Per la rubrica "L'angolo del Comitato Scientifico", dedicata a commenti e approfondimenti di natura istituzionale e aziendale, pubblica e privata, oggi viene pubblicato il contributo di Maurizio Davolio, Presidente Associazione Italiana Turismo Responsabile.
La pandemia va finalmente (speriamo!) esaurendosi ed ormai anche le restrizioni sono state quasi totalmente tolte in tutto il mondo; il turismo sta riprendendo in pieno, sia pure con qualche diversità rispetto agli anni passati, che meriteranno studi e riflessioni.
Di certo è riesploso il fenomeno dell’overtourism, in tante città, nelle isole, in alcune località di montagna e ora anche nei borghi, diventati trendy durante la pandemia.
L’eccesso di flussi turistici concentrati nello spazio e nel tempo sulle destinazioni turistiche produce gli effetti ben noti e da alcuni anni studiati con grande attenzione e preoccupazione: forte turbamento della vita delle popolazioni residenti (traffico, congestione nelle strade, rumore, sporcizia, comportamenti intollerabili da parte dei turisti), deciso aumento dei prezzi nelle aree più frequentate, scomparsa del commercio tradizionale sostituito da quello orientato ai turisti, conseguente frequente trasferimento degli abitanti in altri quartieri.
Situazioni che portano a dure proteste da parte dei residenti e alla richiesta, rivolta alle autorità, di adottare misure di contenimento e di regolamentazione.
Tuttavia va considerato un aspetto molto importante: protestano coloro che non ricevono beneficio dal turismo, mentre ovviamente non si fanno sentire coloro che invece ne beneficiano, e che non sono soltanto gli operatori turistici in senso stretto (alberghi, ristoranti, guide) ma anche commercianti, proprietari di case e appartamenti da affittare ai turisti, taxisti. Nessuno scende in piazza per esprimere soddisfazione per i guadagni che ricava dal turismo, susciterebbe la curiosità della autorità fiscali. Questa osservazione ci servirà per esaminare alcune proposte per affrontare il problema.
Una strategia per regolare i flussi turistici e contenere l’eccesso deve anche tener conto delle reali situazioni oggettive delle destinazioni: un conto è adottare misure in un’isola, un sito archeologico, una spiaggia, un museo, un porto di sbarco delle crociere, un conto è dover affrontare il problema nel centro storico di una famosa città d’arte, dove i turisti affluiscono da tutte la parti e con tutti i mezzi di trasporto esistenti.
Pertanto è necessario adottare strategie personalizzate e articolate in azioni anche molto diverse fra di loro.
Ciò che in ogni caso tutte le amministrazioni pubbliche devono fare è assumere un ruolo attivo, di governo del turismo, che non va lasciato alla propria spontaneità.
Tante scelte possono essere compiute: tutti i nuovi siti di interesse turistico e gli attrattori (musei, pinacoteche, teatri, sale convegni, centri commerciali dell’artigianato artistico ecc.) dovrebbero essere realizzati in aree periferiche, distanti e separate dalle aree più frequentate dai turisti; tutti gli eventi culturali, artistici, musicali, di rievocazione storica dovrebbe essere calendarizzati al di fuori dai periodi di alta stagione; la promozione turistica dovrebbe puntare decisamente sulle stagioni basse rivolgendosi soprattutto ai target in grado di adeguarsi. E soprattutto è indispensabile attivare sistemi di prenotazione degli ingressi, ad esempio ai musei a ai siti di grande interesse culturale e turistico, al fine di garantire a tutti la possibilità di visita, ma in modo ordinato, con tempi di visita adeguati e fruiti in un contesto gradevole e non eccessivamente affollato e caotico. Si evitano l’overbooking, il rischio del divieto di ingresso, anche se ovviamente sarà necessario programmare il viaggio solo in presenza di una prenotazione della visita.
Tutto questo sarà sufficiente? Forse in varie situazioni non lo sarà, tutti tendiamo a recarci nelle destinazioni più celebrate, a visitare i siti più famosi e possibilmente nella stagione migliore, e pertanto potranno rendersi necessarie altre misure ben più restrittive, numeri chiusi, tornelli, limiti alle affittanze degli appartamenti e agli approdi delle navi da crociera, costosi biglietti di ingresso ai siti e nel trasporto locale. Però si può e si deve tentare.
Esiste però un altro strumento che può essere adottato in parallelo; non riduce o regolamenta i flussi turistici, però aiuta a rendere almeno psicologicamente meno gravoso e fastidioso per la popolazione locale l’eccesso di presenza turistiche: si tratta dell’utilizzo del gettito dell’imposta di soggiorno.
Tale gettito ha normalmente due destinazioni: o finisce nel calderone generale delle risorse di bilancio dell’amministrazione comunale, smarrendo la propria identità e provenienza dall’economia turistica locale, ovvero serve per spese ed investimenti riferiti strettamente al turismo, come l’informazione e la promozione.
Un’altra destinazione è però possibile: l’investimento in azioni, misure, interventi che vadano a vantaggio contemporaneamente sia della popolazione locale (tutta) che dei turisti ed ospiti: mobilità e traffico, parcheggi, verde pubblico, arredo urbano, impianti sportivi, vita culturale, luoghi di divertimento, ciclovie, recupero di beni storici, abbattimento delle barriere per rendere la città più accessibile a tutti.
La popolazione locale, in particolare quella componente che non trae beneficio diretto dalla presenza di turisti, diviene consapevole del fatto che, grazie al turismo, sono possibili interventi che migliorano la qualità della sua vita, oltre a rendere più gradevole il soggiorno per gli ospiti.
Questa politica va ben comunicata e sicuramente accrescerà il livello di pazienza e di sopportazione da parte della comunità locale.
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