Lo scorso 14 ottobre è uscito il Libro Bianco sulla Comunicazione Ambientale - testo che trova le sue origini nel gruppo di “comunicazione ambientale" di Ferpi (Federazione delle Relazioni Pubbliche) e che pone come obiettivo quello di fornire un contributo formativo e informativo al lettore, frutto dell’esperienza e della pratica professionale dei due coordinatori - Sergio Vazzoler e Stefano Martello - e di undici colleghi che hanno fornito il loro contributo, tra cui la sottoscritta.
Il Libro bianco sulla comunicazione ambientale esce in un momento particolare caratterizzato da un’emergenza sanitaria che porta e porterà con se cambiamenti su molti fronti, in primis la necessità di rivedere importanza e verticali della comunicazione ambientale. Qual è il vostro parere in merito?
Stefano Martello: devo essere sincero, non credo che sarà necessariamente così. Questa pandemia, per come la vedo, ci ha insegnato (e, in qualche modo, confermato) molto sul modo in cui affrontiamo tematiche complesse. Una tendenza alla focalizzazione circoscritta di temi, argomenti e soluzioni. Che, non a caso, risultano perennemente fragili nel medio lungo periodo e più simili ad un tappo con cui cerchiamo di chiudere una diga. Molte delle principali tematiche ambientali, in tal senso, sono state “accantonate” e addirittura molte delle soluzioni con cui abbiamo cercato di arginare il virus sono state assunte senza pensare al dato/impatto ambientale.
Credo che il motivo non risieda solo nella velocità imprevedibile con cui questa emergenza è entrata nelle nostre vite, nei nostri affetti e nelle nostre professioni ma anche in una certa tendenza verso una soluzione immediatamente spendibile e codificabile ma non per questo sostanzialmente rispondente a quella che è la complessità del nostro tempo. E delle sfide che ci troviamo ad affrontare. Proprio per questo, ritengo che sia nostro dovere accreditare (implementare, per i più ottimisti) la comunicazione ambientale fuori dalle contingenze del momento, donandole una personalità propria e una motivazione assoluta e diffusa. Che mantenga inalterata la propria funzione strategica, resistendo anche in un tempo come quello che stiamo oggi percorrendo.
Sergio Vazzoler: la pandemia porta con sé molti insegnamenti utili a chi si occupa di comunicazione ambientale. Nel capitolo del nostro libro dedicato alla “cassetta degli attrezzi” del comunicatore ambientale, mettiamo in evidenza le 3C che caratterizzano questo tipo di comunicazione: la complessità, la contraddittorietà e la conflittualità. Ebbene, se pensiamo al dibattito pubblico di questi drammatici mesi, non possiamo trovare fortissime analogie. Abbiamo dovuto - innanzitutto per difendere la sicurezza (nostra e degli altri) - acquisire dimestichezza con temi e argomenti di cui sapevamo pochissimo ed estremamente complessi, proprio come le mille sfaccettature connesse al tema ambientale. Nelle varie fasi del contagio pandemico, poi, molti di noi hanno contraddetto le proprie convinzioni in merito all’utilità o meno dei provvedimenti restrittivi o delle dinamiche del contagio: è naturale, abbiamo imparato e stiamo ancora imparando (a caro prezzo) ad affrontare un nemico per molti versi nuovo, sconosciuto e infido.
Ma è altrettanto vero che stiamo imparando a non fidarci troppo di noi stessi e delle nostre certezze. E anche in questo caso il parallelismo con i nostri comportamenti nei confronti delle cause ambientali è lampante: si pensi alla crescita della nostra sensibilità in qualità di consumatori nei confronti dei prodotti eco-sostenibili e la contemporanea richiesta di porzioni mono-uso, adatte ai nostri stili e tempi di vita. E infine la conflittualità: così come ci si divide tra sviluppo industriale e tutela dell’ambiente, il dibattito pubblico in corso è schiacciato tra catastrofisti e negazionisti, frustrando l’emergere di una comunicazione equilibrata e capace di accogliere le paure ma al contempo incidere sulla responsabilità individuale e collettiva. Insomma, l’insegnamento più importante che la pandemia lascia a chi ogni giorno deve comunicare i temi ambientali è che la relazione tra ambiente, salute e economia diventa sempre più stretta e intrecciata per istituzioni, imprese e singoli cittadini.
