Approvato il Decreto Bollette 2025: tutte le agevolazioni previste
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Approvato il Decreto Bollette 2025: tutte le agevolazioni previste

Il Senato dà il via libera al Decreto-legge n. 19/2025

Il Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva il Decreto-legge n. 19/2025, meglio noto come “Decreto Bollette”, un provvedimento che si inserisce nel quadro degli interventi del Governo per far fronte all’aumento dei costi energetici che continua a gravare su famiglie e imprese italiane. La misura, che ha suscitato un acceso dibattito parlamentare, prevede un pacchetto di agevolazioni volte ad attenuare l’impatto economico delle bollette di luce e gas, tutelare i soggetti più vulnerabili e sostenere la competitività del tessuto produttivo nazionale. 

Una delle novità più rilevanti introdotte dal decreto è il bonus una tantum di 200 euro destinato alle famiglie con un indicatore ISEE inferiore ai 25.000 euro. Si tratta di un ampliamento rispetto alle soglie precedenti e allarga la platea dei beneficiari, con l’intento di intercettare un numero maggiore di nuclei familiari in difficoltà a causa dell’inflazione energetica. Questo sostegno diretto, erogato sotto forma di contributo statale, rappresenta un aiuto concreto per la gestione delle spese domestiche legate all’energia.

Il decreto interviene anche sulla disciplina delle tutele per i clienti vulnerabili nel mercato dell’energia. Viene infatti prorogata l’applicazione delle condizioni agevolate che garantiscono la continuità della fornitura e una maggiore stabilità tariffaria per quelle fasce di popolazione che, per ragioni economiche o sociali, non sono in grado di accedere con sicurezza al mercato libero. Questa estensione si rivolge in particolare agli anziani, ai percettori di reddito minimo e alle persone con disabilità.

Un altro ambito d’azione riguarda l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica. Il decreto introduce un nuovo “bonus elettrodomestici”, erogato non più attraverso il controverso meccanismo del click day, ma sotto forma di sconto diretto applicato al momento dell’acquisto. La misura intende incentivare il rinnovamento degli apparecchi domestici con modelli a basso consumo, contribuendo alla riduzione dei consumi energetici in ambito residenziale e promuovendo al contempo la sostenibilità ambientale.

Particolare attenzione è stata dedicata anche al sistema produttivo, con un pacchetto di sostegno da 1,4 miliardi di euro rivolto alle imprese. Il decreto prevede un alleggerimento del costo dell’energia soprattutto per le aziende energivore e le piccole e medie imprese considerate vulnerabili. Gli interventi mirano a evitare un ulteriore indebolimento del comparto industriale, duramente colpito dal caro energia, e a favorire il mantenimento dei livelli occupazionali nei settori più esposti alle fluttuazioni del mercato energetico. Il Decreto Bollette si configura dunque come una risposta d’urgenza agli effetti sociali ed economici del rincaro delle forniture, con misure che spaziano dal sostegno al consumo familiare alla salvaguardia del tessuto imprenditoriale, senza trascurare le esigenze ambientali e di efficienza. Rimane però aperto il dibattito su una riforma strutturale del sistema energetico italiano, questione che diversi senatori hanno evocato durante la discussione parlamentare, sottolineando la necessità di una visione di lungo periodo per affrontare in modo sistemico le fragilità del modello attuale.

Le voci contrarie

Riportiamo le voci critiche espresse nel resoconto del Senato. La prima è del senatore Tino Magni 

MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, vorrei iniziare dicendo che siamo di fronte, ancora una volta, a un calpestamento del diritto dei senatori e delle senatrici di poter discutere e dare il proprio contributo. Siamo chiamati ormai forse al centesimo voto di fiducia. Questo è un primo elemento di metodo, che però è di merito, perché espropria la nostra possibilità di dare un contributo. In secondo luogo, siamo di fronte a un provvedimento una tantum, in cui si prevede un bonus. Vorrei sottolineare che la crisi energetica, che va avanti da anni, ha avuto però alcuni passaggi importanti che bisognerebbe affrontare. Durante la campagna elettorale la Presidente del Consiglio diceva che lo Stato era tiranno, perché esigeva praticamente il 65 per cento di tasse rispetto al costo reale dei prodotti energetici. Io presentai un'interrogazione a gennaio del 2023, in cui spiegavo che l'ENI aveva distribuito 11 miliardi di euro di dividendi. A proposito di ENI, nel 2025 prevede che vi sia una crescita del 5 per cento del valore delle azioni. E non lo scrivo io, ma l'ha scritto l'ENI, leggete i giornali. Nell'interrogazione chiedevo di ridurre l'IVA sulle accise - l'IVA è una tassa e le accise sono una tassa - rispettando così una sentenza della Cassazione. Tutto questo non è stato mai fatto e continua a non essere fatto: gli extraprofitti continuano a essere extraprofitti e continuiamo a pagare le accise. Anzi, addirittura nell'articolo 4 del provvedimento in esame si prevede che si utilizzi il maggiore gettito IVA per dare un contributo alle persone vulnerabili. Ma questo è impossibile da un punto di vista della norma di legge, ma lo vedremo dopo. Inoltre, oggettivamente - anche questo non lo diciamo noi, non lo dico io - nonostante la maggioranza rilevi giustamente che dal punto di vista numerico - e questo va riconosciuto - l'occupazione cresce, il problema è che non cresce la massa salariale, non aumenta il potere d'acquisto delle persone e c'è una diminuzione dei consumi. Ce l'hanno detto nelle audizioni tutte le associazioni commerciali - e ne parleremo quando discuteremo del documento di finanza - che parlando di una contrazione dei consumi. Siamo di fronte a questa situazione e noi come rispondiamo? È una domanda che ho posto questa mattina in Commissione e la riprendo in Assemblea. Un mio amico mi ha mandato le bollette del gas che ha pagato a dicembre-gennaio e a febbraio-marzo: sostanzialmente in quattro mesi ha pagato prima 1.600 e poi 800 euro e, quindi, 2.400 euro di consumi di gas. Ora, ditemi voi come facciano un pensionato o una famiglia di pensionati a pagare bollette del genere: o intaccano i risparmi, o vanno a batter cassa ai Comuni. Allora, quando si dice di fare un intervento, basta con gli spot, basta con le questioni dei bonus, basta con gli interventi tampone: bisogna affrontare il problema per quello che è. Affrontiamolo, in particolare, sulla questione delle norme sulle rinnovabili. Il nostro Paese è in grado di farlo; ad esempio molte