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Immagine: Markus Spiske su Unsplash
Perché il contenimento delle temperature entro gli 1,5° dell'Accordo di Parigi non può essere considerato plausibile? Secondo l’Hamburg Climate Futures Outlook, i principali impedimenti non sono pratici, ma sociali. Restare al di sotto dei 2°, invece, resta possibile. Ad alcune condizioni.
Tra i tanti futuri climatici possibili, non tutti sono plausibili. Lo sottolinea l'Hamburg Climate Futures Outlook, report annuale che si occupa di valutare sistematicamente l'effettiva verosimiglianza degli obiettivi ambientali di Parigi, a partire dalle dinamiche fisiche e sociali attualmente in atto. Allo stato attuale- riporta l'analisi- l'obiettivo di mantenere il surriscaldamento globale al di sotto degli 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali non è plausibile. Quali sono, dunque, gli scenari possibili? Quali asset occorre cambiare drasticamente per una decisa decarbonizzazione?
I maggiori ostacoli sono fattori sociali
Per valutare- in modo realistico e affidabile - gli scenari presenti e futuri, il team di ricerca tiene conto non solo di fattori pratici quali le tecnologie, le risorse economiche e la possibilità fisica di contenere le temperature, ma anche aspetti sociali come la determinazione e gli interessi correlati a un drastico cambiamento dal punto di vista dello stile di vita e dei consumi.
Se il primo blocco di fattori non costituisce di per sé un impedimento decisivo per gli obiettivi di decarbonizzazione, è il secondo a creare i maggiori ostacoli.
Si legge nel rapporto: “I processi fisici selezionati di interesse pubblico inibiscono solo moderatamente la plausibilità del raggiungimento degli obiettivi di temperatura dell'Accordo di Parigi, sebbene possano modificare sostanzialmente le condizioni fisiche del contesto sociale”.
Hamburg Climate Futures Outlook, i principali risultati
Secondo l'Hamburg Climate Futures Outlook, nessuno dei driver sociali analizzati (iniziative transnazionali, governance climatica degli Stati Uniti, regolamentazione relativa al clima, disinvestimento dai combustibili fossili, ad esempio, ma neppure le proteste climatiche e i movimenti ambientali) supporta in profondità gli obiettivi di decarbonizzazione.
Ma sono due driver sociali, in particolare, a indebolire il percorso: le inadeguate risposte aziendali, da un lato, i modelli di consumo dall'altro. Nonostante le dichiarazioni e gli impegni presi in ottica carbon neutrality, infatti, il gap con le azioni reali appare ancora enorme, in un panorama che ancora si basa sull'istituzionalizzazione di modelli di consumo ad alto tasso di carbonio, nonché su“sistemi economici e politici ancora saldamente fondati sulla crescita a tutti i costi e sui combustibili fossili”.
A lato di ciò, esistono dinamiche ambivalenti che oscillano fra sostegno e indebolimento del processo. Fra questi, lo studio annovera i media, non sistematicamente propedeutici alla transizione perché sottoposti a dinamiche volatili. La produzione di conoscenza, inoltre, è allineata al limite degli 1,5 gradi, ma risente di un buon livello di integrazione con le condizioni reali su scala locale, prerequisito necessario a una transizione socialmente giusta.
Le reazioni di quasi tutti i driver sociali di decarbonizzazione, inoltre, sono significativamente correlate alle conseguenze a breve, medio e lungo termine della pandemia da COVID-19 e all'invasione russa dell'Ucraina.
I programmi di recupero e le misure per alleviare gli impatti socioeconomici dell'epidemia di COVID-19 hanno di fatto bloccato nel cammino di indipendenza dai combustibili fossili, rendendo meno plausibili la trasformazioni verso una profonda decarbonizzazione precedentemente prevista. Non ci sono ancora prove empiriche sufficienti per concludere se l'invasione della Russia dell'Ucraina, a lungo termine, accelererà o vanificherà gli sforzi mondiali per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e verso transizioni energetiche più rapide.
Possibili scenari e prospettive di realizzazione
Le valutazioni dei driver sociali dimostrano che l'agire umano ha un grande potenziale nel plasmare la strada verso la decarbonizzazione. Se da un lato, dunque, gli scenari sul clima evolveranno, evidenziando via via una serie di condizioni e risorse necessarie alla trasformazione della società, l'analisi mostra d'altro canto che l'azione umana è fortemente influenzata da ingiustizie e disuguaglianze sociali, pronte a inibire il cammino ottimale verso la neutralità carbonica entro il 2050.
“Raggiungere una profonda decarbonizzazione mondiale entro il 2050 non è attualmente plausibile, date le traiettorie dei driver sociali osservabili” scrivono gli autori del rapporto. In particolare: “Soddisfare il limite di temperatura di 1,5° dell'Accordo di Parigi non è plausibile, ma fermare l'incremento a ben al di sotto dei 2° può diventarlo”. A condizione che “le mancanze in termini di ambizione, attuazione e conoscenza vengano colmati”.
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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