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Il report WAS - Waste Strategy 2015 ha evidenziato il rapido miglioramento della differenziata dell'umido in Italia, sufficiente a ipotizzare entro cinque anni l'alimentazione a biometano per i camion della raccolta rifiuti.
Cinque anni sono sufficienti per rivoluzionare il concetto di "rifiuto" e farlo coincidere con quello di "carburante"? Non stiamo ipotizzando uno scenario fantascientifico, ma guardando al futuro in modo razionale: secondo l'Annual Report WAS-Waste Strategy 2015 recentemente presentato a Roma, infatti, si tratta di un obiettivo concretamente realizzabile nel prossimo quinquennio.
Lo studio elaborato dalla società Althesys riferisce che entro il 2020 sarà possibile alimentare i camion di servizio della raccolta differenziata tramite biometano, ottenuto dal recupero della frazione organica: un notevole passo avanti verso quell'economia circolare protagonista dell'ultima edizione di Ecomondo.
In realtà se ne parla da un po': cosa rende ora questa prospettiva più concreta? Gli ottimi risultati che la raccolta dell'umido sta ottenendo rispetto agli altri materiali, nonostante sia stata l'ultima ad essere introdotta. Il report WAS rivela una forte impennata della raccolta differenziata dell'organico negli ultimi anni: oggi la media nazionale si attesta intorno al 55%, contro il 45,2% della raccolta differenziata nel suo complesso.
Tradotto in quantità, i rifiuti organici recuperati sono 5,7 milioni di tonnellate ogni anno: l'80% di questi viene utilizzato per la realizzazione di compost, mentre 450mila tonnellate (meno di un decimo del totale) viene sfruttato per la produzione di biogas.
Ad oggi dunque la quantità di biogas prodotta è bassa, ma le cose potrebbero cambiare: se entro il 2020 si riuscirà a raggiungere quota 72,5% di recupero della frazione organica, si potrebbe svilupparsi una vera e propria filiera del biometano, in grado di rendere la differenziata ancora più virtuosa, con benefici economici pari a 1,3 miliardi di euro.
Non va comunque dimenticato che i buoni risultati ottenuti nel campo della raccolta differenziata e del recupero della frazione organica, da soli, non sono sufficienti a delineare uno scenario idilliaco: le forti differenze sul territorio italiano continuano ad essere una delle principali criticità, con picchi virtuosi in Veneto, dove si differenzia il 67,6% dei rifiuti, e picchi negativi in Sicilia, ferma al 12,5%.
A tal proposito, nel corso della presentazione del report Alessandro Marangoni, AD di Althesys, ha sottolineato la necessità di istituire un'Autorità nazionale indipendente per i rifiuti, con lo scopo di "fornire la stabilità e la certezza delle regole di cui gli operatori necessitano, rilanciando gli investimenti e favorendo così l'industrializzazione del settore".
L'auspicio è quello di una maggiore semplificazione burocratica, per il superamento della complessità e della frammentazione normativa, garantendo al contempo ai cittadini maggiore controllo sull'operato delle aziende della filiera.
Una spinta, in questo senso, potrebbe arrivare dalla direttiva europea sull'economia circolare, che verrà ripresentata a fine anno dopo lunghi mesi di rielaborazione. Sarà la volta buona?
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