imprese, almeno quelle con cui ho provato a parlare anch'io, ci dicono che ci sono delle aree di sistema in cui vorrebbero fare delle comunità energetiche; in cui, se potessero intervenire con i pannelli solari, non solo produrrebbero energia che serve a loro, ma sarebbero anche in grado di distribuirla nelle zone limitrofe. Favoriamo questo processo: ciò vuol dire ragionare in termini programmatici e intervenire non "a capocchia", ma facendo sì che lo Stato accompagni una scelta economica che vada in una tale direzione. Tutti ci dicono che nel giro di pochi anni saremo in grado di soddisfare oltre il 60 per cento della domanda di energia con le fonti rinnovabili: questo è un problema importante dal punto di vista non solo climatico, delle emissioni e via dicendo, ma anche dell'autonomia e dell'approvvigionamento del fabbisogno energetico, che è un fatto democratico che coinvolge i problemi dei cittadini, prima di tutto in materia di responsabilità. Si diceva che bisogna intervenire, da una parte, sulle rinnovabili e, dall'altra, sul patrimonio immobiliare: per fare ciò bisogna fare delle scelte economiche e dare degli indirizzi, e non i bonus, ma incentivi che vadano in una tale direzione, che produrrebbe - com'è dimostrato - anche una crescita del PIL. Invece voi tutto questo, dopo tre anni che siete al Governo, non l'avete minimamente fatto; anzi, avete cercato di disfare quel poco che c'era. Ed è questo il punto che bisogna affrontare: solo così riusciamo a parlare in termini di prospettiva. Vorrei sottolineare a quelli che sostengono la questione del nucleare che l'Italia si è espressa sul nucleare. C'è un problema di democrazia, ancor prima della scelta economica, e anche di questo bisogna tener conto. Capisco che ormai si può calpestare tutto. Ma da quanto ho letto - non so se c'è un contratto, o se è stato firmato qualcosa - ma ho letto, come tutti voi, che la Presidente del Consiglio è andata negli Stati Uniti e ha portato a casa il risultato che compriamo il gas liquefatto che costa più di altri: bel risultato. Abbiamo portato a casa anche il risultato che aumentiamo le spese militari: non è che i soldi non ci sono, ma avete deciso di riarmare il Paese e di aumentare le spese militari. Avete deciso un indirizzo economico che va verso la guerra, anziché verso la pace. Poi ci sciacquiamo tutti la bocca sulla questione della pace. Il problema è che sono queste le scelte del Governo, e questi sono gli impegni. Nel frattempo, ovviamente, sui dazi state tutti zitti e non si capisce cosa si fa al riguardo. Per concludere, annunciando il voto contrario a questo disegno di legge, non ho timori a spiegarlo, e non solo perché non ero presente durante i Governi Renzi, Gentiloni e Draghi, e potrei cavarmela così. Il problema è che ritengo che state imbrogliando, facendo ancora una volta su questo terreno della propaganda, anziché affrontare in modo strutturale un problema serio che va risolto, pena il continuo impoverimento delle famiglie, in particolare di quelle meno agiate.

