Biodiversità, oltre un milione di specie in pericolo, alla cop15 si discutono dati allarmanti
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Biodiversità, oltre un milione di specie in pericolo, alla cop15 si discutono dati allarmanti

I dati sull’accelerazione della perdita di biodiversità ha messo in allarme la comunità scientifica, che spera nelle decisioni della COP15 per tutelare un milione di specie dall’estinzione di massa.

Quasi 200 nazioni si sono incontrate a Montreal dal 7 al 19 dicembre per cercare di raggiungere un accordo su come avviare il pianeta verso un percorso di ripristino della biodiversità e degli habitat naturali entro la fine del decennio. Il vertice delle Nazioni Unite COP15 è considerato un'opportunità per ottenere per la biodiversità ciò che l'accordo di Parigi ha ottenuto per la lotta al cambiamento climatico. I due problemi sono collegati e si teme che il mancato raggiungimento di una risoluzione favorevole sulla salvaguardia della natura renda molto più difficile la lotta al cambiamento climatico.

Un milione di specie sull'orlo del baratro

Aprendo la conferenza COP15, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato che oggi un milione di specie "si trova sull'orlo del baratro"; Gutierres ha poi aggiunto che "In tutto il mondo, per centinaia di anni, abbiamo condotto una cacofonia di caos, giocando con strumenti di distruzione" implicando che, qualora una nuova estinzione di massa dovesse occorrere, sarebbe almeno parzialmente causata dal genere umano.

Per cinque volte nella storia del nostro pianeta, infatti, condizioni estreme hanno estinto la maggior parte della vita, l’ultima volta quasi 66 milioni di anni fa, quando un asteroide ha posto fine all’ esistenza dei dinosauri. Gli scienziati ritengono che la vita sulla Terra possa essere di nuovo in pericolo, e alcuni ipotizzano che potremmo entrare in una sesta estinzione di massa. Per quanto riguarda la velocità con cui la natura sta scomparendo, la comunità scientifica è concorde nell’affermare il fatto che stiamo vivendo un periodo di crisi globale degli ecosistemi.

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Una scarsa risonanza mediatica

L’incontro, che pur se svolto in Canada ricade sotto la presidenza cinese (Pechino ha chiesto un rinvio della conferenza, inizialmente prevista nel 2020, per motivi legati al COVID), sta passando in secondo piano rispetto ad iniziative simili intraprese negli scorsi anni. Tra i motivi, la mancanza di una forte risonanza mediatica e l’assenza di molti personaggi di peso (secondo diverse fonti i responsabili per l’organizzazione del meeting hanno invitato solo ministri ed ONG, evitando i capi di Stato e di governo.

Dove trovare i dati

I dati discussi dai delegati dei Paesi partecipanti alla COP15 possono essere trovati nell'ultimo rapporto pubblico dell’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services: l’organizzazione intergovernativa creata dalle Nazioni Unite per vigilare sulla biodiversità, similmente a quanto fatto dall’IPCC con il clima). Il rapporto, pubblicato nel 2019, ha rilevato che il 25% della fauna e della flora è minacciato, confermando l’affermazione di Gutierres sul milione di specie uniche che sono già in pericolo di estinzione. Similmente, il rapporto conferma una causalità innegabile tra le attività antropiche e la perdita di biodiversità in diverse aree del mondo.

Vertici internazionali, le misure proposte

Il punto della perdita di biodiversità è stato inoltre affrontato anche alla COP27 di Sharm El Sheik sul clima, dove la presidenza egiziana del meeting ha presentato l’iniziativa ENACT, formalmente parte del pacchetto di decisioni adottato a fine meeting. L’iniziativa, tra gli altri obiettivi, mira a proteggere, conservare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, d'acqua dolce e marini che per loro natura tendono a compensare le emissioni di carbonio, sfruttando in questo modo le proprietà delle aree incontaminate per migliorare in modo significativo gli sforzi di mitigazione globale.

Nell’ambito della conferenza di Montreal, i Paesi europei hanno proposto un “global biodiversity framework” con l’intento di ripristinare, entro 10 anni, 3 miliardi di ettari di ecosistemi terrestri e 3 miliardi di ettari di ecosistemi marittimi, oltre a istituire aree protette per un totale del 30% della superficie del pianeta. L’obiettivo è di trasformare la COP15 in un analogo della Conferenza di Parigi del 2015, che ha segnato la svolta nelle politiche per il contenimento del riscaldamento globale. Gli ambiziosi target, se rispettati, dovrebbero garantire il ripristino della biodiversità negli ambienti tutelati e un deciso rallentamento nella crisi globale degli ecosistemi.

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