Il rischio climatico entra nel vivo dell’agenda agricola lombarda
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Il rischio climatico entra nel vivo dell’agenda agricola lombarda

Oggi, nell’auditorium dell’assemblea annuale di Condifesa Lombardia Nord-Est, è andato in scena un confronto su come mettere al riparo il tessuto produttivo rurale dalla volatilità di meteo estremo, patologie animali e mercato. All’appuntamento – gremito di agricoltori, tecnici e broker assicurativi – sono intervenuti gli assessori regionali Alessandro Beduschi (Agricoltura) e Giorgio Maione (Ambiente), ma il dibattito ha travalicato le singole dichiarazioni: sul tavolo c’erano numeri, strumenti e nodi irrisolti della gestione del rischio in Lombardia. Da oltre quindici anni la Regione destina circa 900 mila euro l’anno a ridurre il costo delle polizze agevolate; un impegno che oggi “copre fino al 65 % dei premi”, ha ricordato Beduschi. 

Il principio è semplice: se l’agricoltore assicura i raccolti, la collettività spende meno in indennizzi post-disastro. Ma il contesto è diventato più complesso. Nel 2023 – annus horribilis per grandinate record e raffiche di downburst – i danni alle sole strutture agricole hanno richiesto un pacchetto di 9 milioni di euro dal Fondo di Solidarietà Nazionale.

E secondo Coldiretti, nella scorsa estate il maltempo è costato oltre 235 milioni alle colture lombarde, con Brescia fra le province più colpite. Per non rincorrere le emergenze, la Regione ha aperto altri due canali:

  • Fondi mutualistici IST: casse di stabilizzazione del reddito che scattano se il fatturato cala oltre il 30 %. Nel lattiero-caseario e nel riso la giunta ha messo 350 mila euro a integrazione delle quote versate dagli agricoltori, sperimentando un modello che a Pavia e nel basso Mantovano inizia a prendere piede. 
  • Fondo AgriCat: operativo dal 2023, copre i “danni catastrofali” (alluvioni, siccità, gelate). In Italia ha già liquidato 106 milioni di euro per eventi 2023 e la Lombardia sta potenziando il monitoraggio satellitare per accelerare le perizie. 

La vera sfida, emersa a margine dell’assemblea, è la bassa adesione delle aziende medio-piccole, frenate da burocrazia e scarsa familiarità con i prodotti index-based. Su questo punto Maione ha promesso “norme più snelle e decisioni rapide”, trattando l’agricoltura come “infrastruttura verde” strategica per mitigare la crisi climatica. Nei corridoi si respira un cauto ottimismo: le compagnie stanno studiando polizze multirischio con franchigie ad hoc per orticole in serra e per stalle bovine, mentre Condifesa spinge ad ampliare il portafoglio dei rischi sanitari. “Non basta l’assicurazione sul mais se poi un focolaio di blue-tongue azzera il reddito delle stalle”, mormora un allevatore bresciano

Gli agronomi ricordano che la gestione del rischio non è solo indennizzo. Significa reti antigrandine, irrigazione di soccorso, varietà resilienti, sensoristica di campo e dati meteorologici open-source. Regione, UE e Masaf finanziano già il 70 % delle spese di prevenzione per chi aderisce a un fondo IST ; l’informazione però fatica a filtrare. La sensazione, dopo due ore fitte di tabelle e case history, è che la Lombardia stia virando da un modello “ristoro-centrico” a uno assicurativo-mutualistico integrato, più simile a quello francese. Una transizione che richiede:

  1. Dati affidabili per tarare premi equi (il nuovo catasto dei rischi climatici è in fase di test).
  2. Semplificazione normativa, perché la finestra di sottoscrizione coincide con la semina.
  3. Formazione capillare: senza consulenza sul campo, i fondi mutualistici restano sigle astruse.

Crediti foto: LombardiaNews

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