La seconda è del senatore Luigi Nave

NAVE (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, per iniziare ci sono due strade. La prima dovrebbe essere quella della metodologia con cui ci siamo apprestati a discutere del provvedimento, pari al nulla. Il Presidente della Commissione 8ª è intervenuto - e lo ringrazio - per chiarire meglio le posizioni in merito a quanto avviene al Senato, anche a differenza della Camera. L'altro è invece l'aspetto tecnico. Andiamo a leggere i dati, che sono chiari e inequivocabili. Nei primi tre mesi del 2025 le bollette di energia elettrica e gas hanno comportato una spesa media di 1.250 euro per i singoli cittadini. Faccio i "conti della serva": moltiplicati per quattro, sono 5.000 euro. Al signor Nicola e alla signora Giuseppina, pensionati, con una pensione di 1.000 euro e casa di proprietà, restano 7.000 euro - ho sottratto i 5.000 - con i quali devono affrontare il caro vita e la gestione della casa. Ho moltiplicato per quattro, sebbene questo trimestre tenga conto del periodo invernale, perché non dobbiamo dimenticare l'incidenza mortale che ha il caldo sugli anziani. Richiamo l'attenzione dell'Assemblea sul climate change che per qualcuno, probabilmente, è solamente un evento ciclico della storia terrestre, ma inevitabilmente esiste. Visto il caldo, dobbiamo tenere conto dell'accensione dei condizionatori, e quindi si deve così decidere se accendere i condizionatori e pagare la bolletta, oppure mangiare. È in questo senso che non troviamo un atto forte del Governo. I cittadini sono in ginocchio, eppure non troviamo nulla che possa aiutarli. Anche in questo caso, il provvedimento sembra una pezza su una nave che affonda con secchi bucati e rami spezzati. Il Governo ci parla di aiuti straordinari, ma di straordinario noi vediamo solo la capacità di ignorare le vere esigenze dei cittadini e delle imprese. È inoltre straordinario come si riesca a trasformare un'emergenza in una passerella politica dove le promesse brillano come luci di Natale, ma si spengono appena arriva la prima bolletta. È già successo. Adesso, però, terremo spenti i frigoriferi per poter pagare la bolletta. Bisogna dare respiro alle nostre imprese e ai nostri concittadini, aiutandoli a sostenere il peso economico delle bollette. Per questo ci vuole un piano serio e concreto che guardi al futuro, e non solo al prossimo telegiornale. Ancora una volta la risposta di questa maggioranza di destra è del tutto inadeguata, fatta di cifre inconsistenti e senza coperture credibili. Il provvedimento manca di una visione industriale, ma è chiaro visto che il Governo stesso non la ha, tanto che l'Italia è in calo industriale da ventiquattro mesi consecutivi. (Applausi). Eppure, le fonti energetiche sono quelle che danno il là e aiutano le imprese, sono la fonte primaria per poter tenere aperta una serranda e mandare avanti un'attività commerciale. Dovremmo, in realtà, parlare di forme strutturali e non di bonus. Presidente, i bonus in aiuto ai cittadini non vanno mai denigrati, ma 200 euro non sono nulla. È vero che diventano 400, ma se sei povero. Probabilmente, se sei così povero da vivere sotto i ponti, della luce non ne avrai nemmeno necessità, perché da un ISEE di 9.000 euro in poi sono 200 euro. Per avere 200 euro si deve scaricare la dichiarazione sostitutiva unica (DSU) dall'INPS, andare al CAF a fare l'aggiornamento dell'ISEE. Sono 200 euro. Avete i dati e quindi, date quei soldi senza creare ulteriori disagi ai cittadini, perché parliamo di 200 euro, il nulla. Possiamo evidenziare altresì il fatto che, quando questo Governo deve ragionare per cittadini bisognosi e per le industrie in questo caso energivore, si fa fatica a trovare risorse. Ricordiamo le notti insonni del Consiglio dei ministri per