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L'agricoltura 4.0 può diventare lo strumento per arginare gli sprechi e limitare l'impatto del settore agroalimentare. A patto che le innovazioni tecnologiche vadano di pari passo con la formazione necessaria a utilizzarle consapevolmente.
Da un lato, c'è il riscaldamento globale, che causa l'inaridimento e l'impoverimento dei terreni coltivati. Dall'altro, c'è un ciclo dell'agrifood in forte crescita, che di per sé pesa in modo cospicuo sull'ambiente: agricoltura e allevamento fagocitano acqua e risorse a grande velocità, mentre l'intera catena- dagli scarti di lavorazione all'inquinamento dovuto al trasporto delle merci- contribuisce in maniera massiccia alla produzione di gas nocivi. Il tutto per produrre cibo che, a causa di quell'enorme paradosso chiamato spreco alimentare, per il 40% finisce nella pattumiera.
E' proprio per arginare questi sprechi e per limitare gli effetti collaterali del sistema che nasce l'agricoltura 4.0, basata su tecnologie capaci di limitare i consumi di risorse e aumentare la produttività. Via libera, dunque, a microelettronica, robotica, nanotecnologie; ben vengano Big Data, IoT, mappe di prescrizione, droni, e tutti quegli strumenti di precisione in grado di attuare una vera e propria rivoluzione nel settore agricolo.
Secondo il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, autore di un libro dedicato all'argomento, sono almeno 70mila i giovani under 40 che negli ultimi anni hanno visto nell’agricoltura la possibilità di coniugare la redditività a temi cruciali quali l’innovazione, la sostenibilità e la solidarietà. “A oggi in Italia circa l’1% dei terreni è coltivato con tecniche di agricoltura di precisione: dai droni per analisi e mappatura delle coltivazioni, ai trattori guidati da satellite, ai sensori di rilevamento dei fabbisogni di nutrienti per le piante", scrive il Ministro. “Il controllo dei fattori produttivi attraverso le tecnologie dell’agricoltura di precisione, e il loro collegamento in rete con sistemi di analisi dei big data, consentiranno di ottimizzare l’utilizzo delle risorse e ridurre gli sprechi“.
Per quantificare i risvolti che queste soluzioni innovative hanno o avranno sui modelli di business nel settore agroalimentare, l’Osservatorio Smart AgriFood, promosso dal Politecnico di Milano e dall’Università degli Studi di Brescia, ha deciso di affrontare il tema con una ricerca dedicata. Forte di più di 100 fonti esterne (articoli, report, tesi) e interviste, l’analisi ha compilato una raccolta delle soluzioni offerte e delle attuali relazioni fra gli stakeholder. Nonostante abbiano specificità ben diverse, i settori vitivinicolo e cerealicolo sono accomunati da una grande attenzione all'innovazione tecnologica e creano, così, un bacino fertile per l’agricoltura di precisione.
Secondo lo studio, non mancano gli strumenti capaci di rendere l'agricoltura sempre più smart e sostenibile, grazie a macchinari e attrezzature tecnologicamente avanzati. A peccare, allo stato attuale, è piuttosto la formazione, all'interno delle aziende agricole, per creare le competenze necessarie a scegliere consapevolmente le soluzioni più adeguate alle proprie esigenze. Una volta colmato questo gap, un rinnovato settore agroalimentare italiano potrà dirsi pronto a spiccare davvero il volo limitando, per quanto possibile, il proprio impatto su risorse e ambiente.
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26 Giugno 2020Iscriviti alla nostra Newsletter!
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