Il Disegno di Legge n. 1272, presentato al Senato il 17 ottobre 2024, rappresenta una tappa cruciale nella politica ambientale italiana. Il testo, frutto di un lavoro congiunto del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e di altri ministeri competenti, mira a convertire in legge il decreto-legge 153/2024. Con una visione olistica, il DDL affronta temi di primaria importanza come la tutela ambientale, la promozione dell’economia circolare e la gestione delle crisi idriche e del dissesto idrogeologico.
Tra le misure più significative, il DDL 1272 punta a snellire i procedimenti di valutazione ambientale (VIA e VAS), essenziali per l’approvazione di progetti infrastrutturali, energetici e legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La proposta introduce nuovi standard per la gestione delle autorizzazioni paesaggistiche, riducendo i ritardi dovuti alla mancanza di documentazione e promuovendo una maggiore sinergia tra le istituzioni.
Un aspetto innovativo è l’integrazione di autorità tecniche, come il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), per supportare operativamente le commissioni ambientali. Questo approccio risponde all'aumento esponenziale delle istanze relative a progetti di energia rinnovabile, passate da 286 nel 2017 a oltre 1.300 nel 2023.
Ma uno degli aspetti più interessanti del DDL 1272 è il suo impatto finanziario. Quasi tutte le misure proposte non generano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, grazie all’utilizzo di fondi già esistenti o al ricorso a tariffe pagate dai proponenti dei progetti. Questo equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica rappresenta un elemento distintivo del provvedimento.
La sostenibilità è al centro delle misure relative all’economia circolare. Il DDL introduce semplificazioni procedurali per progetti infrastrutturali di grande impatto, come il tunnel sub-portuale e la diga foranea di Genova. In queste opere, si favorisce il riutilizzo di materiali provenienti da dragaggi e scavi, riducendo il ricorso a risorse vergini e abbattendo i costi di smaltimento.
Non solo: il piano per la gestione integrata dei materiali prevede l’adozione di un cronoprogramma dettagliato, con l’obiettivo di recuperare oltre 5,1 milioni di metri cubi di materiali, in linea con i principi comunitari del “Do No Significant Harm” (DNSH).
In un contesto di emergenza idrica sempre più frequente, il DDL introduce soluzioni innovative per il riuso delle acque reflue trattate. L’obiettivo è trasformarle in una risorsa strategica per l’irrigazione, l’industria e l’uso civile, contribuendo alla razionalizzazione dell’uso delle acque superficiali e sotterranee.
Le modifiche normative proposte si allineano agli standard europei e rispondono alla necessità di una gestione più efficiente delle risorse idriche, con un occhio attento alla tutela ambientale e alla sostenibilità economica.
Un’altra area cruciale è quella delle bonifiche ambientali e della prevenzione del dissesto idrogeologico. Il DDL punta a responsabilizzare chi inquina, applicando il principio “chi inquina paga”, e a semplificare i procedimenti amministrativi per accelerare gli interventi. Si rafforza inoltre il ruolo dei Commissari straordinari, con l’obiettivo di garantire l’efficienza e il rispetto delle tempistiche.
Cos’è la D&I oggi
3 Dicembre 2024Potrebbero interessarti ...
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