poter varare questo decreto-legge e trovare i 3 miliardi. Poi però basta fare un viaggio oltreoceano ed escono fuori impegni per 10 miliardi per acquistare del gas liquido (Applausi), tra i più inquinanti, come già detto da altri colleghi. Tutti i colleghi dell'opposizione ricordano che la transizione energetica è necessaria e bisogna avere una forma strutturale per il fabbisogno energetico. E dico tutti, tranne - mi rivolgo tramite lei, Presidente, al collega - il senatore Lombardo, con il quale noi non siamo assolutamente d'accordo sull'utilizzo del nucleare per due motivi fondamentali. Il nucleare non è una visione immediata, di cui oggi i cittadini hanno bisogno, e tra l'altro, nemmeno si conosce il quantum, quanto verrà a costare alla fine, visto che tra quindici anni, quando sarà disponibile un modello commercialmente utile, avremo un mix energetico che ne renderà inutile l'utilizzo. E ad oggi il nucleare ha comunque complessivamente un costo per chilowattora maggiore delle altre fonti. Per quanto riguarda le fonti energetiche, Presidente, ringrazio il Presidente dell'8a Commissione per aver preso in considerazione l'idea di fare un'indagine conoscitiva su quella che è l'infrastruttura di rete del nostro Paese. Il mix energetico in Italia, soprattutto sulle rinnovabili, già funziona, ma molta dell'energia prodotta si ferma lì. In Puglia abbiamo una sovrapproduzione di energia che non si è in grado però di poter immettere sul canale, perché la rete non è in grado di poterla gestire. E allora noi sprechiamo energia. La sprechiamo dalla Puglia, dalla Campania. Quindi in realtà va fatto un efficientamento di quello che già c'è, dell'infrastruttura di rete, per permettere la costituzione di comunità energetiche. Ne parliamo da tre anni, ma ancora si incontrano difficoltà per poterle far partire. Presidente, in questo decreto-legge - ripeto - troviamo ben poco. Troviamo un pannicello caldo, ma strutturalmente non si riesce ancora ad addivenire a un sistema che possa garantire la possibilità di avere una bolletta che costi di meno e permetta ai nostri cittadini di poter mettere a tavola pranzo e cena. Il caro bollette, infatti, va ad inficiare tutto, anche quel lavoro precario che esiste, quel lavoro già povero dei nostri cittadini e su cui non siamo mai intervenuti. Presidente, questa incapacità di guardare oltre l'immediato e di affrontare una crisi strutturale dimostra una visione miope. Ancora non si è compreso quanto sia cruciale investire nelle rinnovabili, che rappresentano la chiave per ridurre i costi energetici. È tempo poi, Presidente, di fare ulteriori valutazioni. Vogliamo aiutare le nostre industrie? Vogliamo aiutare i cittadini? E troviamo 3 miliardi, ma siamo ben consapevoli di impegnarne quasi 35 per il riarmo. E allora, Presidente, evitiamo di spendere soldi inutili per il riarmo, ma destiniamo quelle cifre per i nostri cittadini e le nostre imprese che veramente soffrono. Tra l'altro, arriverà anche la scadenza dei tre mesi e vorremmo capire come ci si adopererà per aiutare contro i dazi le nostre imprese, che non trovano un fronte cui potersi aggrappare neanche sugli aiuti. Ricordo che ci sono ancora fondi non spesi su Invitalia e che ci sono fondi non spesi per Transizione 5.0 (quasi 6 miliardi da un lato e 6 miliardi anche su Invitalia). Le procedure e la burocratizzazione sono elevate e le imprese non riescono ad attingere a tali fondi. Allora sburocratizziamo, aiutiamo le imprese e facciamo in modo di non soffiare su questi venti di tempesta, che già incombono sull'Europa, al fine di permettere una ripresa sociale ed economica del nostro Paese. Signora Presidente, per tutti i motivi che ho elencato, annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle su questo provvedimento.

