, Direttore Scientifico ESL@Energy Center del Politecnico di Torino
“la transizione energetica è ormai un’esigenza indifferibile anche per la regione Mediterranea. La sua implementazione poggerà sull’interazione tra tre commodity chiave: energia elettrica, idrogeno e gas. In particolare, l’idrogeno “verde” (prodotto a partire da fonti rinnovabili) potrà rivestire un ruolo di rilievo non soltanto da un punto di vista di sostenibilità ambientale, ma anche come opportunità di sviluppo per i paesi delle sponde Est e Sud e, pertanto, di crescita armonica dell’intera regione mediterranea. Investimenti mirati nel settore, supportati da un’adeguata cornice normativa, potranno infatti consentire la creazione di una nuova filiera industriale, portando a un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e a una possibile stabilizzazione dell’area. Ciò consentirà di aprire le porte a un nuovo dialogo energetico Mediterraneo, basato sulle rinnovabili, in grado di rimpiazzare quello attuale, fondato sulle fonti fossili”
Arrivederci Presidente!
11 Gennaio 2022Iscriviti alla nostra Newsletter!
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