Salone CSR, Nonsoloambiente e la tavola rotonda sul tema della governance
Sostenibilità

Salone CSR, Nonsoloambiente e la tavola rotonda sul tema della governance

In occasione del Salone della CSR organizzato in Bocconi in questi giorni, Nonsoloambiente ha moderato la tavola rotonda "Quando la governance fa la differenza" per parlare di come la governance e le normative sul tema della sostenibilità impattino sullo sviluppo delle suddette pratiche in ambito aziendale. Il parterre di ospiti moderati da Maria Grazia Persico, direttore editoriale di Nonsoloambiente, ha visto la partecipazione di  Niccolò Cigliano Notaio Studio Notarile Cigliano, Elisa Dellarosa Head of Sustanability & Corporate Governance Crédit Agricole Italia, Costanza Levera Chief Communications Office Almo Nature – Fondazione Capellino, Monica Mazzucchelli CEO Consulnet Italia, Sergio Milia Organization & Sustainability Manager Cellnex Italia, Luca Pereno Amministratore (RI)GENERIAMO, Luca Rigotti Presidente Gruppo Mezzacorona, Chiara Sanvito Head of Sustainability Gruppo Helvetia Italia.

Il confronto ha visto susseguirsi interventi in cui si è parlato di alcuni casi pratici di applicazioni di strategie per inserire la sostenibilità nelle dinamiche aziendali, casi di professionisti come Cigliano che hanno applicato al mondo professionale i percorsi più propri al momento degli ambiti propriamente aziendali, o di aziende che iniziano a mettere in discussione la discussione sulla misurazione della sostenibilità delle aziende in opposizione alla messa in pratica delle stesse. Non ultimo, il ruolo degli istituti bancari che possono creare le condizioni economiche per le aziende e i professionisti di cambiare l'impostazione dell'organizzazione aziendale in ottica CSR. 

Le opportunità e i limiti della normativa sono un tema cruciale in questi anni: La normativa sulla responsabilità sociale d'impresa (CSR) rappresenta oggi un terreno in evoluzione, capace di offrire numerose opportunità alle aziende, ma anche alcune sfide significative. A livello internazionale, i principali riferimenti legislativi includono gli standard sviluppati dalle Nazioni Unite, come i Principi Guida su Imprese e Diritti Umani, e gli accordi dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), che forniscono linee guida per le multinazionali. A livello europeo, invece, uno dei documenti chiave è la Direttiva sulla comunicazione di informazioni non finanziarie (NFRD), che impone alle aziende di grandi dimensioni di rendicontare annualmente il loro impatto ambientale, sociale e di governance.

Uno dei principali vantaggi di queste normative è la possibilità per le imprese di dimostrare il loro impegno verso pratiche sostenibili, rafforzando la fiducia dei consumatori e degli investitori. L'adozione di standard CSR non solo contribuisce a migliorare la reputazione aziendale, ma può anche favorire l'accesso a finanziamenti agevolati o sgravi fiscali, previsti da politiche governative volte a premiare le imprese più virtuose. Inoltre, una solida strategia di CSR può contribuire a creare un ambiente di lavoro più inclusivo e sostenibile, migliorando il benessere dei dipendenti e la loro produttività. Le aziende che investono nella sostenibilità e nella responsabilità sociale tendono a ridurre i rischi legati a scandali etici o controversie legali, migliorando la loro resilienza sul lungo periodo.

Tuttavia, non mancano i limiti. Molte normative CSR sono percepite come eccessivamente complesse e burocratiche, con il rischio di scoraggiare le piccole e medie imprese (PMI) dall'adozione di pratiche sostenibili, a causa degli elevati costi di compliance. Spesso, la CSR è considerata un obbligo formale, piuttosto che una reale opportunità per creare valore condiviso. Inoltre, la mancanza di standard globalmente condivisi e l'assenza di un'effettiva vigilanza possono portare a fenomeni di "greenwashing", dove le aziende fingono di essere sostenibili per ottenere vantaggi di immagine.

In Europa, la recente Direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale (CSRD), che entrerà in vigore gradualmente tra il 2024 e il 2028, rappresenta un tentativo di superare tali criticità, imponendo una maggiore trasparenza e uniformità nel reporting. Tuttavia, il successo dipenderà dalla capacità delle imprese di adattarsi ai nuovi requisiti senza appesantire troppo i loro processi.

Nel video a seguire è possibile ascoltare alcuni degli interventi del panel che hanno affrontato da vari punti di vista e nei prossimi giorni sulla nostra testata saranno pubblicate alcune video interviste singole ai protagonisti del confronto. 

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