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Il volontariato di impresa può diventare uno strumento fondamentale nelle strategie di CSR, sviluppando la capacità delle aziende di attrarre e motivare i talenti migliori. Anche in Italia le realtà profit e non profit coinvolte in progetti di volontariato d’impresa trasmettono integrità e impegno sociale, ma la mappatura realizzata da Fondazione Sodalitas e Gfk Italia mostra anche come siano ancora molte le realtà inattive e le sfide su cui lavorare, tra le quali arrivare ad un reale commitment del top management.
“Le imprese osservano la religione del tempo, mentre le organizzazioni non profit hanno il culto del dono del tempo. Come far conciliare i due mondi?” Elio Silvia, editorialista per il Sole 24 Ore, modera l’incontro “Volontariato d’impresa: terzo settore e aziende a confronto”, promosso da Fondazione Sodalitas, e stimola i relatori in sala su alcuni nodi insidiosi nelle collaborazioni tra mondo profit e non profit: il linguaggio, gli obiettivi, le competenze. L’incontro, tenutosi in Assolombarda il 27 giugno 2019, puntava a presentare e discutere i risultati di una ricerca realizzata nel 2019 da Gfk Italia sul volontariato d’impresa ed enti del Terzo Settore, confrontandola con la ricerca, sempre condotta da Gfk, ma nel 2018, su volontariato d’impresa e aziende.
850 organizzazioni non profit hanno ricevuto questionari ad auto compilazione; 196 realtà hanno compilato i moduli online, diventando il campione di questa ricerca. Un primo dato chiarisce la potenzialità del tema, spiega Paolo Anselmi, Vicepresidente Gfk Italia: alla domanda “Avete partecipato a programmi di volontariato di impresa?” il 44% delle organizzazioni coinvolte ha risposto “no”, mentre il 56% ha invece risposto in maniera affermativa.
Secondo Anselmi queste percentuali nel mondo anglosassone sono decisamente diverse, arrivando all’80% delle aziende già attive in progetti di volontariato di impresa. Questo significa che in Italia c’è ancora molto lavoro da svolgere nell’ottica della CSR e un ampio potenziale di crescita: esiste ancora un numero significativo di imprese e organizzazioni non profit che possono attivarsi in azioni di volontariato e progetti di responsabilità sociale. Non si evidenziano infatti vere e proprie resistenze al tema, piuttosto diverse realtà non si sono ancora organizzate perché non hanno trovato il partner o la proposta giusta.
Nell’analisi dei questionari 2018/2019 si rilevano chiaramente i primi tre benefici che le imprese riconoscono in un’azione di volontariato di impresa: ottenere un maggior coinvolgimento dei dipendenti, un rinforzamento della reputazione aziendale e un miglioramento del clima aziendale. Dall’altra parte, le organizzazioni non profit vedono nel volontariato di impresa uno strumento per promuovere la propria mission nella comunità. Le finalità delle due parti possono quindi allinearsi in un progetto bilanciato, frutto di una fase ben studiata di co-progettazione. Secondo Raffaella Pannuti, Presidente della Fondazione ANT, per arrivare ad una partnership efficace e durevole è necessario lavorare ad una collaborazione circolare tra le parti e questo è possibile ricordando ciò che accomuna le due realtà: l’uomo come cittadino, come risorsa, e come beneficiario.
Alessandro Beda, Consigliere Delegato Fondazione Sodalitas, interviene evidenziando quanto ormai la reputazione di impresa dipenda solo per il 50% dalla qualità del servizio o prodotto erogato. A questo tassello, infatti, vanno a sommarsi per il 21% il rapporto con banche e mondo della finanza e per il 29% l’impatto sociale che i dipendenti e la comunità hanno in considerazione dell’azienda. Il volontariato di impresa diventa quindi uno degli strumenti più forti in capo alla CSR, perché mette in contatto diretto due stakeholders cruciali: il dipendente e il cittadino.
Questi processi migliorano inoltre il welfare aziendale, fungono da team building interni all’azienda e creano una connessione tra la realtà interessata e il territorio sul quale la stessa ricade.
Conferma questa intuizione la Dott.ssa Alessia Anzivino, docente di marketing presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sottolineando il ruolo fondamentale del volontariato di impresa nell’aumentare la capacità delle aziende di attrarre, motivare e tenere in azienda i talenti migliori. L’efficacia di queste iniziative, spiega Anzivino, si misura proprio valutando motivazione, sviluppo e fidelizzazione del personale.
In linea con quanto emerso, Paolo Anselmi, Vicepresidente Gfk Italia, si sofferma sul concetto di relazione tra mondo profit e non profit, spiegando come sia necessario insistere su trasparenza degli obiettivi e condivisione delle aspettative, costruendo una relazione paritetica: l’azienda deve prendere consapevolezza di essere portatrice di bisogni, oltre che di risorse, e l’organizzazione non profit deve saper cogliere e valorizzare le proprie competenze, oltre che le proprie esigenze. Questa dinamica è alla base di una co-progettazione di successo: entrambe le parti contribuiscono alla costruzione di un’idea, offrendo risorse e ottenendo benefici reciproci; creando, infine, un valore sociale condiviso. Una linea complessa da seguire, se si pensa a quanto le iniziative di volontariato di impresa, ad oggi in Italia siano in prevalenza occasionali (41%) o sistematiche, ma con imprese diverse (35%).
In questo senso gioca un ruolo pionieristico l’azienda Prysmian, raccontata in Assolombarda da Edith Leoncavallo Bonizzoni, Prysmian Italy HR Manager: l’ufficio risorse umane voleva lanciare un programma di volontariato di impresa in tutte le sedi attive nei 51 paesi in cui Prysmian è presente, facendo presente quanto la sede centrale credesse nel progetto, non solo perché declinazione del 17° obiettivo tra i SDGs nell’Agenda 2030. Nasce quindi una prima fase di progettazione con Fondazione Sodalitas, volta a identificare un partner nel mondo non profit affidabile e dal respiro internazionale.
Fondazione Sodalitas riesce nel favorire il dialogo e nella fondamentale regia di un incontro tra Prysmian e Rise Against Hunger Italia, organizzazione impegnata nella lotta contro la fame nel mondo. A pochi mesi dal primo incontro, le due realtà lanciano la prima iniziativa durante l’annuale Staff Meeting, non prima però di aver considerato un ultimo, fondamentale, passaggio: comunicare il progetto all’interno dell’azienda, prima ancora che all’esterno, in modo che l’adesione potesse arrivare in maniera consapevole e motivata.
Le prime risposte non deludono i promotori del progetto: aderiscono alla prima iniziativa di volontariato di impresa l’amministratore delegato del gruppo e i CEO dei paesi in cui Prysmian lavora. In questo caso non solo la squadra manageriale ha dato fiducia alla proposta di CSR, ma è entrata a farne parte. E quando i capi diventano i primi volontari, il resto del team non tarda a seguirli; è così che l’iniziativa acquista credibilità.
Certo, per ideare e implementare un progetto win – win servono risorse, non solo umane. Lo ribadisce bene Raffaella Pannuti, Presidente Fondazione ANT, che riporta il mondo profit alle sue responsabilità: le realtà che vogliono sviluppare una valida progettazione in ambito di CSR devono dedicare un’attenzione reale al tema, chiarendo nelle prime fasi di lavoro il budget che hanno a disposizione e definendo le risorse che andranno a lavorare sul progetto.
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