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Si è tenuta lo scorso 23 settembre a Milano la seconda edizione del Green Carpet Fashion Award. Molti i designer premiati nel corso della manifestazione che celebra gli sforzi del settore della moda -fra i più impattanti a livello ambientale- nell'ambito della sostenibilità.
Designer, stilisti e celebrities che si sono susseguiti su un tappeto ecologico realizzato con reti da pesca riciclate. È accaduto al Teatro della Scala di Milano lo scorso 23 settembre, quando si è svolta l'edizione 2018 dei Green Carpet Fashion Awards, cerimonia di premiazione dedicata alle aziende o agli stilisti che prediligono un percorso orientato alla sostenibilità per le loro creazioni.
Promossi dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, in collaborazione con Eco-Agee con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico, ICE Agenzia e Comune di Milano, i Green Carpet Fashion Awards Italia celebrano, nello specifico, i traguardi raggiunti in materia di sostenibilità all’interno della filiera della moda. I premi riflettono l’impegno delle case di moda a soddisfare la necessità di innescare rapidi cambiamenti nella direzione del minimo impatto, preservando al contempo l'identità creativa dei piccoli produttori.
Per quanto riguarda proprio gli stilisti e le realtà emergenti, Gilberto Calzolariè il vincitore del premio Franca Sozzani GCC Emerging Designer, consegnato da Jeremy Irvine, Armie Hammer, Sara Sozzani Maino e Desirée Bollier (Chair-Value Retail Management) sul palco della Scala. Molti altri i riconoscimenti, attribuiti da star internazionali del calibro, ad esempio, di Colin Firth, Julianne Moore, Cate Blanchett. L'elenco completo dei vincitori è disponibile sulla pagina web della Camera Nazionale della Moda Italiana.
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Posto che l’industria della moda è tra le più inquinanti al mondo, si comprendono le ragioni di una tendenza che sta progressivamente e fortunatamente diventando contagiosa nel mondo del fashion. Lo sfruttamento delle risorse naturali e umaneche sta dietro alla maggior parte dei capi di abbigliamento prodotti è, d'altronde, una problematica che richiede la massima attenzione.
I prezzi stracciati della moda dell'usa e getta sottendono, infatti, lavoratori sovrasfruttati e sottopagati, oltre all'impiego di sostanze tossiche per la pelle e per l'ambiente, disperse senza controllo nelle falde acquifere, a compromettere la sicurezza idrica e la salute degli ecosistemi.
Se non interviene un cambiamento vero e rapido, si prevede che nei prossimi 12 anni le emissioni di CO2 prodotte dall'industria della moda aumenteranno del 60%, contribuendo in maniera massiccia al surriscaldamento globale.
L'inquinamento da prodotti chimici e pesticidi, lo sfruttamento smodato delle risorse idriche, l'abuso del suolo necessario alla produzione e un binomio fabbricazione-trasporto affidato principalmente ai combustibili fossili sono tutti campanelli d'allarme che devono far scattare i ricettori dell'opinione pubblica.
Si calcola che, in occidente, si acquisti oggi il 400% in più degli abiti rispetto a vent'anni fa, con conseguenti, inevitabili, enormi sprechi. Se è vero che le scelte consapevoli dei consumatori possono cambiare il mondo, è bene informarsi e utilizzare in altro modo il portafoglio. Anche e soprattutto considerando che le alternative -lo testimoniano iniziative come i Green Carpet Fashion Awards- esistono e stanno prendendo piede a livello globale.
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