I 13 contributi in cui si articola il testo offrono una visione molto peculiare del tema della comunicazione ambientale. Lo dobbiamo considerare un punto di partenza che accompagnerà tutte le evoluzioni che la materia registrerà o un punto di arrivo, quindi strumento di consultazione per addetti e non addetti ai lavori?
Stefano Martello: né i curatori né gli autori e le autrici hanno mai inteso disconoscere ciò che è accaduto prima dell’uscita del testo. Sarebbe stato troppo semplice, e intellettualmente mortificante. Anzi, credo che quel patrimonio di azioni, intuizioni, leggerezze, sbagli possa tornarci utile per comprendere quali segmenti della narrazione siano maggiormente vulnerabili (nel confronto con esigenze e aspettative totalmente modificate anche rispetto al recente passato) in contrasto a quelli che, al contrario, sono ancora validi. Per questi motivi non me la sento di definire il testo come un punto di partenza. Nello stesso tempo, credo che le stesse pagine di questo libro – la sua stessa ampiezza contenutistica, persino una certa discordanza tra i vari racconti che lo alimentano – non possano essere classificate come un punto di arrivo, se non temporaneo e provvisorio. Fin dai primi momenti in cui questo progetto non era altro che un proposito, ho sempre pensato che il punto forte risiedesse proprio nell’approccio metodologico che avevamo scelto e condiviso.
Sguaiatamente multidisciplinare e, per questo, faticoso nella consultazione e nel passaggio da un tema all’altro. Ai nostri primi lettori di bozza, che lamentavano questa difficoltà di inquadramento editoriale, abbiamo sempre risposto – talvolta a muso duro – che se questa era la critica allora eravamo sulla strada giusta. Per affermare che la comunicazione ambientale non consiste solo nel dire di lasciare a casa la macchina e di girare su di un monopattino. Che la questione riguarda, congiuntamente, infrastrutture, condotte produttive, modalità di accesso alle tecnologie. Spiegate e declinate da professionisti competenti che ogni giorno studiano, assorbono, criticano, rielaborano e personalizzano una mole incredibile di informazioni e il cui riconoscimento – da parte di una qualsiasi organizzazione complessa – rappresenta un primo ineludibile step. Più che la scrittura, è stato questo l’aspetto difficile del lavoro e devo riconoscere che se questo obiettivo è stato colto (in che misura, lo decideranno il lettore e la lettrice) molto si deve anche al sostegno che ci è stato offerto dai responsabili della collana New Fabric di Pacini Editore che non si sono limitati ad accogliere questa scelta ma l’hanno doverosamente strizzata e stressata. Volendo concludere con le parole della quarta di copertina, si tratta semplicemente di un libro che non si limita a riassumere l’esistente ma cerca di proiettarsi in un possibile futuro. Più faticoso. Meno cool. Più funzionale rispetto alle sfide che ci attendono e ai ritardi maturati.
Sergio Vazzoler: certamente un punto di partenza. Sentivamo l’urgenza di raccogliere una serie di esperienze e sensibilità che ritenevamo preziose per delineare un primo frame in cui collocare la sfida rappresentata dal trovare chiavi di lettura in grado di comunicare il tema ambientale. Abbiamo messo insieme i percorsi di formazione con le caratteristiche proprie del comunicatore ambientale, i tratti distintivi della comunicazione green nelle grandi imprese, PMI, infrastrutture e utilities, il ruolo della comunicazione negli enti di controllo e nei comitati cittadini e, infine, abbiamo aperto una finestra sui nuovi linguaggi (dal cinema al teatro passando per i musei): tutto questo ci ha consentito di evidenziare la vastità del campo in cui occorre misurarsi ma al contempo ci costringe a focalizzarci verticalmente su ognuna di queste aree d’indagine applicativa e a svilupparla cercando e unendo i puntini tra di esse. Mettiamoci in cammino, ben sapendo che non esistono scorciatoie!
È uscito il Libro Bianco sulla comunicazione ambientale a cura di Sergio Vazzoler e Stefano Martello. Scopri di più e acquista il volume a un prezzo speciale: clicca qui
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