I bandi pubblici spingono la certificazione aziendale della parità di genere
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I bandi pubblici spingono la certificazione aziendale della parità di genere

La certificazione di parità di genere sta diventando un elemento chiave nel panorama economico e sociale italiano, non solo per l'attenzione alle tematiche di equità e inclusività, ma anche per i vantaggi strategici che comporta. Secondo i dati più recenti, forniti dal Ministero del Lavoro e da analisi indipendenti, sempre più aziende stanno adottando politiche attive per ridurre il gender gap, con un aumento significativo delle certificazioni nel 2024. Istituita dalla Legge 162/2021 e disciplinata dal Codice delle Pari Opportunità, la certificazione attesta l'impegno delle imprese italiane nell'assicurare condizioni di lavoro equitative. Essa si basa su criteri definiti dalla norma UNI/PdR 125:2022, che include indicatori relativi a parità salariale, equilibrio nei ruoli apicali e politiche di welfare aziendale per la conciliazione tra vita privata e lavoro. La certificazione è facoltativa, ma è incentivata attraverso sgravi contributivi e premialità negli appalti pubblici. Ad esempio, le aziende certificate possono beneficiare di una riduzione contributiva fino a 50.000 euro annui. Secondo i dati pubblicati da Il Sole 24 Ore, nel 2023 più di 1.200 aziende italiane hanno ottenuto la certificazione di parità di genere, registrando un aumento del 35% rispetto all’anno precedente. Tra queste, il settore finanziario e bancario emerge come leader. Un esempio è rappresentato dalla Banca di Credito Cooperativo di San Marzano, che ha annunciato il conseguimento della certificazione entro il 2024, seguendo l’esempio di istituzioni come Intesa Sanpaolo e UniCredit.  Secondo il rapporto "Gender Equality in the Workplace" del Ministero del Lavoro, il 45% delle aziende certificate si trova nel Nord Italia, il 30% nel Centro e il restante 25% nel Sud e nelle isole. Tuttavia, le regioni meridionali stanno mostrando segnali di crescita più rapidi, grazie anche ai fondi stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). 

Perché le aziende scelgono la certificazione

Le motivazioni che spingono le imprese a intraprendere questo percorso sono molteplici. In primo luogo, la certificazione rappresenta un forte elemento di attrattività per investitori e talenti. In un contesto sempre più orientato ai criteri ESG (Environmental, Social, Governance), dimostrare impegno verso l’uguaglianza di genere contribuisce a migliorare la reputazione aziendale. In secondo luogo, la certificazione è un requisito strategico per accedere ai bandi pubblici. La normativa prevede infatti punteggi aggiuntivi per le aziende che dimostrano di essere certificate, rendendola quasi obbligatoria per competere in alcuni settori. Infine, vi sono benefici concreti in termini di clima aziendale e produttività. Studi citati dal Corriere della Sera hanno dimostrato che le aziende con politiche inclusive registrano una maggiore soddisfazione tra i dipendenti e una riduzione del turnover del personale. Nonostante il trend positivo, il percorso verso la parità di genere nelle imprese italiane non è privo di ostacoli. Le PMI, in particolare, incontrano difficoltà nell’adeguarsi ai criteri richiesti, a causa dei costi e delle risorse necessarie per la certificazione. Per questo motivo, il PNRR ha previsto finanziamenti specifici per supportare le aziende più piccole in questo percorso. Sul fronte culturale, permangono resistenze e stereotipi che rendono la parità di genere una sfida complessa. Tuttavia, l’incremento delle certificazioni e l’attenzione mediatica al tema rappresentano segnali positivi di un cambiamento in atto. La certificazione di parità di genere si configura come un elemento fondamentale per promuovere una sostenibilità sociale autentica. Le aziende che scelgono di ottenerla non solo contribuiscono a ridurre le disuguaglianze, ma rafforzano la loro competitività in un mercato sempre più orientato ai valori ESG. Con il supporto delle istituzioni e l’attenzione crescente del mondo imprenditoriale, il futuro della parità di genere in Italia appare sempre più promettente, offrendo un modello di riferimento per altri Paesi europei.

Immagine generata con AI

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