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L'11 novembre 2024, la Cassa di Previdenza dei Ragionieri e degli Esperti Contabili ha organizzato un convegno dedicato al gender gap nel mondo del lavoro, con particolare attenzione alla presenza femminile nelle posizioni di vertice. Durante l’evento, sono stati presentati dati allarmanti: in Italia, solo il 17% delle posizioni di leadership aziendale è occupato da donne. Questo dato mette in evidenza una persistente disuguaglianza di genere, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni.
Diversi fattori contribuiscono a questa disparità. Innanzitutto, la cultura aziendale italiana è spesso ancora legata a modelli tradizionali, che faticano ad accettare pienamente la presenza delle donne in ruoli decisionali. Molte lavoratrici incontrano difficoltà a conciliare la carriera con la vita familiare, a causa di un sistema di welfare insufficiente e di una distribuzione ancora squilibrata delle responsabilità domestiche.
A peggiorare la situazione, l’assenza di misure strutturali che incentivino le aziende a promuovere la diversità nei quadri dirigenziali. Nonostante l’introduzione delle quote di genere in alcuni settori, il cambiamento appare lento e spesso formale, privo di un reale impatto sulle dinamiche di potere aziendali.
Il convegno ha visto la partecipazione di esperti e rappresentanti del mondo imprenditoriale, che hanno avanzato diverse proposte per ridurre il divario di genere. Tra le soluzioni discusse:
- Incentivazione
dei congedi di paternità: Promuovere una maggiore equità nella
gestione delle responsabilità familiari, riducendo il peso dei congedi
parentali solo sulle donne.
- Flessibilità
lavorativa: Creare strutture con orari più flessibili e favorire lo
smart working, per permettere una migliore gestione del tempo tra lavoro e
famiglia.
- Formazione
e mentoring: Investire in programmi di formazione e mentorship per le
donne, al fine di prepararle a ruoli di leadership e favorire la creazione
di una rete di supporto.
- Valorizzazione
delle competenze femminili: Premiare il merito indipendentemente dal
genere, con valutazioni trasparenti basate su competenze e risultati.
Le quote di genere, introdotte con la Legge Golfo-Mosca del 2011 per favorire la presenza femminile nei Consigli di amministrazione delle società quotate e a partecipazione pubblica, sono state oggetto di analisi e dibattito. Se da un lato hanno portato a un aumento significativo della rappresentanza femminile, dall’altro alcuni partecipanti al convegno hanno sottolineato come non siano sufficienti a garantire un cambiamento strutturale. "Le quote sono uno strumento necessario, ma da sole non bastano. Serve un cambiamento culturale profondo", ha dichiarato Maria Elena Pasini, membro del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.
Il gender gap nel lavoro non è solo una questione di equità, ma ha anche un impatto economico significativo. Studi internazionali dimostrano che le aziende con una maggiore rappresentanza femminile nei ruoli di leadership registrano una migliore performance finanziaria e sono più innovative. Secondo un rapporto di McKinsey, colmare il divario di genere potrebbe aggiungere fino a 12 trilioni di dollari al PIL globale entro il 2025.
crediti foto: Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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