Le voci a favore

La prima è della senatrice Emilia Farolfi

FAROLFI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, ministro Ciriani, il 28 febbraio scorso il Consiglio dei ministri ha approvato non solo il decreto-legge oggi all'esame dell'Assemblea, ma anche un disegno di legge delega, volto all'inserimento del nucleare sostenibile da fusione nel cosiddetto mix energetico italiano, il cui testo interviene in forma organica nel quadro delle politiche europee di decarbonizzazione, coerentemente con gli obiettivi di neutralità carbonica e di sicurezza degli approvvigionamenti. Quindi, se da una parte si risponde in maniera concreta e immediata al caro bollette, che questo inverno ha messo a dura prova famiglie e imprese, e si prosegue sulla strada della tutela del potere d'acquisto degli italiani, dall'altra - e così rispondo, tramite lei, Presidente, alla collega Floridia Aurora e al collega Fina, a cui evidentemente deve essere sfuggito il disegno di legge delega - si procede verso la costruzione di un'Italia più forte e indipendente dal punto di vista della sicurezza energetica, con scelte di lungo periodo, coraggiose e strutturali, che permetteranno alla nostra Nazione di guardare al futuro con prospettive migliori. Fatta questa premessa, vorrei partire da una considerazione. Gli elevati costi dell'energia non sono una novità di oggi e non dipendono solo da contingenze internazionali, ma scontano anche le conseguenze di scelte del passato, spesso troppo ideologiche. Sui costi, per esempio, incide il fatto che noi non siamo autonomi dal punto di vista energetico; lo siamo solo per una certa percentuale, il resto lo dobbiamo importare, e ciò ci rende dipendenti dai prezzi che ci impongono gli Stati da cui importiamo. Per esempio, un quinto dell'import elettrico ci arriva dalla Francia, che ormai da tanti anni produce energia a basso costo proprio perché la produce col nucleare. Sui costi dell'energia incidono e hanno sempre inciso anche gli oneri di sistema per favorire le fonti energetiche rinnovabili: si calcola che, per un utente medio, gli oneri di sistema possono oscillare fra il 10 e il 19 per cento. Se da un lato la diffusione delle rinnovabili ha certamente aumentato la capacità produttiva installata, dall'altro però non ha restituito una quantità di energia prodotta effettivamente utile alla decarbonizzazione, tanto che per arrivare al cento per cento del fabbisogno occorre comunque utilizzare il gas e quindi sottostare al meccanismo del prezzo marginale. Anche il superamento del mercato tutelato, figlio di politiche messe in campo dai Governi Renzi e Gentiloni e poi incluso nel PNRR dal Governo Draghi, ha inciso e incide sull'innalzamento dei prezzi per i consumatori, perché di fatto ha ridotto la concorrenza tra i fornitori, determinando una riduzione di offerte convenienti. Questo non lo dico io, lo dice ARERA. Quindi, come dicevo all'inizio, i fattori che incidono sui costi sono diversi e alcuni non sono una novità di oggi. Per troppi anni le politiche energetiche sono state guidate dall'ideologia, da un ambientalismo punitivo e da un'eccessiva dipendenza dalle dinamiche internazionali, senza una vera strategia nazionale. Il risultato è un Paese esposto alle fluttuazioni dei mercati globali, privo di una visione di lungo periodo e costretto a rincorrere le emergenze, anziché prevenirle. Il Governo Meloni sta cercando di cambiare questo paradigma, favorendo un percorso graduale di decarbonizzazione che segua però il principio della neutralità tecnologica, così da non gravare su cittadini e imprese e da non compromettere la produttività, l'economia e la tenuta sociale del sistema nazionale. (Applausi).Vengo al provvedimento oggi in esame. Il cuore di questo decreto-legge è il sostegno alle famiglie italiane: viene potenziato il bonus sociale già esistente, ma la novità, fortemente voluta dal presidente del consiglio Meloni, è l'allargamento della platea degli aventi diritto. Il contributo straordinario sarà infatti destinato ai nuclei con ISEE fino a 25.000 euro, che per averlo dovranno solo rinnovare l'ISEE. Nessuna procedura estenuante: questo lo dico per rispondere, tramite lei Presidente, alla collega Fregolent. Parliamo di oltre 8 milioni di famiglie e non si tratta di una misura assistenziale fine a sé stessa, ma di un intervento mirato a superare questa impennata di prezzi che vale circa 1,6 miliardi. La scelta temporale dei tre mesi, tanto criticata dall'opposizione, è di fatto una scelta ragionevole e corretta, non solo perché la bella stagione è in arrivo, ma anche perché, proprio grazie a questa scelta, sarà possibile sostenere un numero maggiore di famiglie. A differenza di chi ha sempre usato i bonus come strumento di propaganda elettorale, noi crediamo che gli aiuti debbano essere mirati all'esigenza del momento e calibrati su criteri di equità e merito. Inoltre, prorogando il servizio di tutela per i clienti vulnerabili, garantiamo che nessun cittadino venga lasciato solo. Non è accettabile