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Il Posidonia Green Festival è uno degli ecofestival internazionali più importanti d’Europa ed anche quest’anno, durante la tappa di Santa Margherita Ligure, è stato caratterizzato da numerose attività dedicate alla comunicazione e l’educazione ambientale.
Sul lungomare della cittadina ligure, il Posidonia Green Festival è giunto i primi di settembre, dopo le tappe ‘spagnole’ di Vigo e Sitges presentando un vasto numero di appuntamenti legati a tematiche trasversali come il cibo, con un occhio alla pesca sostenibile, la musica e lo sport. Nonostante il meteo marino non troppo favorevole, turisti e abitanti hanno partecipato numerosi.
Tra le varie conferenze in calendario, quella dedicata ai cambiamenti climatici nel Mediterraneo, durante la quale hanno preso la parola diversi esperti del settore, è stata particolarmente ricca di spunti.
Valentina Cappanera ha presentato MPA (Marine Protected Area) ADAPT, il progetto internazionale del quale coordina le attività presso l’Area marina Protetta di Portofino e che si prefigge lo scopo di studiare i cambiamenti climatici nelle aree marine protette al fine di aumentare la resilienza delle stesse e mantenere elevati i livelli di biodiversità che le contraddistinguono.
Parte fondamentale, lo sviluppo di azioni di “ricerca e monitoraggio con protocolli identici nelle varie aree per analizzare dati simili” che conducano a contromisure sviluppate in un sistema sinergico.
Appoggiandosi a partner scientifici come ISPRA e Università di Genova, rappresentata durante la conferenza dal professor Giorgio Bavestrello del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita, il progetto si articola anche attraverso lo studio di esperienze locali come la tonnarella di Camogli.
Lo scopo consiste nel “dare valore alle informazioni dei pescatori che rappresentano la memoria storica dei nostri mari”. “La tonnarella -ha dichiarato la project manager Cappanera- è un sistema di pesca antico, del 1600 circa, e l’analisi delle catture effettuate negli anni ha permesso di riscontrare, al netto delle stesse quantità di pescato, un notevole cambiamento nella qualità dello stesso. Si è passati dagli sgombri ai barracuda, dai palamiti alle lampughe fino alla cattura di una manta”.
Secondo Ernesto Azzurro, responsabile di MPA ADAPT per ISPRA, è importante sottolineare come il climate change abbia sì una grande responsabilità nel diffondersi di specie aliene ma non è da considerarsi l’unico responsabile: “è una combinazione complessa di fattori, che coincidono con la nostra epoca globale in cui tutto si muove velocemente. Molte specie hanno una spiccata capacità di salire su vettori antropici”. Ovviamente ne consegue che molti animali si trovino rapidamente dove non dovrebbero essere.
Con l’apertura del Canale di Suez -per esempio- sono stati messi in comunicazione “due sistemi divisi per circa 10 milioni di anni” e a questo si sono aggiunti “il traffico navale e il commercio di acquari, gli ingressi da Gibilterra ed anche le migrazioni interne che hanno fatto del Mediterraneo il mare più invaso al mondo”.
Un cambiamento che è sotto i nostri occhi: basta infatti immergersi di pochi metri per imbattersi in granchi tropicali dei quali ancora non si può conoscere il livello di impatto, in distese di alghe che soffocano i nostri fondali ed anche in specie aggressive come le fistularie che in soli sette anni, partendo dalle coste israeliane, hanno invaso tutto il bacino mediterraneo finendo col rappresentare una seria minaccia per i pesci pelagici come le acciughe.
La serata del Posidionia Green Festival ha continuato ad analizzare il fenomeno in maniera più globale attraverso la proiezione di “Before the flood”. L’ ormai celebre film-documentario, prodotto da Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio, racconta la storia della crisi, dei danni e delle iniziative politiche riguardanti l’emergenza causata dai cambiamenti climatici.
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