L’analisi dei rischi naturali come strumento di pianificazione e gestione di infrastrutture critiche
Sostenibilità

L’analisi dei rischi naturali come strumento di pianificazione e gestione di infrastrutture critiche

Frane, esondazioni, terremoti, siccità, ondate di calore, tsunami e molto altro. La natura ci mette quotidianamente di fronte a fenomeni più grandi di noi che causano disagi, disastri e vittime.

Le nostre città con le loro comunità fatte di persone, edifici e infrastrutture, sono esposte a eventi naturali, che si tramutano sempre più spesso in disastri e calamità.

Sappiamo che non è possibile controllare o prevenire molti fenomeni naturali; tuttavia analizzando un territorio e le sue caratteristiche climatiche, geomorfologiche e idrauliche, è possibile stimare quali tipi di eventi, e con quale frequenza e intensità, possono manifestarsi in un’area. Inoltre, un corretto studio preventivo permette di quantificare gli effetti previsti e, in seguito, pianificare e adottare misure per ridurli a livelli ritenuti accettabili dalla comunità interessata.

Si chiama “analisi del rischio da eventi naturali”, uno strumento del quale non è più possibile fare a meno per la pianificazione e la progettazione di comunità, città, strade, infrastrutture e impianti. Basti pensare, ad esempio, alla costruzione di un’autostrada: se attraversa una montagna è necessario studiare il clima, l’erosione dei versanti, la vicinanza a fiumi e coste, la pericolosità sismica dell’area e così via.     

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Allo stesso modo, anche la valutazione di fattibilità, la pianificazione, la costruzione e la gestione di edifici o di grandi infrastrutture, devono prevedere un’analisi dettagliata e quantitativa di tutte le caratteristiche del territorio e dei rischi che vi insistono.

In Italia i casi di frane e alluvioni che spazzano via strade e case, sono sistematici; non c’è da stupirsi considerando che 7,5 milioni di persone vivono o lavorano in aree a rischio idrogeologico.

Secondo il rapporto Legambiente “Ecosistema Rischio 2017”, il 70% dei comuni italiani intervistati presenta abitazioni in aree a rischio. Nel 27% si tratta di quartieri, mentre nel 50% dei casi riguardano impianti industriali; ma anche scuole o ospedali, che si trovano in aree a rischio nel 15% dei casi, e strutture ricettive o commerciali (20%).

Oggi come possiamo pensare di progettare città intelligenti e di costruire grandi opere di edilizia civile, industriale ed infrastrutturale senza una specifica analisi del rischio da eventi naturali? Il quesito è ancora più determinante nel caso di inceneritori, centrali elettriche, autostrade o reti di telecomunicazioni, che già per loro natura presentano criticità per l’impatto sul territorio in cui sorgono.

Solo ricorrendo a un’analisi quantitativa del rischio da eventi naturali è possibile una gestione ragionata, consapevole ed efficace che permetta di quantificarne e valutarne l’accettabilità e la tollerabilità.

Condurre un’analisi preventiva significa anche identificare le possibili strategie di mitigazione e i relativi costi, valutarne l'efficacia e pianificare azioni di gestione del rischio in termini di ottimizzazione del rapporto costi-benefici; dove per costi e benefici s’intendono da una parte l’investimento economico degli stakeholder delle infrastrutture e dall’altra la ricaduta su ambiente, territorio e società civile.

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