l'idea di una liberalizzazione senza regole, dove i più deboli siano costretti a districarsi tra offerte incomprensibili, pratiche commerciali molto scorrette, contratti poco chiari e tariffe opache. ARERA, quindi, avrà il compito di semplificare e rendere leggibili i contratti, potrà adottare misure cautelari immediate e potrà emettere sanzioni nei confronti di chi non si adegua alle nuove regole. Naturalmente non possiamo parlare di sostegno alle famiglie senza parlare delle imprese, perché senza un tessuto produttivo solido non ci può essere benessere diffuso. (Applausi). Il costo dell'energia ha messo in ginocchio migliaia di piccole e medie imprese che sono il vero motore dell'Italia e questo Governo non è certo rimasto a guardare. Il decreto stanzia 600 milioni di euro per la transizione energetica nel settore industriale e questo significa investire su un'industria più moderna, più efficiente e meno dipendente dai mercati esteri. Poi è stata anche azzerata per sei mesi la componente ASOS per le imprese non domestiche con potenza superiore a 16,5 kilowatt, intervento che incide direttamente sulle bollette, permettendo a migliaia di aziende di ridurre i costi di produzione e di rimanere competitive. Di fatto, una boccata di ossigeno soprattutto per artigiani, piccole attività commerciali e imprese manifatturiere che vale circa 800 milioni. Questo perché noi crediamo che lo Stato debba essere un alleato di chi crea ricchezza e posti di lavoro e non un ostacolo. Il decreto-legge di oggi è figlio di una visione ben precisa e lungimirante, una visione che mette al centro la Nazione, la dignità del lavoro, la sovranità energetica. Non a caso, abbiamo sempre sostenuto che la sovranità energetica è una delle chiavi per la vera indipendenza nazionale. Noi vogliamo cambiare rotta rispetto al passato, vogliamo un'Italia che produca la propria energia, che investa nelle rinnovabili, nel nucleare e che non abbia paura della tecnologia, della ricerca e dell'innovazione. Gli esponenti dell'opposizione comunque dovranno spiegare ai cittadini perché votano contro questo decreto-legge e contro le agevolazioni che esso prevede. Hanno parlato di decreto fumo negli occhi, hanno detto che si tratta di misure tampone che non risolvono i problemi strutturali e hanno anche invocato, come soluzione, il disaccoppiamento tra prezzo dell'energia e prezzo del gas. Benvenuti nel club: il Governo italiano lo sta chiedendo a gran voce all'Europa fin dal suo insediamento. (Applausi).A questo proposito, mi permetto di evidenziare che modificare il meccanismo del prezzo marginale non è semplice. Questo proprio perché una componente di energia continua ad essere prodotta dal gas e quindi bisogna essere molto attenti a non compromettere l'equilibrio tra domanda e offerta. Poi c'è anche un altro aspetto da considerare: non tutti gli Stati membri dell'Unione sono d'accordo o almeno per il momento non lo hanno richiesto. Evidentemente, a differenza nostra, non la considerano una priorità. Intanto, da quest'anno in Italia viene avviata la sperimentazione dei prezzi zonali per aree geografiche, che di fatto dovrebbe favorire le aree in cui la domanda è soddisfatta interamente da fonti rinnovabili, come per il Mezzogiorno: e vedremo quali saranno i risultati. È un primo passo verso il superamento del prezzo unico nazionale, pur con le dovute gradualità e perequazioni, ed è un'iniziativa che dovrebbe contribuire a incentivare lo sviluppo delle fonti pulite anche tra i consumatori. Detto questo, tramite lei, signor Presidente, rispondiamo alle critiche dell'opposizione con i numeri: tre miliardi di coperture, di cui 1,4 miliardi per le imprese; potenziamento del bonus sociale; nuove regole di trasparenza; poteri rafforzati all'ARERA. Tutto questo senza aumentare il deficit, senza mettere nuove tasse, anzi, con l'oculatezza e il rigore di chi sa amministrare la cosa pubblica. D'altronde, vorrei ricordare che siamo l'unico Paese del G7 ad avere un avanzo primario, cosa di cui l'opposizione non parla, ma che dimostra che la nostra finanza pubblica è in una condizione migliore del previsto e ciò nonostante le cassandre che tifano contro. A differenza di chi ci ha preceduto - ed ogni riferimento a chi ha portato avanti le politiche del superbonus, del reddito di cittadinanza e dei banchi a rotelle è puramente voluto - noi non promettiamo l'impossibile o l'insostenibile. Noi agiamo e lo facciamo, sì, con determinazione, ma anche con grande senso di responsabilità. (Applausi).Questo decreto-legge non è un punto di arrivo, ma un tassello concreto e, tangibile di una strategia ben precisa. Stiamo costruendo un modello energetico nuovo per il nostro Paese: più equo, più sostenibile, più competitivo, più efficiente. Il Governo Meloni continuerà a lavorare, giorno dopo giorno, per un'Italia che non sia più ostaggio di interessi esterni, ma che sia padrona del proprio destino. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del Gruppo Fratelli d'Italia a questo decreto. 

