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L’Unione Europea sta lavorando su una proposta per limitare l’uso dei sacchetti di plastica, che sono i rifiuti più diffusi nei nostri mari
Secondo un’inchiesta sull’inquinamento marino realizzata dalla Commissione Europea e dall'agenzia federale dell'ambiente tedesca, tre quarti dei rifiuti presenti in mare è composto da plastica, una quota che supera anche l'80% lungo le coste del Mediterraneo. Di qui la decisione di Bruxelles di elaborare una proposta per ridurre l’uso delle buste di plastica nell’Unione, che verrà discussa in sede comunitaria il prossimo autunno.
Sacchetti, bottiglie, teli, contenitori in polistirolo: nei nostri mari la plastica abbonda e molti sono anche i danni derivanti da questo inquinamento invasivo, innanzi tutto sulla flora e la fauna marine. Secondo una recente denuncia della Fondazione Cetacea di Riccione - ad esempio - la crescente quantità di materie plastiche e rifiuti ingombranti presenti in mare ha portato ad un aumento esponenziale di delfini e tartarughe trovati morti sulle spiagge dell’Adriatico.
Un problema di difficile soluzione, soprattutto se si pensa che una bottiglia di plastica impiega circa 450 anni per degradarsi in mare. Un altro problema è poi rappresentato dalle cosiddette micro-plastiche - residui inquinanti di dimensioni inferiori a 5 mm - che oltre a soffocare l'ambiente marino possono interferire con il sistema endocrino ed entrare nella catena alimentare: nel Mediterraneo il rapporto fra micro-plastiche e zooplankton e' attualmente già di uno a due.
Una possibile soluzione è l’adozione di sacchetti e contenitori in plastica biodegradabile, iniziativa sulla quale – per una volta – l’Italia si trova in una posizione all’avanguardia rispetto agli altri stati europei, avendo realizzato una delle prime norme per l’abolizione progressiva dei sacchetti di plastica nella grande distribuzione.
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