La seconda è del senatore Roberto Rosso

ROSSO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, il decreto-legge al nostro esame è molto importante, sostanzialmente per due ragioni. La prima ragione è che interviene con risorse importanti - tre miliardi di euro - per sostenere le famiglie e le imprese che sono state gravate da un forte rincaro dei prezzi energetici sui mercati internazionali. La seconda è che introduce misure strutturali per rinnovare ed efficientare il sistema energetico italiano. L'intento è affrontare grandi sfide: la sicurezza energetica, cioè avere sempre a disposizione energia; la sostenibilità economica, cioè avere energia a prezzi ragionevoli; la decarbonizzazione, cioè un percorso verso una produzione che gradualmente abbia il minore impatto possibile sull'ambiente. Da una parte, quindi, abbiamo la previsione di un aiuto ai clienti domestici con un ISEE fino ai 25.000 euro, ai quali viene riconosciuto un contributo straordinario di 200 euro. Si tratta di circa otto milioni di nuclei familiari, una platea a cui è destinata poco più della metà della copertura finanziaria di questo decreto-legge. Per le famiglie si è anche previsto di individuare gli elettrodomestici che dovranno essere rottamati per accedere all'apposito bonus. E sappiamo bene quanto sia importante ridurre il consumo per rendere più sostenibile il complesso del fabbisogno italiano. Inoltre, viene introdotta la figura professionale del consulente alla vendita dei servizi energetici, al fine di accompagnare i consumatori nelle scelte per loro più convenienti, posto che si trovano spesso sottoposti a offerte poco decifrabili. Ancora, l'eventuale maggior gettito dell'IVA che dovesse arrivare dall'aumento del prezzo del gas verrà destinato a misure di sostegno per le famiglie e le microimprese vulnerabili. Per le imprese viene ridotto il costo dell'energia. Circa 600 milioni di euro sono destinati al finanziamento del fondo per la transizione energetica nel settore industriale. Altri 800 milioni sono destinati ad agevolare la fornitura di energia elettrica per i clienti non domestici in bassa tensione, con una potenza disponibile superiore ai 16,5 kilowatt, attraverso l'azzeramento degli oneri generali di sistema per un semestre. Viene eliminato il vincolo che tutti i produttori debbano essere dello stesso gruppo societario nell'ambito dei sistemi semplici di produzione e consumo, consentendo ai clienti industriali di diversificare gli investitori a cui appoggiarsi, in questo modo stimolando la concorrenza e riducendo l'incidenza del costo dell'energia sulla produzione. In maniera strutturale si è intervenuti con una serie di misure che potrà gradualmente determinare una minore dipendenza dall'estero, per creare un mix di approvvigionamenti sempre più sostenibili. Ecco quindi la possibilità per il gestore dei servizi elettrici (GSE) di stipulare contratti a lungo termine. Si avrà un impatto sulle procedure concorsuali al ribasso e, quindi, sui prezzi finali. Inoltre, si è intervenuti per semplificare e agevolare le autorizzazioni per una tecnologia italiana sugli accumuli termoelettrici, posto che è possibile realizzare accumuli termo meccanici anche in Italia, riducendo la nostra dipendenza dall'estero. Poi ci sono gli interventi per facilitare l'installazione di impianti rinnovabili per gli impianti agrovoltaici, per i mini idroelettrici, per la produzione di eolico offshore e per la ristrutturazione degli impianti eolici. C'è anche la possibilità, per le pubbliche amministrazioni, per gli enti, per le imprese, per i cittadini, di partecipare alle comunità energetiche attraverso norme più semplici per costituirle. Questo è un importante passo avanti. Non dimentichiamo le disposizioni per favorire l'attuazione, entro il 2026, dell'ampio capitolo energia del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La risposta strutturale deve quindi passare dal miglioramento delle fonti esistenti e dalla creazione di nuove fonti, tra le quali non può più essere un tabù l'energia nucleare di ultimissima generazione; anzi, deve essere un nostro obiettivo. Questa energia ha il vantaggio di basarsi su una moderna tecnologia altamente sicura, che non ha nulla a che fare con le tecnologie condannate dalla storia, composta da impianti piccoli e facilmente installabili. Dobbiamo andare avanti, eliminando ogni ostacolo burocratico che frena lo sviluppo, portando avanti interventi strategici di politica industriale e favorendo gli investimenti. La sicurezza energetica è l'obiettivo di questo Governo e di Forza Italia, perché è il modo migliore per garantire alle imprese prezzi che consentano loro di competere sui mercati globali e alle persone di affrontare più serenamente i propri bilanci familiari.Le disposizioni del provvedimento in esame vanno proprio in tale direzione ed è per questo motivo che i senatori di Forza Italia voteranno convintamente a favore

Crediti immagine: Foto di Frauke Riether da Pixabay

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